Tribunale di Napoli, identificato il writer degli insulti: «Ecco l'uomo dello spray»

1.100.000 fuori i ladroni, il testo delle offese spiattellate sulle pareti del Tribunale

Gli insulti spray nella camera penale di Napoli
Gli insulti spray nella camera penale di Napoli
di Leandro Del Gaudio
Martedì 15 Novembre 2022, 12:00
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Lo hanno scoperto, lo hanno riconosciuto e identificato. E ovviamente lo hanno denunciato. Ha un nome, un volto. Ha alle spalle una storia personale, anche se non è chiaro se abbia agito da solo o su commissione, non è chiaro se si sia mosso in preda a un raptus o se abbia agito con freddezza cinica. Immagini decisive, c'è il nome del writer entrato in azione venerdì mattina, all'interno del Palazzo di giustizia di Napoli. Ha approfittato di piena libertà di movimento, ed ha messo a segno un'operazione ad alto impatto mediatico, dall'evidente contenuto calunnioso: e ha imbrattato la sede della camera penale, ma anche alcune pareti attigue al Consiglio dell'ordine degli avvocati (tra cui la sede dell'associazione dedicata al compianto presidente Franco Landolfo) di scritte offensive. Ricordate cosa è accaduto venerdì mattina? Spray rosso, tanto livore: 1.100.000 fuori i ladroni, il testo delle offese spiattellate sulle pareti del Tribunale. Pochi giorni dopo, c'è una svolta investigativa. Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, si indaga per danneggiamento. Al momento la svolta è arrivata. C'è un identificato, un soggetto è finito sotto i riflettori. Facile immaginare che il suo nome venga iscritto nel registro degli indagati, anche se le indagini puntano a verificare un punto cruciale: quello messo a segno venerdì scorso è stato un colpo su commissione? O si è trattato di un'azione strutturata, definita a tavolino e organizzata nel corso dei giorni precedenti al raid? Domande destinate a diventare materia viva di un procedimento, nel corso del quale si attende la versione del diretto interessato. Ma torniamo a quanto avvenuto venerdì scorso. Non era un giorno qualunque, sembra di capire. C'era una contingenza non secondaria. Venerdì alle 13 era prevista una nuova tornata di convocazioni di avvocati ritenuti morosi, in quanto non in linea con il pagamento delle rette associative. Si tratta di un altro aspetto abbastanza delicato, che avrebbe spinto alcuni iscritti a recarsi dinanzi al Consiglio con tanto di statini di avvenuto pagamento, per dimostrare la correttezza della propria posizione nei confronti dell'Ordine. Fatto sta che l'azione del writer va calata in uno scenario scosso da veleni e rivendicazioni incrociate. 

Fatto sta che poche ore dopo il raid, sono intervenuti gli esponenti della Camera penale e del consiglio dell'ordine degli avvocati, a stigmatizzare l'azione del writer. Ha spiegato il leader dei penalisti Marco Campora: «In questa vicenda - è appena il caso di ricordarlo, la Camera penale non c'entra nulla ed è presumibile che il writer abbia deciso di cimentarsi nel suo vile ed inaccettabile sfregio presso le uniche sale non chiuse a chiave, tra cui anche la sede della camera penale partenopea».

E a proposito delle accuse indiscriminate di furto, il presidente Campora ha aggiunto: «Il dibattito democratico, anche se aspro e acceso, è sempre da salutare positivamente, a patto che esso non si traduca nel dileggio, nella gogna social, con il conseguente rischio di ledere l'istituzione che, di contro, va sempre salvaguardata». Ha spiegato invece il presidente Tafuri: «La deturpazione del Palazzo di giustizia è stato un atto delinquenziale inaudito e intollerabile. Il riferimento che si legge nelle scritte vandaliche al milione e centomila euro, che questo Consiglio ha scoperto non essere stati versati per tasse e contributi previdenziali da moltissimi anni a questa parte, deve rappresentare il segnale che la categoria deve stringersi e unirsi per affrontare insieme un momento di difficoltà». Una vicenda che ora fa i conti con gli esiti della Due diligence commissionata a due commercialisti, per verificare quali dovranno essere le misure correttive dei bilanci del 2022 da sottoporre all'assemblea». 

Clima scosso, in un momento cruciale per l'avvocatura napoletana, dopo due anni di attività ad intermittenza, causa lockdown, in vista della prossima scadenza elettorale. All'inizio del prossimo anno, sono infatti attese le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'ordine, in uno scenario che fa i conti con due pulsioni destinate a rimanere intrecciate: da un lato la legittima rivendicazione di chiarezza sulla storia dell'ammanco milionario per i contributi non versati; dall'altro la volontà da parte di qualcuno di cavalcare la rabbia della platea di legali, in vista dell'appuntamento con le urne. 

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