Ucciso a 18 anni nel Napoletano, testi zitti: scena muta davanti al pm

Ucciso a 18 anni nel Napoletano, testi zitti: scena muta davanti al pm
di Leandro Del Gaudio
Sabato 11 Luglio 2020, 09:53
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Sono stati convocati uno alla volta. Hanno atteso il loro turno con pazienza, si sono accomodati dinanzi al pm - lì ai piani alti della Procura - per ritrovarsi a recitare lo stesso copione: «Non ho visto niente, ho sentito solo il rumore degli spari, poi mi sono buttato dietro un'auto, sperando che mi andasse bene... non so dire altro». Stesso concetto, tante voci.

Giovedì fino alle dieci di notte, va di scena una sorta di farsa segnata da una buona dose di omertà. Vengono convocati gli amici, i conoscenti, quelli che stavano accanto ad Antimo Giarnieri, il 18enne ammazzato a Casoria, ma la loro voce si interrompe quando si tratta di fornire particolari. Neanche un elemento neutro viene offerto agli inquirenti, a dispetto di una scena criminale che - almeno per quanto riguarda la dinamica dell'assassinio - sembra abbastanza chiara: sono in tanti ad aver visto il volto dell'assassino, ad aver incrociato lo sguardo del giovane uomo che è sbucato da un'auto con l'arma in pugno e ha ucciso il 18enne. Tanti hanno visto, ma nessuno parla. E a poco è servito da parte degli inquirenti ribadire un concetto: a pochi centimetri dalla vittima, impossibile non aver notato nulla, neppure a proposito del look usato dal killer.

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Inchiesta condotta dal pm anticamorra Salvatore Prisco, si scava nel mondo della droga. Sentito dal pm come potenziale persona informata dei fatti, il padre del 18enne ucciso ha escluso alcun legame tra Antimo Giarnieri e il narcotraffico, rivendicando l'estraneità del ragazzo rispetto al contesto criminale radicato in quello spaccato dell'area metropolitana. Ma torniamo alle ipotesi investigative. C'è un possibile prequel del delitto, una sorta di antefatto che non può non essere tenuto in considerazione. Parliamo del blitz scattato pochi giorni fa nei confronti di una cinquantina di presunti affiliati alla confederazione criminale della Vanella Grassi (legata in questo caso ai diktat di Salvatore Petriccione), a loro volta attivi nell'area a nord di Napoli. C'è un nesso tra il vuoto creato dalla retata e l'agguato messo a segno mercoledì notte? Verifiche in corso, mentre non si escludono anche verifiche in altri contesti criminali. Come quello nel quale è maturata la condanna a sette anni nei confronti del fratello di Antimo, indicato dalla Dda di Napoli come uno degli ultimi esponenti della camorra casalese. Stando alle ricostruzioni passate agli atti, il 27enne Vittorio Giarnieri avrebbe provato a fondare una sorta di «gerarchia» militare per ridare slancio - specie nella zona di Aversa - alle retrovie dei casalesi. Ipotesi al vaglio della Dda, che fanno comunque i conti con la richiesta di giustizia da parte della famiglia del 18enne ucciso. Giustizia contro la violenza criminale, alla luce di un concetto anche ieri scandito a chiare lettere: Antimo è una vittima, non va offeso dopo una morte tanto brutale.

I funerali di Antimo Giarnieri si terranno oggi pomeriggio alle 16,30 nella chiesa di San Giustino de Jacobis. Ieri mattina, intanto, è stato affisso un lenzuolo bianco, di fronte all'isolato dove abitava il ragazzo e sul quale qualcuno ha scritto: «Solo chi ha vissuto la tua storia, piangerà per te, Antimo». Una frase sibillina, un grido di dolore. In tutto il quartiere delle palazzine popolari di via Cimarosa si respira un'aria pesante e i residenti invocano maggiori controlli da parte delle forze dell'ordine in una zona finita in mano ad agguerrite piazze di spaccio, per altro documentate in piena attività a poche ore dal barbaro omicidio da decine di foto postate sui vari social.
 

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