La vita l'ha condotta per la seconda volta a Miseno. Maria Mertiavcenco c'era stata già da bambina: è nata in Bielorussia, a 90 km da Chernobyl. Dopo la fine della guerra fredda un programma internazionale portava in luoghi più salubri, per alcuni periodi, tutti i piccoli nati nell'area dove esplose la centrale nucleare nel 1986; Miseno era tra queste destinazioni, per via del mare e dell'aria buona. E ora ci è ritornata in fuga dalla guerra. Perché nel frattempo Maria è cresciuta, ha 37 anni, un marito e tre figli, e fino al 24 febbraio viveva a Kiev. «Il giorno dell'invasione russa la famiglia di Miseno che mi ospitava da bambina mi ha contattata per ospitarmi» racconta, in un italiano perfetto.
Lo ha imparato da piccola. Da metà anni '90 Maria ha iniziato a passare due mesi l'anno nel Comune di Bacoli: uno a Natale e uno d'estate, per alcune stagioni. «Mi sono innamorata del posto.
Poi sono riusciti ad arrivare in Italia. Ora sono al sicuro. L'intervista avviene nella nota trattoria di mare Giona, dove Maria è di casa: «Tieni, ti ho portato questo» dice uno dei ristoratori. Le offre due giocattoli destinati ai figli. Lei sorride e accetta, commossa. «La popolazione ci ha adottato, ci portano cibo, vestiti, medicine» dice. Per ora il Comune di Bacoli li ha sistemati a Cala Moresca, la prestigiosa struttura alberghiera; da aprile cambieranno alloggio e andranno in un appartamento. Spiega che lei e il marito stanno cercando lavoro: a Kiev lui era un tecnico informatico, lei agente immobiliare. Alla felicità dello scampato pericolo subentra l'angoscia per chi è rimasto in patria: «La famiglia di mio marito è ancora là, hanno lasciato Kiev ma siamo preoccupati: manca tutto, gli ospedali sono in tremenda difficoltà, per i bambini è dura e non possiamo sopportarlo». La bellezza del luogo che li ospita è in parte una consolazione, però la vita vera era in Ucraina: «Avevamo una casa e dei lavori. Ora dobbiamo ricominciare daccapo per colpa della follia di un dittatore».