Ucraina, Maria torna a Bacoli: «Prima Chernobyl e ora la guerra, così Miseno mi ha salvato due volte»

Ucraina, Maria torna a Bacoli: «Prima Chernobyl e ora la guerra, così Miseno mi ha salvato due volte»
di Giovanni Chianelli
Martedì 22 Marzo 2022, 07:00 - Ultimo agg. 20:20
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La vita l'ha condotta per la seconda volta a Miseno. Maria Mertiavcenco c'era stata già da bambina: è nata in Bielorussia, a 90 km da Chernobyl. Dopo la fine della guerra fredda un programma internazionale portava in luoghi più salubri, per alcuni periodi, tutti i piccoli nati nell'area dove esplose la centrale nucleare nel 1986; Miseno era tra queste destinazioni, per via del mare e dell'aria buona. E ora ci è ritornata in fuga dalla guerra. Perché nel frattempo Maria è cresciuta, ha 37 anni, un marito e tre figli, e fino al 24 febbraio viveva a Kiev. «Il giorno dell'invasione russa la famiglia di Miseno che mi ospitava da bambina mi ha contattata per ospitarmi» racconta, in un italiano perfetto.

Lo ha imparato da piccola. Da metà anni '90 Maria ha iniziato a passare due mesi l'anno nel Comune di Bacoli: uno a Natale e uno d'estate, per alcune stagioni. «Mi sono innamorata del posto.

Il sole, il mare, i sorrisi di tutti mi facevano bene alla salute. Miseno mi è entrata nel cuore. A ottobre dell'anno scorso, per festeggiare i 10 anni di matrimonio, ho portato mio marito qui per un weekend». Nel giro di mesi è arrivata la guerra e da luogo di vacanza Miseno è tornata a essere la salvezza. Maria ha agito velocemente, appena gli è arrivata la chiamata dall'Italia ha messo la famiglia in auto. Erano in sei: la coppia, la madre di lui e i tre bambini piccoli. La sera stessa dell'attacco erano al confine con l'Ungheria, hanno aspettato due giorni e poi lasciato il Paese. Con attese di ore alle frontiere, tra disagi per la benzina e preoccupazione per i figli. Uno di loro ha dovuto festeggiare il compleanno in auto, durante la fuga. «Gli abbiamo trovato dei regali, era confuso, abituato a un altro genere di compleanni».

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Poi sono riusciti ad arrivare in Italia. Ora sono al sicuro. L'intervista avviene nella nota trattoria di mare Giona, dove Maria è di casa: «Tieni, ti ho portato questo» dice uno dei ristoratori. Le offre due giocattoli destinati ai figli. Lei sorride e accetta, commossa. «La popolazione ci ha adottato, ci portano cibo, vestiti, medicine» dice. Per ora il Comune di Bacoli li ha sistemati a Cala Moresca, la prestigiosa struttura alberghiera; da aprile cambieranno alloggio e andranno in un appartamento. Spiega che lei e il marito stanno cercando lavoro: a Kiev lui era un tecnico informatico, lei agente immobiliare. Alla felicità dello scampato pericolo subentra l'angoscia per chi è rimasto in patria: «La famiglia di mio marito è ancora là, hanno lasciato Kiev ma siamo preoccupati: manca tutto, gli ospedali sono in tremenda difficoltà, per i bambini è dura e non possiamo sopportarlo». La bellezza del luogo che li ospita è in parte una consolazione, però la vita vera era in Ucraina: «Avevamo una casa e dei lavori. Ora dobbiamo ricominciare daccapo per colpa della follia di un dittatore». 

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