«Una fiaccolata per chiedere la verità il suicidio è stata una messa in scena»

«Una fiaccolata per chiedere la verità il suicidio è stata una messa in scena»
di Maria Pirro
Mercoledì 22 Luglio 2020, 09:49
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Come può un ragazzo di 33 anni progettare di tornare a Napoli dalla Colombia, assieme a un'amica prendere il biglietto, e poi uccidersi, tagliandosi le vene: nemmeno il coltello che avrebbe utilizzato per quel gesto assurdo è stato trovato.


No, Carmine Mario Paciolla non si è suicidato. È l'unica certezza per sua madre, sostenuta dalle altre due figlie, dagli amici e dai parenti mobilitati per organizzare una fiaccolata e chiedere la verità sulla scena cittadina, nazionale e internazionale. Anna Motta, con i capelli corti e ordinati, così composta nel dolore insuperabile, lo dice chiaramente già con uno sguardo: di persona e nella videoconferenza, in collegamento con il Paese sudamericano che segue dal computer di casa al rione Alto, in un appartamento pieno di ricordi e piante che spuntano fin fuori al pianerottolo, altro segno di una famiglia gentile e discreta, quasi tutta al femminile nei giorni dell'incredulità e del lutto. E, sono loro, le donne, che accolgono il sindaco Luigi de Magistris quando si presenta da solo, al citofono, per un colloquio riservato, di 80 minuti, subito dopo il meeting via web con l'ambasciatore italiano e il viceprocuratore generale Martha Mancena.

Così questa mamma che ai suoi piccoli ha trasmesso curiosità per il mondo, che sulle scale del palazzo, proprio davanti al pianerottolo, ha una gabbietta vuota per i canarini e ha accettato che i suoi ragazzi andassero lontano, sottovoce con fermezza ripete al primo cittadino: «No, non si è suicidato». Il timore, spiega Raffaella Motta, l'altra sua figlia con gli occhi d'un azzurro intenso e sincero, rompendo il silenzio imposto da una situazione complessa, è che si possa compromettere l'inchiesta, rovinare tutto con una parola fuori posto. È difficile trovarne, di adeguate, per una tragedia che non è questione privata. Con i parenti del giovane laureato all'università L'Orientale, gli amici e gli attivisti di diverse associazioni, i cestisti - sportivi ed ex giocatori di basket - nel pomeriggio si vedono per discutere sul da farsi. Uno dei più cari compagni è Simone Campora, ingegnere in calzoncini nel campetto di Montedonzelli, che sintetizza l'esito della riunione durata tre ore, all'ex Asilo Filangieri convocata in un attimo, in mattinata, durante la manifestazione sotto le finestre del Comune. «Siamo pronti ad avanti per accendere di più l'attenzione e raccontare chi è... era Mario», si corregge. Un altro caro amico, Davide Del Prete, compagno di avventura sin da bambi, un anno avanti al liceo Vittorini, è tra gli amministratori della pagina Facebook appena creata e chiamata «Giustizia per Mario Paciolla» («Una iniziativa nostra, di noi amici», precisa).

C'è anche una petizione su change.org, e si mobilita la Municipalità con il presidente Paolo de Luca, l'ex numero 1 Mario Coppeto, passato nei banchi di via Verdi, e il consigliere del parlamentino Cinzia del Giudice è un riferimento nel quartiere, mentre un altro giovane consigliere, Enrico Von Arx, fa da «mediatore» tra comunità e istituzioni e farebbe a meno di comparire. Ha la stessa età di Paciolla: «Siamo stati compagni di classe al liceo», spiega, tenendo per sé la dolcezza scanzonata di quel periodo che adesso cede all'amarezza. Nella piazzetta, qui nel quartiere, i gazebo di bar e pasticcerie si affollano al calar della sera: in tanti si conoscono, in pochi associano le notizie riportate su giornali e ai tg al loro complesso residenziale. Anche per questo, in origine, lo striscione srotolato a Palazzo San Giacomo avrebbe dovuto essere esposto sul ponte di via Castellino, questa la richiesta. Ma la struttura è avvolta nelle reti installate per fermare altri voli, nel vuoto. Suicidi, tanti, troppi. Gesti senza speranza, cui non si deve aggiungere quello di Mario: nel suo ritorno verso casa, con le ali spezzate, rimane viva la ricerca di verità. A Napoli e con iniziative già annunciate anche a Palermo, Milano e Bologna.
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