«Mia figlia Norina uccisa due volte, dal marito e dallo Stato»

«Mia figlia Norina uccisa due volte, dal marito e dallo Stato»
di Giuliana Covella
Martedì 26 Novembre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 11:08
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«Mia figlia è morta tra le mie braccia, ho sentito il suo corpo sobbalzare dal pavimento per i colpi di pistola ricevuti. Poi ha esalato l'ultimo respiro. Ma dopo l'uomo che diceva di amarla, lo Stato me l'ha uccisa una seconda volta perché il suo sacrificio è stato cancellato dalla memoria collettiva essendo passato in secondo piano in un contesto criminale nel quale lei non c'entrava nulla».

Gabriella Matuozzo, 66 anni, è la madre di Norina, uccisa a 33 anni lo scorso 2 marzo a Melito dal marito Salvatore Tamburrino, 42enne ex affiliato del clan Di Lauro e oggi collaboratore di giustizia. A circa nove mesi dall'assassinio, (la donna fu colpita da tre proiettili sotto gli occhi dei genitori e dei suoi due figli), la madre della vittima chiede sia fatta giustizia per «un femminicidio completamente dimenticato» e «non un omicidio di camorra», offuscato dall'arresto del boss latitante Marco Di Lauro, lo stesso giorno della morte di Norina proprio grazie a intercettazioni telefoniche con Tamburrino. Oggi mamma Gabriella, insieme al marito Cosimo e ai figli di Norina, vive in una località protetta.

Com'è cambiata la vostra vita?
«Siamo distrutti. Eravamo una famiglia felice con quattro figli e nove nipoti. Oggi viviamo sotto protezione perché chi ha ucciso Norina ha scelto di collaborare con la giustizia e i figli sarebbero finiti in una comunità per minori. Oggi invece i miei nipoti, di 14 e 7 anni, vivono con me e mio marito in affido temporaneo perché non li avremmo mai abbandonati. Chiedo per l'assassino di mia figlia non vi siano sconti di pena».

La figlia maggiore di Norina ha voluto scrivere una lettera immaginaria alla madre, diffondendola sui social. Perché?
«Lei e il fratellino hanno visto morire la madre sotto i loro occhi. Qualche giorno fa lei mi ha detto nonna, voglio fare qualcosa per mamma, dicendo a tutti cosa subiva da nostro padre ogni giorno».

Cos'è successo quel 2 marzo?
«Una ventina di giorni prima lei e il marito avevano litigato e Norina era tornata da noi, come ogni volta. Poi lui era riuscito come sempre a farsi perdonare, riempiendola di regali e promettendole di cambiare. Avevano finanche progettato un viaggio a Parigi, a Disneyland».

Poi cosa accadde?
«Non lo hanno più fatto. Mia figlia non ne poteva più di subire maltrattamenti e minacce. Mi confidò che al ritorno dalla Francia lo avrebbe lasciato, perché non lo amava più e provava fastidio anche solo a sentirsi sfiorare da lui. Inoltre un paio di giorni prima della tragedia lei venne a sapere del suo tradimento e da lì il loro rapporto si incrinò definitivamente».

Ossia?
«Norina ricevette la visita di una donna che era stata l'amante del marito per tre anni, la quale le riferì di essere ancora infastidita dall'uomo nonostante lo avesse lasciato da un mese. Ricordo quella sera: mia figlia non volle sentire ragioni e decise di tornare da noi».

Ci racconti la mattina della tragedia...
«Lui aveva iniziato con telefonate e messaggi giorno e notte sia a lei sia a noi. Fino alla mattina del 2 marzo, quando si presentò a casa dicendo di voler chiarire la situazione con Norina per il bene dei figli. Sembrava tranquillo, ma mi colpì il suo atteggiamento: camminava avanti e indietro in cucina, dove eravamo tutti. In realtà era un lupo travestito da pecora. Aveva chiesto di appartarsi in un'altra stanza con la moglie per avere più privacy, ma lei non volle».

Poi?
«Prima di andarsene con uno scatto veloce prese la pistola e sparò tre colpi a Norina, che era ancora seduta. Nessuno di noi fece in tempo a salvarla. Quei momenti terribili resteranno per sempre nella mia mente. Ho visto il corpo di mia figlia sobbalzare dal pavimento per i proiettili che l'avevano colpita. Poi sentii un rantolo, lei si irrigidì e si distese tra le mie braccia, addormentandosi per sempre».

Stasera con una fiaccolata si ricorderà il sacrificio di Norina, la cui morte è stata dimenticata. Perché?
«Lei è morta lo stesso giorno in cui hanno arrestato il capoclan Marco Di Lauro. Lo Stato ha dimenticato mia figlia e l'ha uccisa una seconda volta, quando ho visto in tv le immagini delle forze dell'ordine che brindavano dopo l'arresto del boss. Nessun pudore, né rispetto per i familiari di una vittima di femminicidio».

Cosa vorrebbe dire alle donne che subiscono violenza in silenzio?
«Fate attenzione a chi dice di amarvi, ma vi tradisce, vi umilia e vi maltratta.

Quello non è amore, ma possesso, come ripeto sempre a mia figlia. A Norina mando un bacio nel vento, perché ora mi hanno tolto anche il diritto di portarle un fiore al cimitero di Miano, dove è sepolta. Ma nonostante tutto, non mollerò finché non avrò giustizia».

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