La Virtus Piscinola diventa un caso politico: «Condannati da burocrazia e liti politiche, volevamo solo fare basket»

La Virtus Piscinola diventa un caso politico: «Condannati da burocrazia e liti politiche, volevamo solo fare basket»
di Paolo Barbuto
Mercoledì 18 Maggio 2022, 11:00
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La querelle politica che fa scricchiolare la maggioranza, ha nascosto la disperazione dei protagonisti della vicenda del giorno. Il consiglio Comunale s'è sfaldato sulla questione della tendostruttura della Virtus Piscinola dalla quale la società, secondo il bando appena varato dalla giunta Manfredi, sarà sfrattata perché non ha le caratteristiche richieste dalla rigida burocrazia per ottenere la futura assegnazione.

S'è generato il paradosso di una questione che è divenuta talmente grande da oscurare il dolore dei dirigenti della società che non potranno più offrire sport e accoglienza ai bambini e ai ragazzi di Piscinola: «La cosa che mi ha fatto più male è stato sentire l'assessore Ferrante dire pubblicamente che noi attualmente siamo abusivi in quella struttura. È una falsità, non siamo mai stati abusivi, paghiamo regolarmente il canone e ci stiamo svenando per coprire un debito che il Comune ci ha contestato. Noi siamo persone perbene, non siamo abusivi», il presidente Carmine Montesano non riesce a dimenticare che la sua società ha un onore da difendere, così di primo acchito non lancia strali sulla decisione della giunta che non è stata annullata, ma pretende che ci sia chiarezza sulla lealtà del suo club. 

Avevano sperato che una presa di posizione compatta, trasversale, di maggioranza e opposizione, avrebbe condotto la giunta a una modifica del bando; allenatori e dirigenti della Virtus Piscinola, invece hanno scoperto che non basta avere il sostegno di tutti quando una decisione resta tenacemente bloccata: «Prima del consiglio comunale abbiamo incontrato il sindaco Manfredi che ci ha offerto parole di sostegno.

Dopo la burrascosa conclusione della riunione s'è fermata con noi l'assessore Ferrante che ci ha detto di essere vicina ai nostri problemi. Però oggi abbiamo una sola certezza, il bando che ci esclude dalla tendostruttura non hanno intenzione di cambiarlo. E allora a che servono le parole di solidarietà, sostegno e presunto affetto?», Montesano si strugge. Lui e un gruppo di sognatori, vent'anni fa entrarono in un rudere nel quale si nascondeva un impianto sportivo, lo sistemarono, lo misero a disposizione della comunità di Piscinola. Nel 2019 chiesero il sostegno della Curia per ottenere una nuova copertura del campo con i fondi delle Universiadi, e la ottennero perché la Virtus è un simbolo di speranza che va oltre lo sport in un territorio come Piscinola.

Oggi che la tendostruttura è una meraviglia, grazie ai sacrifici dei folli e appassionati dirigenti della Virtus, il Comune decide di metterla a reddito lasciando fuori proprio la società che l'ha fatta rinascere dalle ceneri. 

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C'è una domanda che il presidente Montesano ripete a se stesso da giorni: come farò a dirlo ai bambini? Nella tendostruttura si alternano duecento bimbi e ragazzi dai 5 ai 18 anni; tre volte alla settimana si fa doposcuola, solo chi si mostra attento allo studio va in campo. La retta la versa solo chi può permetterselo perché la Virtus è una famiglia che bada ad accogliere, non sono bravi a fare i soldi. Quando la domanda viene ribaltata, il presidente Montesano tentenna: cosa dirà ai bambini? «Spiegherò loro che c'è una cosa che si chiama burocrazia ed è una cosa brutta, ottusa, incapace di provare sentimenti e di sentire ragioni. A questa cosa che si chiama burocrazia non interessa se ci sono bambini che si divertono a giocare a basket, questo mostro senza forma e senza cuore, bada solo al profitto». 

Il tam tam dei messaggini con gli altri dirigenti e gli allenatori è frenetico: cosa succede adesso?

Gia, presidente Montesano, cosa succede? «Io non smetto di sperare. Magari il bando andrà deserto e la decisione potrà essere rivista, oppure può esserci la speranza che il sindaco Manfredi decida di ritirare il bando in autotutela per modificarlo e consentire anche a noi di concorrere all'assegnazione».

Dice queste cose ma nemmeno lui ci crede. Si guarda intorno sconsolato e parla al vento: «Noi volevamo solo fare basket, volevamo solo fare basket...». 

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