Vittima di stalking, in diciotto mesi nessuna udienza

Vittima di stalking, in diciotto mesi nessuna udienza
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 30 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 07:55
3 Minuti di Lettura
Altro che codice rosso, altro che processi spediti per le vittime di violenza di genere. Tanto battage sulla necessità di acquisire le prove, di ascoltare i soggetti coinvolti in aggressioni o azioni persecutorie, per poi ritrovarsi lì, nel tempo immobile di un'aula di giustizia. Indagini da impostare in cinque giorni, secondo le regole dell'ultimo decreto di sicurezza, di fronte a processi che restano al palo, che stazionano dinanzi a giudici monocratici e che incassano rinvii semestrali, addirittura da un anno all'altro. È il caso di una giovane donna, ritenuta dal pm Stella Castaldo vittima di stalking, tanto da costituirsi parte civile nel processo a carico del suo ex consorte: in un anno, due udienze di smistamento, due rinvii rapidi, si ritorna in aula a giugno.

Da diciotto mesi è ancora in attesa che un giudice apra il suo fascicolo e affronti le sue ragioni. Una beffa, specie nell'era del codice rosso, del pacchetto di leggi che impongono alle Procure di attrezzarsi per acquisire in cinque giorni le testimonianze utili per dare la stura a processi contro le fasce deboli. Ieri mattina, nuovo stop, nuovo rinvio.

LEGGI ANCHE Calci, pugni e botte: l'orrore delle bulle di Napoli 

Rappresentata dal penalista napoletano Antonio Di Nocera, la donna aveva denunciato il marito per atti persecutori, che hanno anche aggravato la sua condizione di salute. Vive con l'incubo di ritrovarsi sotto casa l'ex marito, di doverne affrontare lo sguardo, di subire nuove minacce o violenze. Un caso delicato, che attende la risposta di un giudice, mentre il caso della donna (presunta) vittima di stalking diventa simbolo dell'andamento lento della giustizia napoletana. A partire dalle date: la richiesta di rinvio a giudizio a carico dell'unico imputato risale ad ottobre del 2018; l'udienza preliminare viene celebrata il 25 gennaio del 2019, dinanzi a un gup che dispone il rinvio a giudizio dell'imputato. Per quando? Una settimana dopo? Un mese dopo? No, niente affatto: da un anno all'altro. È così che la prima udienza dinanzi a un giudice monocratico è stata fissata per il 29 gennaio del 2020, cioè ieri mattina. Aula 418, giudice monocratico, è il momento decisivo, pensa in cuor suo la donna. Sono passati 12 mesi dal rinvio a giudizio, ieri attendeva una risposta dal Tribunale, una svolta capace di sancire la fine di una brutta vicenda personale. E invece nulla di fatto: il dibattimento non viene neppure aperto, il suo processo viene rinviato al 24 giugno prossimo. Ma come mai un rinvio di sei mesi?

LEGGI ANCHE Codice rosso, 23enne arrestato per maltrattamenti 

Restiamo ai dati di fatto. Ieri mattina, dinanzi allo stesso giudice monocratico, c'erano almeno quaranta processi. Un imbuto. Folla dentro e fuori l'aula, passano un paio di ore, quando la donna si rende conto dell'impossibilità che la propria denuncia possa essere affrontata dal Tribunale. Eppure aveva denunciato il marito dopo la separazione, un copione diventato seriale: lui non accettava la sua scelta di chiudere il rapporto «a causa dei continui maltrattamenti subiti» e la tormentava ogni giorno. Sotto casa, al lavoro, in quel poco di vita privata che cercava di ritagliarsi. Un inferno, che la donna si decide a denunciare, chiedendo l'intervento delle forze dell'ordine e presentandosi dinanzi agli inquirenti. Da allora sono passati due anni, nella speranza che una sentenza di condanna dell'ex marito possa chiudere i conti con un passato di violenze. Ieri mattina invece l'ennesimo boccone indigesto, con il rinvio di altri sei mesi. Spiega l'avvocato Di Nocera: «Non è colpa del giudice, che con queste risorse e in queste condizioni poteva fare ben poco. Occorre un intervento dagli organi centrali, andare oltre i proclami e il battage mediatico, per rendere possibile la celebrazione dei processi, specie quando sono in gioco i diritti delle cosiddette fasce deboli. C'è una contraddizione evidente: il codice rosso impone tempi rapidi per acquisire le prove, per poi attendere anni per celebrare anche una sola udienza».

LEGGI ANCHE «Così papà picchia mamma», la violenza si cura in 3D

Questa mattina, alle 10, toccherà al presidente della corte di appello Giuseppe De Carolis fornire i dati dell'ultimo anno giudiziario. Numeri di processi chiusi e in attesa di essere trattati, sarà difficile trovare il caso della donna vittima di stalking che ieri attendeva il verdetto di un giudice.
© RIPRODUZIONE RISERVATA