Vomero, De Chiara lascia la Consulta per la Legalità: «Sono stato emarginato»

«Chi come me ha fatto per 45 anni il magistrato onorando la funzione in maniera autonoma e indipendente non può che sentirsi a disagio in questa condizione»

Aldo De Chiara
Aldo De Chiara
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 7 Maggio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 8 Maggio, 09:24
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Al Vomero scoppia il caso Aldo De Chiara: l'ex procuratore aggiunto di Napoli ed ex Avvocato Generale di Salerno si è dimesso dall'incarico di presidente della Consulta per la Legalità della Quinta Municipalità (Vomero-Arenella). Ed è un addio che lascia sicuramente l'amaro in bocca, quello del magistrato che a inizio carriera, da pretore, conquistò la notorietà per le sue battaglie ambientaliste in città: «La commissione che si era insediata nel settembre del 2022 - spiega De Chiara al Mattino - non ha potuto lavorare, nonostante le svariate proposte da me avanzate. Si è arrivati al punto in cui mi sono trovato a fare una scelta, di fronte all'aut-aut o sei d'accordo con il Regolamento, o te ne vai. E io ho preferito andarmene».

Ma procediamo con ordine.

Il 31 marzo scorso De Chiara prende carta e penna per notificare alla presidenza della Quinta Municipalità le proprie dimissioni. E a saperla leggere in controluce, quella missiva, si comprende tutta l'amarezza del magistrato. «Ho fatto presente - spiega al nostro giornale - che tutte le mie richieste sono state disattese da lacci e lacciuoli sollevati in termini di Regolamento del parlamentino. Ostacoli su ostacoli, insomma. Ne ho tratto le conclusioni: chi come me ha fatto per 45 anni il magistrato onorando la funzione in maniera autonoma e indipendente non può che sentirsi a disagio in questa condizione».

Nella lettera di addio l'ex procuratore sintetizza la propria decisione puntualizzando le altre due ragioni che lo hanno spinto a gettare la spugna dopo sei anni (il primo incarico lo assunse nel 2017). La prima: i molteplici impegni che lo assorbono in questo momento; e la seconda, decisamente più pregnante: «In questi ultimi mesi ho acquisito la consapevolezza del fatto che la Consulta non può con i mezzi messi a disposizione contribuire a ripristinare la legalità sul territorio di competenza, benché di proposte operative ne avessi avanzate tante. Un esempio? Avevo sollecitato verifiche sul fenomeno del tavolino selvaggio, che è un problema reale nella zona collinare. Invece niente. Insomma, non c'è stata la volontà di accompagnare le mie richieste».

Ma non è tutto. Il 19 aprile si riunisce la terza commissione consiliare (che tra le deleghe ha anche quella alla Legalità e Sicurezza). Si discute delle dimissioni di De Chiara, e il presidente Di Savino apre la discussione. «È molto grave che De Chiara chiami in causa il Regolamento», dichiara un consigliere; «Quando le cose partono male, generalmente finiscono peggio - chiosa un altro consigliere - A volte, se si gode di troppa autonomia, i membri delle consulte finiscono per sentirsi dei consiglieri-ombra», è l'affondo di un terzo. Insomma, pare quasi che si stia svolgendo un processo a De Chiara. E ancora: «De Chiara ha sempre inteso la Consulta quasi come una sua creatura», dichiara un altro consigliere. E se il consigliere Culiers propone di ascoltare il dimissionario De Chiara, c'è subito un suo collega che taglia corto: «Non vedo la necessità di ascoltarlo».

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Tra i pochissimi che difendono l'operato di De Chiara in tutti questi anni c'è Rino Nasti. Il quale, oggi, così commenta tutta la vicenda: «Le dimissioni di De Chiara dalla presidenza della Consulta della Legalità sono uno smacco all'amministrazione municipale. Un organismo faticosamente costruito e che peraltro avrebbe dovuto accogliere i dettami provenienti dalla Prefettura, che vogliono incentivare la partecipazione della cittadinanza sulle politiche per la sicurezza, per non regalare un pericoloso vantaggio che si regala ai clan del territorio. Un magistrato di rango che getta la spugna per l'inazione amministrativa sul tema del contrasto alla criminalità organizzata ed alla criminalità predatoria, rappresentano per Europa Verde un insopportabile incidente politico. La presidente Cozzolino dovrà riferire in aula e spiegare per quale motivo non sia mai stata posta al centro dell'azione quotidiana il tema del contrasto alla camorra». 

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