Biblioteca di Palazzo Reale: cambiare nome si può. Si muove rapidamente, almeno nelle intenzioni, la vicenda iniziata lunedì in vico Monteleone, nella sede del Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania. C’è infatti l’ok del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che si è detto d’accordo con le ragioni dell’appello lanciato dal Comitato 9 gennaio - composto da Associazione Memoriæ - Museo della Shoah di Napoli, Associazione Nazionale ex Deportati (Aned), Associazione Progetto Memoria, Comunità Ebraica di Napoli, Federazione delle Associazioni Italia-Israele, Fondazione Valenzi, Sugc e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei). La Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, in altre parole, potrebbe diventare presto la Biblioteca Benedetto Croce. Anche il Comune, attraverso il delegato del sindaco alle biblioteche Andrea Mazzucchi, si è espresso favorevolmente sull’argomento.
Tra Benedetto Croce e le sale di piazza del Plebiscito, al momento, sembra frapporsi solo l’ostacolo della burocrazia. «In linea di massima sono favorevole - ha commentato il ministro Sangiuliano, che ieri era in visita a Pompei - conoscete il mio amore per Croce. Il mio primo atto pubblico è stato recarmi alla sinagoga di Roma, il secondo visitare la casa di Benedetto Croce. In linea di massima sarei favorevole, però poi come tutte le cose vanno studiate giuridicamente, bisognerà verificare la praticabilità di questa ipotesi che da un punto di vista morale mi vede d’accordo».
«Ottantacinque anni fa - questo è il cuore della motivazione che ha portato alla stesura dell’appello da parte del Comitato 9 gennaio - nel novembre del 1938, Vittorio Emanuele III promulgava le leggi razziste, il più infamante dei provvedimenti legislativi e amministrativi voluti dal fascismo.
Ma cosa prevede la procedura cui lo stesso Sangiuliano ha fatto riferimento? Da Palazzo San Giacomo e via Verdi, in merito, chiariscono che tutto spetterà al Ministero e alla Sovrintendenza. Il nome di Croce, per peso culturale e concreto (contribuì fattivamente ad arricchire la Biblioteca Nazionale di Napoli), sarebbe perfetto. Eppure, una biblioteca intitolata a Croce esiste già in città, precisamente nella via che porta il suo nome. A farlo notare è il delegato del sindaco Manfredi alle Biblioteche, Andrea Mazzucchi: «La procedura del cambio di intitolazione pertiene al ministero della Cultura - spiega - premesso questo, l’amministrazione comunale ritiene che le leggi razziali siano un obbrobrio e che questo cambio di nome sia ragionevole. Vista la sua professione di antifascismo, ci sembra ideale il nome di Croce, oltre che simbolicamente rilevante, visto anche il contributo dato dal filosofo alla creazione della Biblioteca. Questo è il pensiero del sindaco, e anche il mio, ma ci esprimiamo a titolo personale. Vanno evitate sovrapposizioni con la biblioteca dell’Istituto di Studi Storici, intitolata a Croce. È un’obiezione, pur sormontabile, che qualcuno potrebbe portare».
Ma cosa va fatto, nel concreto, per cambiare il nome di una sala di lettura? Una risposta la fornisce Luigi Carbone, presidente della Commissione Cultura in consiglio comunale: «Qualche anno fa partecipai al cambio di nome della biblioteca dell’Istituto Nautico di Bagnoli, intitolata all’armatore Grimaldi. La variazione fu approvata in consiglio d’istituto, e non si passò per la commissione toponomastica del Comune. Chi può re-intitolare una biblioteca è l’ente proprietario, che nel caso di Palazzo Reale è il Ministero, in quanto la Sovrintendenza è una sua diretta emanazione».