Campi Flegrei, nuovi percorsi di visita nel parco archeologico sommerso

Campi Flegrei, nuove ricognizioni nel parco archeologico sommerso: a breve nuovi percorsi di visita.
Campi Flegrei, nuove ricognizioni nel parco archeologico sommerso: a breve nuovi percorsi di visita.
di Antonio Cangiano
Martedì 24 Novembre 2020, 17:08
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Nuove ricognizioni, nell'area archeologica sommersa di Porto Julius, nei Campi Flegrei.
Lo annuncia, attraverso la propria pagina Facebook, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, che promette anche nuovi percorsi di visita.

Nel frattempo, godiamo di immagini sorprendenti, realizzate con il drone e non solo, che ritraggono l'aria sommersa del Porto Giulio, porto militare e commerciale, realizzato in onore di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, e attivo dal I secolo a.C. al IV secolo. 

Un'ampia aerea archeologica sommersa, inabissatasi assieme al suburbio portuale della città romana di Puteoli (l'attuale Pozzuoli), a causa del lento fenomeno del bradisismo. E proprio in questi luoghi, si è concentrata la ricognizione degli studiosi, in particolare nelle vicinanze dell'ampio canale di ingresso al Porto Julius che dava accesso al Lago Lucrino, dove, tra i magazzini e gli spazii per lo scalo merci, si nota un grande edificio non allineato rispetto agli altri ambienti è caratterizzato da una grossa abside rivolta verso il mare.

 

Scrive l'ente Parco Archeologico dei Campi Flegrei: «In queste ultime settimane, vista anche la chiusura al pubblico di musei e siti archeologici a causa della nuova emergenza COVID-19, i tecnici subacquei del #Pafleg hanno iniziato una serie di ricognizioni presso il Portus Julius, zona B nel Parco sommerso di Baia.

L’obiettivo è quello di aprire, per la stagione 2021, un nuovo percorso di visita in questo straordinario contesto sommerso, finora meno esplorato rispetto alla zona A di Punta Epitaffio.

In particolare ci si è concentrati in quello che appare come un grande piazzale, o forse un peristilio con portici, posto al centro dell’area.

Erano già noti in quest’area alcuni pavimenti a mosaico, di cui si è verificato lo stato di conservazione: uno, in particolare, presenta un fondo a tessere nere con inserti irregolari di piccole lastre in marmi colorati.

Molto interessanti sono anche una serie di grandi absidi, che sembrano essersi aggiunte in un secondo momento all’originario impianto. Si trovano infatti una serie di strutture obliterate da murature successive: su una di queste, abbiamo trovato un interessante accumulo di anfore, che andremo a studiare per cercare di datare queste trasformazioni.

Le ricerche in corso, che proseguiranno nei prossimi mesi, sono svolte insieme ai Carabinieri del Nucleo subacqueo di Napoli e la società Naumacos Underwater Archaeology and Technology, con l’importante ausilio dei diving autorizzati nonché la collaborazione scientifica di Gennaro Di Fraia e le fotografie di Pasquale Vassallo».

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