La Coppa di Nestore svela gli ultimi misteri ma il museo è al palo

La Coppa di Nestore svela gli ultimi misteri ma il museo è al palo
di Massimo Zivelli
Domenica 10 Ottobre 2021, 12:58 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 13:56
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La Coppa di Nestore fra passato e futuro. Proprio in questi giorni accade a Ischia che sul cammino di uno dei più importanti reperti archeologici al mondo, si vadano ad incrociare le nuove idee progettuali per valorizzarne la presenza e la straordinaria esclusività all'interno del contesto del Museo di Villa Arbusto, e gli ulteriori segnali che ci arrivano questa volta dal passato. E che ci svelano ulteriori misteri, riaprendo a sorpresa il dibattito scientifico, antropologico e storico su questo preziosissimo esempio di arte e scrittura di età paleo-greca.


Apparterrebbero infatti a ben tre distinti soggetti (e non quindi a una sola persona), i 130 frammenti di ossa umane carbonizzate rinvenuti all'interno della sepoltura di epoca paleo-greca, che conteneva fra le altre cose anche la famosa Coppa che negli ultimi decenni ha fatto il giro espositivo dei più importanti musei del Mondo.

A rivelare questa straordinaria scoperta è stato nei giorni scorsi uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica «Plos One», condotto da alcuni ricercatori guidati dalla professoressa Melania Gigante, dell'università di Padova.

La sepoltura contenente la Coppa è considerata una delle più interessanti scoperte dell'Archeologia e risale all'VIII secolo a.C.; al suo interno sono state rinvenute ossa cremate, un ricco corredo funerario e la coppa sulla quale è presente una delle prime iscrizioni greche conosciute. Secondo i primi studi effettuati sui reperti, i resti dovevano appartenere a un solo individuo, giovane, ma per anni dare un'identità alla persona che vi era stata sepolta sembrava impossibile. Solo adesso, dunque, il materiale rinvenuto in una tomba situata nella necropoli di San Montano, ad Ischia, si è capito che proviene da una sepoltura all'interno della quale era stata tumulata non una sola persona, ma più individui e diversi animali. Grazie allo studio condotto da Gigante e colleghi, sono state eseguite analisi dettagliate sulla forma e sul tessuto delle ossa cremate. In base a quanto emerso, tra i resti umani sono stati identificati tessuti ossei riconducibili ad almeno tre fasi della vita e ne consegue dunque che tra gli individui cremati e sepolti vi fossero almeno tre differenti persone. Il mistero, però, non è ancora completamente risolto e gli enigmi restano ancora diversi. Lo studio, ad esempio, non è stato in grado di determinare alcuni dettagli dei resti umani, tra cui l'età della morte o il motivo per cui sono stati sepolti con la Coppa di Nestore.

L'ennesima scoperta riaccende sempre in questi giorni il dibattito sul futuro della Coppa e del Museo di Villa Arbusto. All'interno del quale il famoso reperto necessita urgentemente di essere ricollocato in uno spazio non solamente fisico, che ne possa finalmente esaltare la esclusività. Tante le idee prodotte a tal fine, nell'ambito della VII edizione del «Premio La Convivialità Urbana» organizzato quest'anno a Lacco Ameno dall'architetto Grazia Torre e dall'associazione Napoli Creativa, e vinto dal progetto denominato non a caso «Renascor, il futuro del passato» redatto da un team interdisciplinare formato dall'architetto Andrea Apetino, dall'archeologo Francesco Matteo Martino e dal sociologo napoletano Amedeo Zeni.

Tante le idee messe in campo dai 12 progetti concorrenti. Si va dalla collocazione fisica «centrale» della Coppa in una sala esclusivamente dedicata, alle installazioni olografiche e multidimensionali che partendo dalla visione dell'originale, possano introdurre in contemporanea il visitatore ad una conoscenza «ampliata» anche nelle caratteristiche del manufatto. Altre collocazioni ideate riguardano la possibilità di sistemare la Coppa all'interno di una struttura a pozzo, oppure in un'altra sospesa nel vuoto. Tutti i progetti puntano in definitiva a fare della Coppa di Nestore il fulcro dell'intera area museale e non viceversa, come è stato fino ad oggi.

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