Gabriel Zuchtriegel direttore del parco archeologico: «La mia Pompei per tutti, un tesoro da preservare»

Gabriel Zuchtriegel direttore del parco archeologico: «La mia Pompei per tutti, un tesoro da preservare»
di Ugo Cundari
Domenica 21 Febbraio 2021, 12:00
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Dopo una selezione internazionale di 44 concorrenti durata un anno, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha scelto ieri Gabriel Zuchtriegel come successore di Massimo Osanna alla direzione del parco archeologico di Pompei, patrimonio mondiale dell'umanità. Studi e specializzazione in archeologia classica, una tesi di dottorato sul sito archeologico di Gabi, Zuchtriegel, 39 anni, tedesco con anche la cittadinanza italiana, sposato e padre di due figli, negli ultimi sei anni è stato direttore del parco di Paestum-Velia. Qui ha condotto anche campagne di scavo e, dice Franceschini, «l'ho scelto non solo per il curriculum ma anche per i risultati straordinari ottenuti in questi anni. Ha cambiato Paestum non meno di quanto sia stata cambiata Pompei. È la prova che quando in Italia decidiamo di rimboccarci le maniche e cambiare le cose ci riusciamo e bene».

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Più contento o più preoccupato per questa nomina, Zuchtriegel?
«È una sfida di grande responsabilità: a Pompei ho già lavorato alcuni mesi nella segreteria tecnica del Grande progetto, e sono consapevole che mi aspetta una battaglia dura; mi solleva sapere che al mio fianco troverò una squadra di esperti molto motivata e competente».

Quali saranno le linee guida del suo mandato?
«Per prima cosa punterò a un importante progetto di manutenzione preventiva, in parte già programmata, affidandomi a tecnologie all'avanguardia come quelle sperimentate anche a Paestum.

Mi riferisco al satellite, ai droni, ai sensori. Poi, per stare al passo con i tempi, voglio lavorare su una biblioteca digitale per condividere subito le ricerche secondo un modello di archeologia pubblica. A Paestum recentemente abbiamo lanciato il sistema Hera, con un catalogo online cui si può accedere anche da fuori. L'idea di fondo è che l'archeologia non sia semplicemente il vaso o il monumento da visitare ma un processo che possiamo condividere con le persone raccontando ricerche, analisi ed esperienze di laboratorio. Sono da sempre convinto che lo scavo e l'indagine archeologica siano le migliori mostre che ci possano essere».

Il parco che lei dirigerà va oltre Pompei. Che progetti ha per gli altri siti archeologici a lei affidati?
«Insisterò molto anche sul rilancio dei siti cosiddetti minori che tali non sono, come Boscoreale, Oplontis, Stabiae, Poggiomarino e altri. Bisogna far comprendere a tutti che il patrimonio archeologico non è confinato nelle mura di Pompei ma riguarda un territorio molto più esteso, da valorizzare e mettere in mostra».

Tra i punti deboli del parco c'è proprio il territorio circostante, come trovare un punto di incontro?
«Coinvolgendo associazioni ed enti locali, siglando un patto di alleanza per riqualificare la buffer zone, ossia tutto quel territorio composto da nove comuni adiacenti al parco di Pompei, da Ercolano a Trecase, lavorando per la costituzione di un sistema turistico integrato e sostenibile».

Dovrà affrontare anche problemi legati alla legalità.
«La battaglia per la legalità è prioritaria. Solo due giorni fa si è riusciti ad espropriare la villetta semi abusiva che incombe sulla Villa dei Misteri. Bisogna continuare su questa traccia, con attenzione e vigilanza, ripeto, non solo per Pompei ma anche per gli altri siti. Mi viene in mente Castellammare dove di recente il museo è rientrato in possesso del complesso occupato abusivamente di fronte a Villa San Marco».

Prevede di mettere in cantiere nuovi scavi?
«Non sono la priorità: si faranno quando sarà necessario, così come è stato negli ultimi anni. A Pompei si deve valorizzare e conservare scientificamente quello che è stato già scoperto. È un patrimonio immenso e c'è ancora tanto da tirare fuori dai depositi e dalla parte già scavata. Gli scavi che sono stati fatti negli anni scorsi hanno avuto come obiettivo anche il miglioramento della conservazione, tra gli impegni più importanti del mio mandato».

Altro tema importante è l'accessibilità, sul quale tanto si è discusso negli ultimi tempi.
«Bisogna rinforzare l'accessibilità, non solo quella fisica. Nei mesi scorsi è stato portato avanti lo straordinario progetto Pompei per tutti per rivolgersi a un pubblico sempre più diversificato: famiglie con figli con autismo, non vedenti. C'è un'ampia fascia di persone che non vanno considerate come gruppi emarginati ma come visitatori con esigenze speciali che dobbiamo rispettare permettendo loro l'accesso al sito nel modo migliore e più confortevole».

Che pensa dei turisti che, anche dopo molti anni, restituiscono i pezzi rubati?
«È un gesto apprezzabile, ma la sottrazione di reperti crea un danno spesso irreversibile perché anche solo un frammento di muro, tolto dal suo contesto, ci priva di informazioni preziose. Bisogna vigilare di più perché questo scempio abbia termine una volta e per sempre». 

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