«L’adorazione» di Botticelli dagli Uffizi a Napoli: i magi come Osimhen sul presepe

Inaugurazione col ministro Sangiuliano e Osanna

L'adorazione di Botticelli
L'adorazione di Botticelli
di Giovanni Chianelli
Martedì 28 Novembre 2023, 07:00
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Un capolavoro della storia dell’arte al centro di Napoli. «L’adorazione dei Magi» dipinta nel 1475 da Sandro Botticelli (1445-1510), conservata agli Uffizi, è arrivata al museo Donnaregina dove resterà per le vacanze di Natale e oltre, fino al 31 gennaio: il tratto sublime del maestro fiorentino e le luci rinascimentali, nel rievocare la venuta dei re orientali ad omaggiare la nascita di Cristo incrociano un programma politico, ispirato dalla committenza medicea e la celebrazione della dinastia che regnò in Toscana insieme alla sua corte di artisti e figure di spicco: nel dipinto sono raffigurati Cosimo, Lorenzo e Giuliano oltre che lo stesso autore che guarda fuori dall’opera.

Dalla politica di oltre 500 anni fa a quella di ora, a salutare il dipinto ci sono il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il direttore generale dei musei Massimo Osanna e più tardi arriva anche Eike Schmidt, direttore degli Uffizi e principale candidato alla guida del museo di Capodimonte se non dovesse accettare l’invito - da destra - a concorrere come prossimo sindaco di Firenze.

Una prova generale per il manager tedesco? Lui non risponde, parla solo d’arte: «I Re Magi e i vari personaggi della loro corte sono raffigurati con i volti della famiglia dei Medici e dei loro alleati: si tratta dello stesso principio che caratterizza il presepe napoletano, con le figure di Maradona e Osimhen che rendono omaggio al bambin Gesù», dice, diplomatico, strizzando un’occhio al folklore della città in cui potrebbe venire a lavorare tra poco.

Tornando all’arte, è straordinario il colpo d’occhio donato dal dipinto, posto sul ballatoio che sta sopra l’altare della chiesa. Non è la prima volta che una opera celebre arriva al museo diocesano che negli ultimi anni, sempre nel periodo natalizio, ha ospitato quadri di Michelangelo, Leonardo Da Vinci, Rubens, Brueghel, Pinturicchio, Aniello Falcone, Antonello da Messina e Artemisia Gentileschi. Stavolta è toccato a Botticelli, a un quadro che non era mai stato a Napoli.

La curatela dell’evento è dello storico dell’arte Pierluigi Leone de Castris, in collaborazione con Alessandro Cecchi, direttore del museo di Casa Buonarroti: «Uno dei capolavori assoluti di Botticelli e in teoria quello più spostabile dagli Uffizi. Opera tra le più rappresentative della prima maturità del pittore, di qualità straordinaria, denso di riferimenti storici. L’artista trasmise un’idea di identificazione del mito dei Magi e quello del potere presente». Tutto questo, spiega ancora De Castris, «fa capo al sostegno dei Medici alla confraternita dei Magi a Firenze. Una vicinanza che arriva all’esoterico se si pensa che Lorenzo era nato l’1 gennaio ma nei documenti ufficiali si legge che viene battezzato il 6, giorno dell’Epifania, cosa anomala per l’epoca dato che i neonati venivano battezzati entro il giorno successivo per ragioni spirituali». La densità di rimandi storici, conclude, ce la fa arrivare come una fotografia dell’epoca: «Vari riferimenti, come il ritratto di Marsilio Ficino, raccontano la cerchia di intellettuali creata dai Medici, la società, la politica e l’economia della Firenze di fine ‘400».

Per Elio De Rosa, direttore per la gestione museale di Donnaregina, quella di «Botticelli è una concessione straordinaria, ma questa pietra miliare del Rinascimento italiano non arriva a caso: Napoli vince e convince, Donnaregina è uno scrigno di tanti tesori. Ogni anno cerchiamo di ospitare capolavori che possano colloquiare con quelli presenti nella collezione, ad esempio i 7 quadri di Luca Giordano, e magari dare anche dei messaggi: l’adorazione dei Magi in questo momento storico, in un mondo che cade a pezzi, è un grande messaggio di incontro tra popoli e di pace».

Nella stessa occasione viene inaugurata l’esposizione al museo anche di «Chameleons», un ciclo di lavori di Armando De Stefano (1926-2021), a cura della storica dell’arte Olga Scotto di Vettimo. «Chameleons» è datato tra il 2002 e il 2008 e raccoglie parte della prima produzione del nuovo millennio dell’artista napoletano. Un corpus di lavori che sottolinea l’urgenza di affrontare nel presente, impastando segno e colore, drammi e tematiche universali come la metamorfosi, il trasformismo, la maschera, il doppio. Dice la curatrice: «Una serie di opere determinante per denunciare la débâcle etica, politica e sociale riferita a un tempo indistinto, ma che appartiene tanto alla storia quanto al presente, se non addirittura a un possibile scenario futuro, abitato dalle forme meccaniche».

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