LibriNapoli, Homo Scrivens cambia volto: «Con noi anche Francesco Pinto»

LibriNapoli, Homo Scrivens cambia volto: «Con noi anche Francesco Pinto»
di Valentina Bonavolontà
Domenica 14 Novembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 14:48
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Il viaggio alla scoperta delle più importanti case editrici indipendenti è alla sua seconda tappa. 

La casa editrice Homo Scrivens è la prima compagnia italiana di scrittura. Nasce da un laboratorio tenuto a Napoli da Gino Parrella e Aldo Putignano: attraverso l’incontro e il dialogo, cercando insieme uno spazio per venir fuori, è nata l’idea di una compagnia di scrittura, una piccola comunità di scrittori, aperta al contributo di tutti. Aldo Putignano, uno degli storici fondatori, racconta la storia di una piccola casa editrice indipendente, presente alle più grandi fiere nazionali e internazionali e che continua a mettersi in gioco puntando alla qualità letteraria più che agli andamenti del mercato. 

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Come nasce Homo Scrivens?
«Homo Scrivens è nata nel 2002 in maniera peculiare. Prima compagnia italiana di Scrittura, ha messo insieme tante persone accomunate dalla stessa passione e dallo stesso interesse verso quest’arte. L’idea era quella di metterci insieme per parlare ad addetti ai lavori, ad altri scrittori, a librerie, a teatri e altre forme di comunicazione di massa. Da questa esperienza, dopo dieci anni e tante collaborazioni, nel 2012 è nata la casa editrice Homo Scrivens e da allora abbiamo portato avanti una politica legata a molti autori che con coi sono nati e che abbiamo formato attraverso varie esperienze di collaborazione e una rete di contatti sempre più vasta. Da qui la crescita, che speriamo possa continuare».

Quali tappe hanno segnato i cambiamenti della casa editrice?
«Noi come casa editrice siamo nati con due libri, che credo siano rappresentativi del nostro modo di fare letteratura: L’enciclopedia degli scrittori inesistenti, che è stato un libro manifesto e ha avuto un’eco molto profonda e Pizzeria Inferno, capolavoro di un grande artista napoletano come Michele Serio. Abbiamo continuato attraverso le nostre collane a privilegiare una narrativa italiana e la scrittura collettiva. Polimeri è stata l’unica collana italiana dedicata alla scrittura collettiva.

Ora dopo tanti anni, dopo anche, come è giusto che sia, molti autori sono emigrati verso i grandi centri dell’editoria nazionale, siamo ad un altro bivio».

Quale?
«Siamo felici di annunciare un nuovo socio, con me e Ugo Ciaccio, storico fondatore di Homo Scrivens. Si tratta di Francesco Pinto, storico direttore del centro Rai di Napoli, una persona di grande prestigio e grande competenza, che potrà darci una mano in questo percorso di crescita e dialogo con le realtà istituzionalizzate. Ovviamente sarà un’occasione per guardarci allo specchio, per raggiungere obiettivi sempre più prestigiosi».

Qual è l’obiettivo della casa editrice e a quale pubblico si rivolge?
«Noi guardiamo innanzitutto alla comunità degli scrittori. In particolare ci siamo orientati nella narrativa del centro sud ritenendo che mancasse un centro di aggregazione, disponibile all’ascolto, che non volesse solo vendere i suoi prodotti, ma fosse in grado di assorbire tutte queste energie positive. Il Meridione d’Italia, in particolare la Campania e Napoli, sono stati spesso oggetto di una sorta di colonizzazione culturale. Riteniamo invece che Napoli non sia solo un genere letterario, ma sia un luogo dove ci sono energie vivaci in grado di produrre risultati importanti. Forse manca una struttura in grado di valorizzare a pieno, di dialogare effettivamente con il territorio. Non pensiamo di essere noi, ma noi vogliamo contribuire a questo processo. Avvertiamo, soprattutto nell’ambito della grande distribuzione e della grande editoria, un tentativo di accerchiamento. Ci sentiamo sempre più piccoli di fronte ad un’oligarchia che decide il mercato. Tante realtà diventano periferia. Quello che ci piacerebbe dire è che Napoli non è periferia».

Quale responsabilità civile ha una piccola casa editrice indipendente?
«Homo Scrivens è stata sempre orgogliosamente non a pagamento. E questo non vuol dire solo rifiutare le occasioni facili, ma provare ad offrire un modello alternativo che offrisse anche ad autori esordienti uno spazio per testate i loro lavori, provare a crescere. Su questo abbiamo trovato terreno fertile con tanti editori napoletani. È nata ormai da un anno l’Associazione Campana Editori e stiamo insieme portando avanti una politica insolita. Siamo tanti, siamo rappresentativi, riusciamo a dialogare con le istituzioni e già i risultati si vedono. L’unione è essenziale. Mi fa piacere ricordare come Ace ha già realizzato delle rassegne letterarie, altre sono ormai pronte. Credo che questo a Napoli sia sempre mancato, non la cultura dell’editoria, che anzi ha radici storiche fortissime, ma forse questa capacità di lavorare insieme ad un progetto più alto è stata debole».

Cosa significa in termini pratici e simbolici partecipare alle più grandi fiere internazionali?
«Homo scrivens ha sempre partecipato alle più importanti fiere letterarie. Ricordo che partecipammo al Salone Internazionale di Torino con soli tre libri, ma anche in quel caso riuscimmo a difenderci. La fiera è un’occasione di incontro, con il pubblico e con altri editori. Per cui importante è esserci e rivendicare la propria voce. Si avvicina la fiera di Roma, Più libri più liberi, dove presenteremo un’iniziativa sui generis, legata al mondo del Tennis, un contest letterario, Tennis Writing, che porterà i vincitori dl concorso a cimentarsi in un torneo che si terrà ATP che si terrà a maggio. A Torino proprio nel prossimo maggio festeggeremo i vent’anni. L’idea è non solo di portare tante novità, ma provare a raccontare quello che nel nostro piccolo siamo stati e ci piacerebbe continuare ad essere. Il mio augurio è che anche la Regione Campania Torni al Salone di Torino. Ricordo con grande affetto quando la Regione era presente con il suo stand. Abbiamo fatto tante cose insieme e spero questi tempi possano tornare».

Le prossime novità?
«Noi stiamo lavorando per rilanciare già nel prossimo Natale alcuni testi significativi. Rilanceremo questa guida insolita al Natale, Natale Istruzioni per l’uso, che tanta curiosità ha creato l’anno scorso. Avremo un libro su Maradona, Maradò, che non sarà il solito volume su Diego, non seguirà la solita linea geografica, ma vuole essere un’indagine sulla Napoli attuale che si confronta con il mito di Maradona. Poi lanceremo una nuova collana Edgar, che è una sorta di collezione di libri introvabili. Cercheremo quei classici dell’intrattenimento e della cultura popolare ormai scomparsi. Iniziamo con un libro clamoroso, il primo romanzo italiano su Joe Petrosino, del 1912, a cura di Guglielmo Stocco, un libro talmente introvabile, che anche i più esperti in materia lo segnalavano come “forse uscito”. Siamo riusciti a recuperarlo e ne siamo fieri». 

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