Napoli candida Cappella Pignatelli porta di accesso per il Progetto Unesco: «E recupereremo la Scorziata»

Cappella Pignatelli
Cappella Pignatelli
di Emma Onorato
Martedì 19 Luglio 2022, 16:05 - Ultimo agg. 20 Luglio, 07:10
5 Minuti di Lettura

«Rilanciamo il Progetto Unesco che ha avuto una lunga gestazione, un travaglio abbastanza duraturo che però ha prodotto dei frutti. Negli ultimi mesi stiamo molto accelerando per completare una serie di interventi complessi», con queste parole il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è intervenuto durante la conferenza organizzata all'interno della Cappella Pignatelli - in Piazzatta Nilo - in occasione della visita della Commissione Europea nell'ambito della valorizzazione del Grande progetto Centro Storico di Napoli sito Unesco.  

«Oggi diamo due casi di completamento lavori. Cappella Pignatelli è un caso esemplificativo: è una cappella nella gestione del Suor Orsola Benincasa che era stata abbandonata da molto tempo. Ora è stata recuperata. Rappresenta uno dei luoghi più simbolici del centro storico e della città, a Piazzetta Nilo, inizio dei decumani, ed è stata anche rifunzionalizzata per funzioni di divulgazione e presentazione». 

Cappella Pignatelli è un esempio «dell'idea del progetto diretta a rifunzionalizzare gli spazi storici importanti del centro storico per un nuovo uso nell'ambito del piano centro storico». Questo di oggi  «è il primo esempio di una serie, ed anche l'altro intervento all'Archivio di Stato è su questo spirito: recuperare parti importanti della città che erano nascoste, o non valorizzate, e che oggi possono avere una nuova storia e un nuovo futuro», conclude il sindaco.

L'idea risiede nel rendere la Cappella Pignatelli «una delle porte d'ingresso» per  chi  visita il centro storico della città. 

La cappella - o chiesetta familiare di Santa Maria dei Pignatelli - ha origini trecentesche e rappresenta uno dei diamanti della Napoli del Rinascimento. Per molto tempo è stata oggetto di furti e vandalismi, così, negli anni novanta del '900 la famiglia Pignatelli decise di donarla all'Università Suor Orsola Benincasa. Ed proprio grazie all'intervento del Sob se nel 2018 è riuscita a rientrare nel grande progetto del Centro Storico di Napoli - sito Unesco e ritrovare così - in versione restaurata - una nuova vita, una nuova luce.

Video

La Cappella, infatti, era chiusa al pubblico da più di 50 anni, ma ora è stata finalmente riconsegnata alla città e ai suoi cittadini che potranno visitarla - previa prenotazione (contattando l'Area conservazione e musei dell'università Suor Orsola Benincasa) -  per godere del suo patrimonio culturale offerto anche attraverso la fruizione di servizi multimediali. Una visita culturale al passo con i tempi grazie alla realtà avanzata, come ricorda Lucio d'Alessandro, rettore dell'Università Suor Orsola Benincasa, durante la conferenza a cui hanno preso parte Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, e Lucio Paderi, membro dell'unità Italia della Dg Regio - Commissione Europea. Paderi è fiero che l'Europa possa contribuire a rivitalizzare il centro storico di Napoli: «Sono contento che questa amministrazione abbia permesso di rilanciare un progetto che risultava un po' bloccato; gli elementi essenziali consistono nel rendere vivo e rivitalizzare un pezzo importante del territorio del centro storico, restituirlo alla città, renderlo fruibile anche al visitatore occasionale, e incorporare innovazione e nuove tecnologie che contribuiscano a dare più modernità.

Speriamo che il restauro permetta di avere lunga vita, di essere accessibile, e migliorare la qualità di vita del cittadino napoletano». Ringrazia il sindaco per aver adottato «un dinamismo intelligente che permette di ripartire su basi solide, per terminare il progetto in tempi dovuti. Magari ripeteremo esperienze analoghe per la programmazione 2027».

 

A margine della conferenza Manfredi ricorda che si sta raccogliendo «un impegno da parte della Commissione Europea per rilanciare e rifinanziare il progetto Unesco che nel corso della sua vita ha subito diversi travagli e gravi ritardi». Ma in questi mesi si è cercato di dare una forte accelerazione - rassicura il primo cittadino - che garantirà dei risultati importanti «non solo nel completare quello che già si sta facendo, ma nell'ampliare e trovare nuovi siti». «La situazione era molto difficile, la maggior parte dei cantieri erano bloccati, si rischiava un possibile definanziamento per il progetto. Abbiamo rimodulato il progetto, spostato fondi di finanziamento e fatto un accordo con la Sovrintendenza per rimuovere gran parte degli ostacoli e far ripartire i cantieri». Tra i primi luoghi che verranno restituiti alla città rientra il complesso monumentale dei Girolamini, il Castel Capuano - un altro cantiere bloccato da anni su cui si sta intervenendo per ripristinarne la funzione - ma anche via dell'Anticaglia - che taglia da est ad ovest il centro storico di Napoli - è fase di ripartenza, oltre a diverse chiese della città come il Sacro tempio della Scorziata.

La rinascita sociale e culturale del centro storico di Napoli è oggetto di un importante progetto di riqualificazione urbana che ha attirato un investimento di 73,5 milioni di euro dal fondo europeo di sviluppo regionale. Ma la vicina scadenza del Grande progetto Unesco - prevista per il 2023 - ha portato una riprogrammazione: «Un'operazione tecnica che ha ridefinito il perimetro di questo grande progetto - spiega Lucio Paderi - Ovvero sono stati identificati i progetti che hanno una concreta possibilità di essere portati a termine entro la vita del programma». Sono circa una ventina i progetti «che hanno ancora la possibilità di concludersi in tempo, ma ci sono una serie di altri progetti che, avendo sperimentato problemi attuativi non risolvibili, sono stati definanziati dal progetto europeo, e saranno finanziati con altri fondi che hanno calendari temporali più consoni». Più precisamente «l'operazione porta a tirar fuori dal perimetro del progetto originario, più della metà delle risorse che gli erano state attribuite, questo significa che questi progetti, che facevano parte del nucleo originario del Grande progetto Unesco, saranno finanziati con fondi nazionali che non hanno gli stessi vincoli del grande progetto Unesco», conclude.   

© RIPRODUZIONE RISERVATA