Napoli, a Porta San Gennaro restaurato l'affresco contro le pandemie

Porta San Gennaro, restaurato l'affresco

Napoli, a Porta San Gennaro restaurato l'affresco contro le pandemie
di Maria Pirro
Martedì 20 Aprile 2021, 09:14 - Ultimo agg. 17:53
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Ci sono le mascherine fai-da-te, indossate dai napoletani nel Seicento, che tornano di moda. I santi schierati contro tutte le pandemie, dalla peste al Covid, e i corpi senza vita. Eccoli, i particolari antichi e moderni riscoperti grazie al restauro appena completato a Porta San Gennaro. Ma il dipinto murale di Mattia Preti è coperto da una grande impalcatura, non si può ancora ammirare dalla strada: «Il Mattino» lo ha visto da vicino, in anteprima. Salendo sui ponteggi utilizzati per i lavori.


Dalla scala sotto la volta, si penetra tra tubi e spuntano, per primi, i piedi di un cadavere. Stretti a una corda, li trascina una donna con un panno sulla bocca, la mascherina di allora: anche lei è vittima della peste raffigurata nella parte bassa dell'affresco.

Un'altra donna, nuda, si morde le mani. Due metri più in alto, tra cielo e nuvole, condizionatori e finestre ai lati, si trovano San Gennaro (a sinistra) e San Francesco Saverio (a destra). Al centro l'Immacolata Concezione con il bambino in braccio, e il suo volto è di eccezionale bellezza: ricorda i tratti delle popolane dei Vergini, mentre il corpo è deformato. Per consentire che dal rione si possa distinguere e ammirare. «In secondo piano c'è una religiosa con una ghirlanda che la incorona, ma potrebbe essere stata aggiunta in seguito», afferma Emanuele Vitulli, presidente dell'AReN, associazione restauratori napoletani, che ha pulito la superficie, riacceso i colori e tirato fuori, da macchie informi, tutti i dettagli; mentre il pittore Nicola Dublino si occupa delle cornici e Vincenzo Casolaro ripulisce l'arco dai graffiti. Un lavoro complesso, durato oltre un anno, sostenuto da una trentina di volontari: il più giovane, Nabil Pulita, 40 anni di Capri, sempre presente. «L'intervento è stato rallentato per rispettare il distanziamento sociale», chiarisce Vitulli, ricordando che quella di San Gennaro è una delle porte più antiche: se ne trovano tracce sin dal 928. Ed è l'unica di sette ancora decorata.


Demolita e ricostruita due volte, la seconda nel 1537, per volontà di don Pedro di Toledo. «Questa Porta è dedicata al santo patrono poiché è stata passaggio obbligato per le catacombe», spiega l'architetto Alberto Sifola, presidente dell'associazione Friends of Naples, che ha promosso il restauro dell'affresco commissionato a Mattia Preti nel 1656, al termine della violenta epidemia, dal Consiglio degli eletti della città. In segno di ringraziamento per il pericolo scampato.


Ma la conservazione si rivela travagliata già 30 anni più tardi, quando il dipinto viene danneggiato dal terremoto. Poi, nell'Ottocento, viene protetto con un composto di albume d'uovo e siero di latte e diventa quasi del tutto illeggibile. Invece, il precedente restauro risale agli anni Novanta, ma sono di nuovo evidenti gli effetti dello smog. Così, il 19 settembre 2019 viene firmata la convenzione per il restauro. Nel 2020, installato il ponteggio, iniziano i lavori diretti da Gennaro Piezzo e subito interrotti dalle restrizioni anti-Covid. Le attività riprendono in l'estate con tutte le difficoltà. «La speranza è di riuscire a organizzare l'inaugurazione in occasione del miracolo di maggio», dice Michele Pontecorvo, presidente del Fai Campania, che sottolinea la decisiva collaborazione tra pubblico e privato. Difatti, il progetto è promosso dall'assessorato alla Cultura del Comune con la collaborazione della IV Municipalità e l'affiancamento della soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio. Con lo storico dell'arte Laura Giusti e la restauratrice Barbara Balbi.
Sponsor: Gianfranco D'Amato, Ranieri Impiantistica e Infracoop di Francesco Tuccillo. La spesa complessiva è di 70.000 euro e l'Acen, l'associazione costruttori edili, ha un ruolo chiave. Con la presidente Federica Brancaccio, amante del bello che, davanti all'opera, si emoziona: «È un dono che abbiamo voluto fare alla città».

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