«Sono vittima della violenza del fidanzato di mia figlia. Ha cercato di ammazzarmi, eppure adesso siamo io e la mia famiglia a dover scappare e nasconderci». Aggredita a pugni e calci e ridotta a una maschera di lividi dal diciottenne con il quale la figlia sta da circa tre anni, una donna è stata costretta a lasciare la propria casa di via Nuova Toscanella a Chiaiano e a trasferirsi in un altro quartiere per sfuggire alla violenza del ragazzo.
I fatti
La sfortunata protagonista di questa storia si chiama Anna Chiara Vitiello e l’aggressore che l’ha mandata in ospedale in codice arancione è un giovane venezuelano che con la figlia di Anna Chiara, ancora minorenne, ha avuto anche un bambino nato sette mesi fa. L’aggressione è stata denunciata dal deputato Avs Francesco Emilio Borelli che ha pubblicato il messaggio inviatogli dal marito della donna aggredita: «Sto seguendo personalmente gli sviluppi, dobbiamo tutelare queste persone», dice Borrelli. Esplicite anche le immagini visibili sulla pagina Facebook del parlamentare: il volto della donna è tumefatto. È lei stessa a raccontare che cosa è accaduto: «Già prima del 23 luglio, giorno dell’aggressione, avevo notato dei segni sul volto e sul corpo di mia figlia che mi avevano insospettito, nonostante lei negasse di essere stata picchiata dal fidanzato».
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La paura
Dal tono di voce della donna si percepisce chiaramente la paura che ha provato in quei momenti drammatici: «Quella sera erano circa le otto quando ho sentito grida concitate provenire dalla stanza di mia figlia dove c’era anche il fidanzato. Lui stava sempre a casa nostra, ma tra loro erano discussioni continue». Preoccupata per la piega che potesse prendere il litigio, Anna Chiara interviene: «Sono entrata per capire cosa stesse accadendo, volevo convincere mia figlia a uscire da quella stanza ma non ne ho avuto il tempo. Dopo pochi attimi lui mi è saltato addosso, mi ha colpito più volte al viso facendomi cadere a terra e poi ha continuato a prendermi a pugni, stringendomi anche le mani al collo. A un certo punto sono quasi svenuta e penso di essere viva soltanto grazie a mia figlia che si è buttata su di lui nel tentativo di fermarlo».
Pur dolorante e confusa per i colpi ricevuti Anna Chiara ha avuto la lucidità di cercare di calmare il ragazzo perché il suo scopo era di mettere al sicuro la sua famiglia: «Mio marito non era in casa e io volevo soltanto allontanarmi con mia figlia e il mio nipotino», racconta. Per evitare che la situazione degenerasse di nuovo la donna ha detto al ragazzo di voler soltanto fare due passi per riprendersi e che poi tutti, lui compreso, si sarebbero rivisti a casa. Invece si è messa in macchina e ha raggiunto l’ospedale San Paolo dove al pronto soccorso le è stato diagnosticato un trauma cranio-facciale con vistose ecchimosi ed escoriazioni a entrambe le braccia. Intorno alle sei del mattino Anna Chiara e sua figlia sono poi andate a presentare denuncia in questura. «La polizia mi ha detto che hanno attivato il codice rosso ma il mio problema è che non posso tornare a casa mia perché lui abita vicino e saremmo di nuovo in pericolo – prosegue la donna. Abbiamo dovuto fittare un appartamento in un’altra zona di Napoli ed è assurdo che noi che siamo le vittime dobbiamo vivere e nasconderci come topi».