Abusivismo edilizio, solo 20% di demolizioni e il procuratore accusa: «Comuni complici»

Abusivismo edilizio, solo 20% di demolizioni e il procuratore accusa: «Comuni complici»
di Francesco Gravetti
Venerdì 31 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 17:21
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Nelle ore in cui il Governo decide di non opporsi alla legge regionale che potrebbe sbloccare le pratiche di condono del 1985 e del 1995, l'avvocato generale dello Stato presso la Corte d' Appello di Napoli, Antonio Gialanella, bacchetta i Comuni sugli abbattimenti degli immobili abusivi: «Mancano di volontà, sono complici della devastazione del territorio».

Due questioni diverse: una è il tentativo di dare una risposta a decine di migliaia di cittadini che da trent'anni attendono di sapere se la loro casa abusiva può essere sanata, l'altra è un critica a un sistema che fa rimanere in piedi case nonostante sentenze passate in giudicato. Due questioni che, però, si intrecciano perché fotografano un territorio devastato, col cemento che negli anni passati si è «mangiato» intere zone, portando anche problemi dal punto di vista idrogeologico.

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All'incontro con la stampa nel quale sono stati anticipati i dati statistici della giustizia nel Distretto di Napoli, l'avvocato generale dello Stato, Gialanella, tira fuori i numeri sulle demolizioni e se la prende con gli enti locali: «Abbiamo denunciato interi consigli comunali. Su 587 provvedimenti esecutivi, sono state eseguite solo 100 demolizioni (circa il 20%). Manca la volontà dei Comuni e l'intervento dello Stato viene visto come un abuso».

Gialanella demolisce (lui sì) i luoghi comuni sui quali spesso si reggono gli illeciti, come il famigerato «abusivismo di necessità», cioè l'idea che ci siano famiglie costrette a violare le regole per avere un tetto sotto il quale dormire: «Non esiste. C'è sempre un interesse speculativo, perché si preferisce entrare nel mercato illegale, affidandosi ad imprese che lavorano in nero e procedendo con allacci abusivi».

L'avvocato generale dello Stato lancia poi stoccate ai politici («Anche i tentativi politici di giustificare e immaginare sanatorie vanno rigidamente osteggiati») ma fa anche un esempio positivo, quello del Parco nazionale del Vesuvio: «È una sinergia positiva la decisione del Parco Vesuvio di destinare un milione di euro agli abbattimenti degli edifici che insistono nel perimetro del Parco». Resta la critica ai sindaci, al punto che il procuratore generale della Corte d'Appello di Napoli, Luigi Riello, propone che un capitolo del bilancio del ministero della Giustizia venga destinato alle demolizioni per bypassare l'inerzia dei Comuni.

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Non sono (ancora) da abbattere ma sono abusive le circa 40mila case per le quali nel 1985 e nel 1994 sono state presentate domande di sanatoria. Per la maggior parte di esse non è mai arrivata una risposta, anche a causa di una sentenza del Consiglio di Stato del luglio del 2018 che diceva che le richieste di condono di immobili che si trovano nella zona rossa del Vesuvio non potevano essere accolte, nonostante la zona rossa sia stata istituita soltanto nel 2003, con la legge 21, quindi diversi anni dopo le due sanatorie.

Lo scorso novembre il consiglio regionale ha approvato un emendamento che modifica la legge sulla zona rossa, in modo che gli uffici tecnici possano almeno rispondere alle istanze. L'altro ieri sera il governo ha scelto di non impugnare la legge con l'emendamento, facendo tirare un sospiro di sollievo alla parte Pd della coalizione e deludendo quella pentastellata. Il consigliere regionale dem Mario Casillo, che ha seguito da vicino la vicenda, si dice «soddisfatto» e spiega: «Non è un via libera a nuova volumetria. In questo modo, i Comuni potranno fornire una risposta certa». Vincenzo Viglione dei Cinque Stelle, invece, argomenta: «Restiamo convinti che l'emendamento possa solo alimentare altro caos. Ci attiveremo con parlamentari e rappresentanza di governo per chiedere almeno tutele per i territori».
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