Casapound sotto processo: chi è Emmanuela, la pasionaria che ama il Duce e odia l'euro

Casapound sotto processo: chi è Emmanuela, la pasionaria che ama il Duce e odia l'euro
di Carlo Porcaro
Giovedì 20 Giugno 2019, 07:30 - Ultimo agg. 11:52
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Con le radici nel passato, la testa nel presente e lo sguardo rivolto al futuro. È questa la frase preferita dai militanti napoletani di CasaPound, orgogliosamente fascisti e contraltare dei centri sociali di fede arancione, protagonisti negli ultimi anni di un clima da anni di piombo. Non sono tanti dal punto di vista numerico, ma hanno spesso guadagnato i disonori della cronaca per azioni violente, scontri con gli antagonisti o iniziative provocatorie. Nati tra gli anni '70 e '80, salvo qualche eccezione come il più maturo Benito Lubrano, questi esponenti dell'estrema destra non si espongono molto in pubblico, preferiscono riunirsi nelle loro sedi (ce ne sono ben cinque in tutta la Campania) e si dedicano alla propaganda tramite i social o il loro house-organ cartaceo Il Primato Nazionale.
 
Di fronte alle richieste di condanna da parte del pm Catello Maresca, nell'ambito del processo che vede indagati numerosi esponenti del movimento con la testuggine romana nel logo, sembrano non scomporsi più di tanto. «Sono accuse vecchie, quali criminali, noi facciamo politica», la difesa d'ufficio di una piccola comunità che si presenta ad ogni appuntamento elettorale senza riuscire a spostare granché nella pubblica opinione. «Non mi citi tra gli imputati perché temo per la mia professione», dice uno dei 30 per cui è stata chiesta la condanna. «L'ipotesi accusatoria è che all'epoca dei fatti contestati, tra il 2011 e il 2012, si sarebbe costituito un gruppo sovversivo, composto da persone a vario titolo appartenenti a CasaPound Napoli/Hmo, tra cui io: un gruppo talmente sovversivo che quando all'epoca dei fatti siamo stati raggiunti dall'avviso di garanzia, io e gli altri militanti stavamo andando a presentare le nostre liste elettorali, che tra l'altro sono state accettate», la difesa della portavoce di Napoli Emmanuela Florino. Insomma, non piacerà a tutti ma è politica, il messaggio che vogliono recapitare.

I fatti oggetto del processo risalgono al 2011 quando vi fu il ferimento di alcuni militanti del centro sociale Insurgencia fucina poi della classe dirigente di De Magistris. Ogni decisione veniva e viene presa tuttora nella storica sede Berta di via Foria, in pieno centro cittadino, in un piccolo bunker fronte strada costellato di immagini o effigie di Benito Mussolini, manifesti su lotta all'immigrazione, uscita dall'euro e campagne per le case popolari. La ramificazione sul territorio è stata veloce. CasaPound vanta infatti una sede a Torre del Greco e Brusciano nel Napoletano, una ad Eboli in provincia di Salerno e ultima in ordine cronologica Avellino battezzata dal leader nazionale Simone Di Stefano. Sono sovranisti della prima ora ma non tutti si riconoscono nel leader di Fratelli d'Italia o nel vicepremier Matteo Salvini, considerati ormai gli alfieri del nazionalismo in salsa italica contro l'Europa e la sua Troika cattiva. «CasaPound è l'unica forza politica del tutto nuova e per l'uscita unilaterale dell'Italia da euro e Ue, non possiamo stare ai diktat di Bruxelles e quindi dell'alta finanza e delle Banche: faremo la fine della Grecia», il loro manifesto politico. Ma chi comanda in CasaPound a Napoli? C'è un asse solido composto da Emmanuela Florino, figlia dell'ex senatore Msi-An Michele Florino, e Peppe Savuto, portavoce e volto pubblico dell'occupazione nel 2010 di H.M.O. (Hic manebimus optime, frase ispirata al racconto di Tito Livio dei romani che respinsero i Celti), ex convento nel quartiere di Materdei, prima che appunto arrivassero gli attacchi degli antagonisti e lo sgombero. Altri, a partire da quel Enrico Tarantino - poi candidato in una lista a sostegno di Gianni Lettieri al Comune di Napoli - per cui è stata chiesta una pesante condanna, sono stati cacciati dal movimento e fanno parte di un altro soggetto sempre più a destra quale Militia. Se per i magistrati napoletani si sono macchiati di reati pesanti, per le istituzioni non c'è mai stato un motivo ostativo ad una loro manifestazione o candidatura con una lista ad hoc. Anche se alle recenti Europee la Commissione parlamentare Antimafia nell'elencare i nomi dei cosiddetti impresentabili ha tirato in ballo anche CasaPound. «Mi fa specie che circa la mia candidatura si faccia riferimento alla legge Severino, visto che nel mio caso non è applicabile», commentò la Florino.

I fascisti del Terzo Millennio hanno il loro partito, ma vantano amicizie lontane e consolidate con numerosi esponenti della destra partenopea che non rinnegano la fede fascista e il cameratismo. Si tratta dell'ex presidente del Consiglio provinciale Luigi Rispoli, dell'ex parlamentare Luciano Schifone nonché del consigliere comunale Marco Nonno: tutti e tre ora militano in Fratelli d'Italia, ma condividono molte delle battaglie di questi giovani, da loro considerabili al massimo camerati che sbagliano.
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