Consiglio regionale della Campania, addio buvette: arriva la mensa con il self service

Consiglio regionale della Campania, addio buvette: arriva la mensa con il self service
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 12 Maggio 2021, 08:30 - Ultimo agg. 19:34
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Eppure ci sono stati anni in cui sedere ai quei tavoli significava contare qualcosa. Tra leader nazionali che si fermavano a pranzo, quando la Campania era lo scacchiere su cui si decidevano e si tenevano in piedi governi nazionali, e politici locali che lì, a quel desco, tra un branzino e una falanghina, esercitavano il loro potere. C'era la fila ai tempi tanto che fu necessario emettere un regolamento che dava la precedenza ai consiglieri regionali e ai loro staff. Poi, solo poi, toccava ai comuni mortali.

Era la buvette della Regione Campania, una copia in piccolo di quella di Montecitorio, che aperta ai tempi della seconda legislatura Bassolino, diventò comunque il centro del potere in salsa campana.

Ma è ora di dirgli addio.

Non per colpa del Covid o di un appalto saltato ma del nuovo corso che prevede una banalissima mensa. Sì qualcosa di più simile a un self service ad uso travet che a qualcosa che si adatti a ranghi più onorevoli, è il caso di dire. 

Anche se, a dir la verità, il fascino del luogo si era ormai affievolito se non spento da tempo. Lontani i tempi in cui, era Sandra Mastella presidente del Consiglio regionale, vengono firmate delibere per rinnovare le hotellerie, per acquistarne di maggior pregio e con il logo della Regione. E, ancora, dotarsi di bicchieri di cristallo.

Anzi, con l'avvento di Vincenzo De Luca alla Regione, il luogo ha perso poi quel fascino legato al potere che si incrocia con il cibo a prezzi scontati per la politica e diventare qualcosa di meramente legato alla sussistenza della pausa per mangiare un boccone tra un consiglio e l'altro.

E se Stefano Caldoro da presidente lo si poteva scorgere ai tavoli, non è stato il caso del suo successore De Luca che il luogo non l'ha mai amato. E, anzi, con l'avvento dei grillini in Consiglio il posto era ormai additato come simbolo dello speco visti i prezzi bassi un tempo applicati. Naturale perché oltre alla gestione affidata in appalto esterno, alla Regione toccava contribuire economicamente. Circa 19mila euro al mese ai tempi di Bassolino, poi la metà circa con l'avvento di Caldoro. Senza contare acqua e luce garantiti dal Consiglio regionale che, anni fa, ammodernò anche le cucine.

E così si garantivano 50 centesimi per un caffè, 6 euro per un primo e 7,50 per un pesce alla griglia. Tanto a pagare, alla fine, sono stati sempre i cittadini. Che però mica ci potevano entrare.

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Ora l'addio che si materializza brutalmente in una determina degli uffici del Consiglio con cui si affida ad un ingegnere esterno uno studio di fattibilità tecnico-economica «relativa ad una diversa distribuzione interna di alcuni ambienti area ristoro relativa alla trasformazione del locale ristoro a sala mensa ubicato al primo piano interrato dell'edificio F/13 sede del Consiglio Regionale». Da ristoro a mensa, appunto. Che poi in altre Regioni da anni si era passati dalla classica buvette politica a un servizio ristoro fast tipo mensa/self service. Solo la Campania resisteva imperterrita tra ditte che si davano il cambio e il luogo che perdeva sempre più il suo allure. Poi il Covid ha dato il colpo finale con la chiusura degli uffici, il dimagrimento drastico di consigli e commissioni e le porte sbarrate del Consiglio agli esterni. Ed ecco il nuovo servizio, che partirà tra un po' di mesi, che dovrà prevedere anche gli adeguamenti di sicurezza contro la pandemia.

E addio a branzini e risotti a prezzi popolari per ritrovare, sicuramente, pietanze più veloci. «Una mensa? Mi sembra compatibile con il nuovo corso e ognuno ha il servizio che si merita», riflette caustico Peppe Russo, ex capogruppo del Pd. «Ormai più che consiglieri mi sembrano prestatori d'opera e se non esiste il consiglio non ha nemmeno senso la buvette. Anzi meglio una cosa alla cinese che esprime meglio il tutti in riga».

In che senso? «Quell'atmosfera di confronto, dialogo, tra consiglieri è sparita ormai da un pezzo. A tavola si discuteva, si elaboravano proposte e progetti di legge. Ma oggi vedo che non c'è molto da discutere se consiglio e commissioni si riuniscono al lumicino e il lavoro dei consiglieri è ridotto al minimo. E - conclude Russo - ora una mensa mi sembra più che giusta: si mangerà quello che passa il convento...». Appunto. 

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