Debito Comune, il caso Napoli sul tavolo del premier: «In Senato la svolta»

Debito Comune, il caso Napoli sul tavolo del premier: «In Senato la svolta»
di Luigi Roano
Venerdì 10 Dicembre 2021, 08:30 - Ultimo agg. 16:28
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È iniziata la fase dell'ammissibilità dei due emendamenti - presentati da Pd e M5S - salva Napoli e stando a quello che trapela il dossier della terza città d'Italia sul suo maxi debito da 5 miliardi è sulla scrivania del premier Mario Draghi. Il pressing dei partiti del Patto per Napoli cioè Pd, M5S e Articolo 1 con la disponibilità a ragionare anche di Fi sta scalfendo il muri della politica e per il Comune si potrebbero aprire strade inattese. «C'è fiducia - spiega la senatrice del Pd Valeria Valente - perché questi emendamenti vengano ammessi. Napoli deve essere aiutata. Le cose vanno fatte con sobrietà e si stanno facendo». Poi la senatrice chiosa: «Naturalmente la città dovrà dare prova che c'è un piano di recupero che deve passare per una serie di cose da fare a partire dal miglioramento della riscossione, ma c'è fiducia». La notizia del giorno, quella che ha fatto manifestare al sindaco Gaetano Manfredi negli ultimi tempi una certa positività, è che Draghi è concentrato anche su Napoli e i suoi guai. Un interesse - quello del premier - che dà fiducia a chi sta lavorando sulle misure per non affossare la terza città d'Italia. Non è un caso che l'assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta ormai è quasi sempre a Roma e tra oggi e domani si stabilirà di nuovo nella Capitale per nuovi vertici politici e anche tecnici con il Mef. «Che gli emendamenti che riguardano Napoli - spiega l'assessore - siano stati collocati tra quelli segnalati è molto importante perché significa che l'attenzione dei gruppi politici è forte. D'altra parte è anche un segnale di attenzione da parte del Governo». Baretta sta lavorando in queste ore per strappare un contributo straordinario da parte del Governo, per il Comune la cifra ideale sarebbe tra gli 800 milioni e il miliardo. Ragionamenti che adesso si fanno alla luce del sole e che non escludono misure speciali sotto il profilo normativo. E altri patti e interlocuzioni si possono avere con CdP e Invimit, la società del Mef di investimenti immobiliari, per quello che riguarda la dismissione e valorizzazione del patrimonio. Invimit al riguardo ha avviato una collaborazione con l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, con l'obiettivo di attivare anche attraverso il supporto dell'Istituto per la Finanza e l'Economia Locale (Ifel) e la Fondazione Anci-Patrimonio Comune un centro di competenza specifico nel settore della valorizzazione dei patrimoni immobiliari degli Enti locali. 

Rimosso lo stallo politico ora la palla è nelle mani dei relatori della legge di bilancio e in quelle del Governo che deve decidere come aiutare Napoli.

IN questo contesto una legge ad hoc che sembrava un miraggio fino a pochi giorni fa potrebbe tornare d'attualità sotto forma di provvedimenti che potrebbero interessare solamente Palazzo San Giacomo.

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Cosa cambierebbe per Palazzo San Giacomo nel caso passasse uno dei due emendamenti? Se passasse quello del Pd le quote di ammortamento del debito passerebbero in capo allo Stato a partire dal primo gennaio del 2022. Nella sostanza l'esposizione del Comune verso le banche e in particolare con CdP inclusivo delle partecipate ammonta a 2,5 miliardi che costituiscono la metà del debito. Cosa accade invece se dovesse passare quello firmato dal M5S? Ci sarebbe il commissariamento del debito del Comune cosa che è nei pensieri del sindaco dal primo momento cioè da quando non era nemmeno candidato e concepì il Patto per Napoli. Verrebbe creata una struttura commissariale sul modello di Roma con la massimo 7 dipendenti a partire dal primo gennaio. In caso di commissariamento del debito bisognerebbe rifare i conti ex novo e quindi le scadenze dell'approvazione delle varie sessioni di bilancio slitterebbero in avanti. Ci sarebbe una doppia contabilità: quella per il debito con il commissario che usufruirebbe di finanziamenti per sanarlo. E quella ordinaria in capo al Comune che così potrebbe ripartire. 

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