Laura Lieto vicesindaco di Napoli: «Il centro direzionale fulcro del rilancio di tutta Napoli Est»

Laura Lieto vicesindaco di Napoli: «Il centro direzionale fulcro del rilancio di tutta Napoli Est»
di Luigi Roano
Domenica 7 Agosto 2022, 11:00 - Ultimo agg. 15:05
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Allora Laura Lieto - neovicesindaca e assessore all'Urbanistica - che senso dà a questa sua nomina?
«Voglio dire due cose: la prima è dedicata a Mia Filippone una donna straordinaria che ha svolto questo ruolo in maniera straordinaria, per me questo nuovo lavoro è imprescindibile da quello che ho visto fare a lei. La seconda cosa è che sarò in continuità con la Filippone, cioè sarò un vice da ascolto, da contatto, da testimonianza dei luoghi».

È anche un ruolo politico, o generalmente è così...
«È un ruolo dove si rappresenta il sindaco e l'amministrazione è una responsabilità ed una eredità che sento in maniera molto forte».

Il suo lavoro è l'urbanistica e il Pnrr ha una parola d'ordine: Rigenerazione urbana. Come sta messa Napoli?
«È un'opportunità senza precedenti dal punto di vista dell'impiego di risorse a Scampìa, Ponticelli e in via Taverna del ferro. Il punto centrale è che è l'occasione per conciliare la rigenerazione fisica dei luoghi con dei progetti di accompagnamento e di sviluppo sociale: questa la grande sfida che ci viene proposta.

Veniamo da lunghe stagioni in cui si sono costruite case e realizzati spazi per servizi, ma non si è lavorato con pari intensità sulla dimensione economica e sociale dei luoghi».

E come si fa a Ponticelli, Scampìa, Taverna del ferro ...
«Ci si riesce se la scelta la si fa assieme a chi abita in questi luoghi piuttosto che procedere in maniera astratta. Noi abbiamo intrapreso un processo di ascolto delle comunità per la rigenerazione urbana. È determinante inserire in questi contesti politiche per il lavoro. Penso alle tante donne che svolgono lavori estremamente importanti spesso per esempio si occupano dei bambini di altre donne. Terzo aspetto di cui discutiamo con i concittadini è la presa in carico dei luoghi, basta pensare al tanto verde e agli spazi che ci stanno a Scampìa. Possono essere una straordinaria risorsa, ma se non è gestito, se non è affidato non funziona. A Ponticelli per il Pru ci segue una agenzia specializzata di pianificatori. La presa in carico dei luoghi non può prescindere dalla rigenerazione urbana».

Uno di questi luoghi, per certi aspetti, è il Centro direzionale. E con il progetto Porta est della Regione è destinata a svuotarsi ancora di più sotto il profilo anche delle funzioni.
«Noi stiamo lavorando in una cornice che è più larga del Centro direzionale. Porta est è uno snodo infrastrutturale importante della città orientale: riguarda Piazza Garibaldi, il nodo di Gianturco fino ad arrivare al mare e le retro aree del Centro direzionale, quelle che una volta erano di ex Agorà 6. Aree pubbliche. Questo per dare una indicazione in linea di massima su cosa si sta ragionando».

Non ha risposto ancora sulla sorte del Centro direzionale
«Dire che le sorti del Centro direzionale dipendono da Porta est è riduttivo. La strategia di sviluppo della città orientale, l'area a maggiore effervescenza di crescita, è l'asse portante della pianificazione urbanistica che approcceremo in autunno. Il tema è di ripensare il Centro direzionale nell'economia generale tenendo presente che il terziario e il direzionale non bastano. Bisogna introdurre un mix di funzioni: promozione culturale, un luogo dove spostare attività legate ai giovani, migliorare la ricettività e l'altro elemento da non trascurare deve essere quello delle residenze. Noi stiamo studiando, ma anche lavorando a un tavolo tecnico a settembre intorno al quale ci devono essere gli stakeholders per fare un ragionamento robusto».

Tuttavia da urbanista non ritiene che il progetto di trasferimento degli uffici della Regione a 200 metri sia un inutile doppione del Centro direzionale?
«In primo luogo si tratta di una operazione di rigenerazione degli scali ferroviari e ovviamente le Ferrovie sono un partner fondamentale. L'operazione è un valore anche per la città, perché il nodo intermodale è utile. Il Centro direzionale non si ripopola solo con gli uffici della Regione anche se siamo consapevoli dell'economia quotidiana che muovono. Quello di cui stiamo parlando è un intervento infrastrutturale che riorganizza il terminale di Porta Est».

Ma del trasferimento degli uffici regionali non ne avete parlato in conferenza dei servizi? Come si fanno a conciliare tutte queste cose?
«Le aree sono delle Fs, in teoria possono fare l'operazione naturalmente nel contesto delle nostre regole. In Conferenza del problema del trasferimento degli uffici regionali non se ne parla proprio, ma è ovvio che i primi a porci questo problema pensando al Centro direzionale siamo stati noi. L'edificio della Regione, ove mai si facesse, rientrerebbe nel quadro di sviluppo del Centro direzionale».

Cosa intende quando dice che le Fs sono partner fondamentali?
«È imminente l'apertura della stazione della linea 1 e dunque più si allarga Porta est e piazza Garibaldi maggiori sono i vantaggi per il Centro direzionale dove arriverebbero più persone e le Fs hanno tutto l'interesse perché ciò accada».

Vale a dire?
«Corso Meridionale e via Aulisio sono un muro, non c'è nulla e con Fs stiamo ragionando su come riempire di funzioni quei luoghi per renderli sicuri. E c'è anche la riflessione molto attenta sul retro del Centro direzionale cioè sulle aree ex Agorà 6».

Qual è la natura della riflessione?
«Sono aree pubbliche e li ci devono andare funzioni almeno di peso metropolitano. È al sindaco sono arrivate diverse proposte. La rigenerazione di queste aree è un nostro obiettivo per superare la monocultura del solo terziario direzionale. Sono fortemente attrattive e ci sono gruppi di advisor, persone e di esperti che le valutano. Esperti di grandi progetti come quelli di Milano e Londra».

È sostanzialmente la Variante al Prg alla quale sta lavorando?
«Noi vogliamo partire con una variante generale al Prg di natura regolativa in vista di un processo che dovrebbe partire come base dall'area orientale. Nel bilancio abbiamo inserito questa voce per la formazione di un grande gruppo di lavoro perché gli uffici sono sguarniti. Serve un lavoro interdisciplinare dobbiamo pensare che Napoli ci serve nel 2050, raccogliere la sfida che ci arriva dall'Europa con la transizione ecologica e i cambiamenti climatici. Serve un risanamento ecologico basta pensare ad aree come Soccavo e Pianura che vanno risarcite colpite dalla politica dell'emergenza. Quella sulla mia città è il lavoro della mia vita». 

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