«Il Patto per Napoli non si tocca» è l'impegno assunto ieri pomeriggio dal leader della Lega, Matteo Salvini, ieri a Napoli per parlare all'Unione Industriali partenopea guidata da Costanzo Jannotti Pecci nel ciclo di incontri con i leader candidati alle prossime elezioni. Nessuna modifica, quindi, all'intesa siglata dal sindaco Manfredi e dal premier uscente Draghi se il centrodestra riuscirà a prevalere alle urne. «Non devono essere i cittadini - ha rilevato il segretario del Carroccio - a pagare per gli errori degli amministratori. I soldi a Napoli li abbiamo stanziati tutti insieme come lo facemmo per Catania o per Alessandria. L'importante è che sindaci e governatori non li sprechino. Il problema della Campania è che fino a pochi mesi fa era una delle ultime per capacità di spesa dei fondi europei. Il problema non è che non ci sono i soldi ma che non si spendono o si spendono male». Un tema, quello del Patto per Napoli, agitato soprattutto dal centrosinistra e dal Terzo Polo. Salvini ha voluto così allontanare l'ipotesi di modifiche. Il patto che ha salvato le casse comunali non è l'unico tema trattato da Salvini che riguarda da vicino il futuro della città.
Agli industriali, più di ogni altra cosa, premeva sapere dal leader leghista quale era il suo approccio sul suo progetto di autonomia differenziata.
Parole di chiarezza Salvini ha voluto dirle sul reddito di cittadinanza. Fino a qualche mese fa il centrodestra (e non solo) voleva abolirlo, ora tutti sono concordi di realizzare invece solo delle modifiche. «Chi non può lavorare - ha spiegato il leader del Carroccio - va aiutato e va assistito, minori, disabili, anziani, pensionati chi è in grado di lavorare e rifiuta anche una sola offerta di lavoro perde qualsiasi privilegio per quello che mi riguarda». E a ai cronisti che gli facevano notare quanto fosse difficile dire al Sud in campagna elettorale che lo si vorrebbe abolire, Salvini ha replicato deciso: «Ne parlo qui esattamente come a Catania domani o altrove». Infine una battuta sulla performance di Di Maio e sul ballo in pizzeria. «Da italiano sono profondamente imbarazzato. Fosse un candidato qualunque va bene, ma questo fa il ministro degli Esteri, ci sono tre guerre in corso e questo fa l'ape Maia».