I giochetti della politica: ma alla città di Napoli chi pensa?

di Vittorio Del Tufo
Sabato 27 Ottobre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 08:05
3 Minuti di Lettura
Nel commentare le fibrillazioni che agitano la sua maggioranza, il sindaco De Magistris parla di «intossicazione del clima» tipico di «quando si fanno dei cambi». Noi preferiamo definire il teatrino al quale siamo costretti ad assistere in questi giorni per quello che è: uno spettacolo ampiamente al di sotto della decenza, con i ricatti incrociati dei partitini, dei sub-partitini e delle particelle elementari che rendono la vita impossibile non solo al sindaco ma all’intera città, avvolta in un eterno velo di inconcludenza. 

Anziché dare impulso alla sua azione di governo, DeMa continua a perdere pezzi e si accontenta di governicchiare con una maggioranza talmente risicata da reggersi sul voto di un solo consigliere. Dal rimpasto annunciato ieri nessuna novità: in giunta entrano Monica Buonanno, vicina alla Sinistra e ai suoi infiniti cespugli, e Laura Marmorale di area Insurgencia-Gesco. Defenestrate Maria D’Ambrosio, l’esponente dei Verdi, e Alessandra Sardu, da un anno in giunta e superbeffata. Sul piano politico la giunta arancione si arrocca ancora di più sulle posizioni radicali dei Movimenti. Una maggioranza più che mai esposta, dunque, ai capricci dei micro-partiti, degli sfasteriati (dal nome di uno dei gruppi consiliari) e degli antagonisti. Mentre De Magistris srotola con entusiasmo la favola populista di una rivoluzione che alberga solo nella sua testa, la girandola di deleghe nella sua sbrindellatissima coalizione dà il segno di un affanno continuo, di un estenuante tirare a campare, di un eterno gioco dell’oca che non fa il bene della città. 

Ma di tutto questo, il sindaco, è consapevole? Ovviamente sì. Ma evidentemente vola più in alto di queste terrene cose. Pur accontentandosi di sopravvivere con una maggioranza appesa a un filo, continua ad alzare il tiro nei confronti dell’universo mondo, e a sparare a palle incatenate contro le altre istituzioni. De Magistris, insomma, sembra inseguire una sceneggiatura nota: spostare continuamente il suo ruolo, il suo profilo, da una dimensione amministrativa a una dimensione esclusivamente politica. Far arrivare la sua voce in strada, e superare in acuto anche il frastuono del traffico. Nella speranza di inserire nuovi e più ambiziosi traguardi politici: le Regionali del 2020, innanzitutto, poi si vedrà.

Ma la città, in tutto questo? La città resta sullo sfondo, con i suoi sfinimenti. 

I servizi affondano - basti dire che in un anno, come documentato ieri dal Mattino, la metro ha accumulato 54 ore di blocco totale o parziale - e nel futuro immediato, più che il verde pascolo della rivoluzione, si intravede solo il macello sociale di ulteriori tagli: ai trasporti, all’assistenza, ai servizi essenziali, alla manutenzione delle strade. Spericolate alchimie contabili hanno finora consentito di prolungare l’agonia, spingendo la notte più in là e trasferendo i debiti sulle amministrazioni (e le generazioni) future. Basti pensare alla partita della dismissione dei gioielli di famiglia, ovvero gli immobili comunali: a fronte dei 176 milioni attesi sono stati incassate, finora, solo briciole.

I continui richiami di DeMa alle prossime sfide elettorali corrispondono al suo impulso profondo di restare calato in una dimensione politica a tempo pieno. Ne è testimonianza il rosario di tweet e di post autocelebrativi sgranato quotidianamente su una città esausta, stufa di ascoltare proclami che sembrano arrivare direttamente dal Paese delle Fiabe. Su Repubblica Napoli di ieri, Ottavio Ragone ha sottolineato efficacemente come De Magistris (e il suo rivale De Luca) abbiano fatto di Napoli l’agone di una permanente e anticipata rissa elettorale. Noi, che segnaliamo questo rischio da anni, aggiungiamo che su due o tre obiettivi andrebbe concentrata l’azione di governo in questa fase pur convulsa di consiliatura: la manutenzione della città, la sua messa in sicurezza, il rilancio del welfare e del trasporto pubblico locale. 

È giunto il momento di stringere la visuale, di volare un po’ più basso, per terra, dove si posano le urgenze e i problemi (veri) dei napoletani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA