Il piano di Salvini: «Dopo due mesi distruggerò i motorini sequestrati»

Il piano di Salvini: «Dopo due mesi distruggerò i motorini sequestrati»
di Paolo Barbuto
Mercoledì 3 Ottobre 2018, 10:30 - Ultimo agg. 16:22
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Quando ha saputo che motorini e scooter confiscati vengono custoditi fino a 12 anni, a spese della comunità, prima di potersene sbarazzare, il ministro Salvini ha avuto un sussulto e ha tuonato: «Questa norma va cambiata immediatamente. Io al massimo li tengo due mesi e poi li distruggo».

Il tema è particolarmente sentito a Napoli. Quando c'è la possibilità di metterlo sul tavolo, i rappresentanti delle forze dell'ordine ci provano sempre, nella speranza di ottenere ascolto: accadde alla vigilia della scorsa primavera quando in città arrivò il predecessore di Salvini, Marco Minniti, al quale pure fu presentato il problema.
 
Il vero e insormontabile ostacolo che rende impraticabile il percorso del sequestro o della confisca dei mezzi a due ruote è costituito dai depositi giudiziari. A Napoli quelli comunali sono due, lo storico di via Campegna e quello recente incastonato nel deposito «Stella Polare» dell'Anm. Il primo deposito riesce a contenere al massimo 300 ciclomotori, il secondo può arrivare fino a 800, ma questi numeri sono insufficienti.

E qui la vicenda prosegue su due strade totalmente differenti eppure parallele, perché entrambe collegate alla mancanza di spazi: il mancato recupero dei mezzi sequestrati e l'affidamento di quei mezzi ai proprietari.

Quando un ciclomotore viene fermato in strada e al centauro contestata un'infrazione che prevede il sequestro, la regola vuole che, nell'immediatezza quel mezzo viene preso in custodia dalle autorità e portato in un deposito dal quale, dopo aver pagato la contravvenzione e dopo aver atteso il tempo imposto per lo «stop», il proprietario può andarlo a ritirare. Attualmente la media delle persone che pagano la multa e vanno a ritirare il ciclomotore sequestrato è prossima al venti per cento.

Ecco, è tutta in quel numero la rappresentazione della crisi napoletana: sappiamo che a Napoli la media mensile di ciclomotori sequestrati è di 350, di questi solo settanta vengono ritirati, altri 280 restano ad ammuffire nei depositi riducendo lo spazio per altri sequestri. Se i depositi sono comunali, come quelli dei quali abbiamo parlato, il valore della custodia è moderato; se, invece, come accade sempre più spesso, i motorini vengono affidati in custodia giudiziaria a depositi privati, il costo del mancato recupero e della gestione, fino a 12 anni, è tutto a carico della comunità. Ci sarebbe anche la possibilità, offerta dalla legge, di affidare i motorini ai cosiddetti «custodi acquirenti», strutture selezionate per bando pubblico alle quali viene offerta la possibilità di entrare in possesso dei mezzi sequestrati se i proprietari non vanno a ritirarli nei tempi corretti. A Napoli, però, questa formula non può ancora essere utilizzata per via di problemi burocratici legati al bando che s'è impantanato nelle secche dei ricorsi.

Dopo aver compreso quali sono le difficoltà legate ai depositi che non possono più accogliere nuovi ciclomotori, possiamo affrontare la seconda fase della questione, quella dell'affido ai proprietari. Capita sempre più di frequente che, vista l'impossibilità di custodirli, i ciclomotori sottoposti a sequestro vengano lasciati nelle mani dei proprietari ai quali viene imposto il blocco: il motorino va tenuto in garage finché non viene cancellato il sequestro, e il divieto di circolazione viene comunicato in tempo reale anche al Pra che condivide la notizia su scala nazionale.

Le persone perbene rispettano i dettami della legge. Tornano a casa a bordo del ciclomotore e lo lasciano fermo finché la questione non si rivolve. I problemi sorgono quando ad essere fermate sono altri tipi di persone: quelle che si fanno beffa della legge. Per farci comprendere meglio utilizziamo un esempio: se uno scippatore, un rapinatore, un camorrista, viene sorpreso ad andare in moto senza casco e gli viene imposto l'obbligo di tornare a casa e lasciare ferma la sua moto finché non avrà pagato la multa o aver presentato ricorso, secondo voi come si comporta? Ovviamente continua liberamente ad utilizzare le sue due ruote per andare in giro a commettere rapine, scippi e, sempre più spesso, anche per dare vita, armi in pugno, a una stesa.

Per fermarli basterebbe avere depositi, ma i depositi non sono disponibili perché scoppiano di motorini sequestrati che nessuno recupera per dodici anni. Se quei motorini fossero «smaltiti» nel giro di due mesi, invece, gli spazi si riciclerebbero di continuo, i costi diminuirebbero e l'affidamento al proprietario sarebbe solo un ricordo.
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