Costanzo Jannotti Pecci, 70 anni, attuale vicepresidente dell’Unione Industriali di Napoli, ha formalizzato la sua autocandidatura a successore di Maurizio Manfellotto alla guida della più rappresentativa associazione imprenditoriale del Mezzogiorno. E dal momento che, secondo indiscrezioni fondate, il suo nome è stato accompagnato da un fortissimo consenso degli iscritti, sembra essere il favorito numero uno alla presidenza di Palazzo Partanna che si rinnova nei prossimi mesi (a maggio l’assemblea generale per il voto finale). Di sicuro per ora è l’unico candidato in campo: la Commissione di designazione, composta da Sergio Maione, Simona Capasso e Antimo Caputo, ne ha legittimato la candidabilità e al tempo stesso ha fissato, nel rispetto dello Statuto, le consultazioni della “base” tra il 18 e il 28 febbraio prossimi. I “saggi” dovranno raccogliere le indicazioni delle imprese, comprese ovviamente anche quelle per altri, eventuali candidati (a supporto dei quali servirà almeno il 20% del totale dei voti disponibili), e relazionare al Consiglio generale dell’Unione che sarà convocato agli inizi di marzo. In quella sede verrà formulato il nome del presidente designato e quest’ultimo, entro le successive quattro settimane, dovrà presentare la squadra e il programma in un nuovo Consiglio generale appositamente convocato, prima dell’assemblea generale prevista, come detto, per maggio, ultimo atto dell’iter procedurale.
Difficile ipotizzare se ci sarà una corsa a due o se, come sembra, Jannotti Pecci resterà alla fine il solo candidato.
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Proprio nella prospettiva del Pnrr e dell’utilizzo di altri strumenti per la ripresa e il recupero del gap strutturale del Sud, l’Unione si è resa parte attiva nella proposta di una progettualità capace di rilanciare la centralità di Napoli e del suo sistema di imprese. Il raccordo con la ritrovata Fondazione Mezzogiorno, di cui l’Associazione è socio fondatore, e il Campania Digital Innovation Hub, la frontiera più avanzata dell’innovazione da trasferire alle imprese, è stato sicuramente un passaggio importante, a sostegno dell’idea che se l’Italia non può prescindere dal Mezzogiorno per la sua ricostruzione, il Mezzogiorno non può non ripartire da Napoli anche sul piano della ricerca e dello sviluppo tecnologico. Un’Unione, in sostanza, che vuole recuperare a pieno titolo quel ruolo di protagonista su scala meridionale e nazionale che non sempre ha saputo meritare ma che la sua stessa storia, ancorché spesso divisiva e burrascosa (come anche le recenti vicende interne dimostrano) le ha assegnato. Anche per questo, l’appuntamento elettorale sfugge alla ritualità della tradizione e finisce per assumere un significato ben preciso al quale anche la città e la regione guarderanno con particolare attenzione.