Patto per Napoli, intervista a Laura Castelli: «Il salva debiti assicura il rilancio ma più soldi dalle tasse»

Patto per Napoli, intervista a Laura Castelli: «Il salva debiti assicura il rilancio ma più soldi dalle tasse»
di Luigi Roano
Giovedì 31 Marzo 2022, 11:00 - Ultimo agg. 1 Aprile, 11:10
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Viceministro Laura Castelli il premier Mario Draghi - con tutto il Governo - ha deciso di erogare al Comune di Napoli 1 miliardo e 231 milioni in 20 anni per far ripartire la macchina amministrativa. Il Comune dal canto suo deve però centrare degli obiettivi, come migliorare la riscossione. E il modello giusto per la città?
«Abbiamo costruito questo modello, perché quello che c'è ha dimostrato di non funzionare. Per risanare i bilanci dei Comuni servono vestiti su misura. È questa la strada che vedo sulla riforma del Testo unico degli enti locali. Abbiamo definito, assieme a Napoli, un programma strutturale di lungo termine che attraversa le legislature. Sono convinta che è il percorso giusto».

I napoletani a partire dall'anno prossimo, con questo modello, avranno l'Irpef più salata e una tassa di imbarco aeroportuale: non le sembra ingiusto che a pagare gli errori della politica siano i cittadini?
«In questi anni abbiamo dato, a più riprese, risorse straordinarie per evitare il dissesto del Comune.

Una procedura che avrebbe comportato inevitabilmente conseguenze molto più gravi, soprattutto in termini di erogazione dei servizi. Con questa misura strutturale definiamo un percorso che consente alla Città di riportare i conti in equilibrio per sempre, con un piano che arriva fino al 2042».

Ci racconta come è maturato il Patto per Napoli visto che il suo leader politico Giuseppe Conte ne è stato protagonista? Ci sono stati momenti in cui è rischiato di saltare?
«Politicamente è nato attorno alla candidatura di Gaetano Manfredi. L'accordo politico, grazie alla nostra presenza al Governo, è diventato realtà. Il lavoro incessante di questi mesi, il forte coordinamento tra Palazzo Chigi, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e la Città di Napoli, lo hanno trasformato nell'Accordo per il ripiano sottoscritto ieri».

Come si fa a convincere i cittadini a pagare più tasse per migliorare la riscossione? A Napoli la media dei pagatori si attesta intorno al 30%. Cosa può fare la politica in questi casi?
«Si deve ricostruire innanzitutto un patto sociale che faccia comprendere ai cittadini come vengono utilizzate le risorse delle tasse. E poi c'è tutta la parte della digitalizzazione del fisco, nei Comuni dove sono stati adottati l'AppIo e PagoPA, ad esempio, stiamo già registrando un'importante aumento della riscossione».

Il debito del Comune ammonta a 5 miliardi, metà dei quali frutto di mutui contratti con Cdp di cui il Mef è il maggiore azionista. C'è spazio per trattare almeno un abbassamento degli interessi?
«Per questo ho costruito un'altra norma quella sull'accollo del debito dei Comuni da parte dello Stato. È una norma che tutti i Comuni d'Italia potranno utilizzare già nei prossimi mesi e che serve per ristrutturare e rinegoziare il debito, arrivando a ridurre la spesa per interessi».

Il Comune con l'assessore Pier Paolo Baretta - che è stato al Mef da Sottosegretario - si è affidato a Invimit che è sempre Mef, per la dismissione e valorizzazione del patrimonio. Ritiene che il mercato sia davvero aperto per collocare una parte del patrimonio del Comune?
«Il patrimonio immobiliare pubblico rappresenta una risorsa particolarmente rilevante. L'attuale fase di ripresa economica offre ampi spazi di investimento, lo ha ricordato bene il Presidente Draghi. Io preferisco sempre parlare di valorizzazione, per questo serve l'intervento di soggetti qualificati come Invimit».

Lei ha dato una mano alla città ai tempi di de Magistris sindaco, qual è il suo rapporto con l'attuale sindaco Gaetano Manfredi?
«Con Gaetano ho un ottimo rapporto politico e personale, sono contenta di aver potuto contribuire a costruire la sua candidatura a Sindaco. In questi anni abbiamo fatto interventi spot per evitare il dissesto, il Sindaco Manfredi ha avuto il coraggio di lavorare ad un intervento strutturale che cammina nel tempo».

Manfredi ieri nella relazione che ha fatto a Draghi ha chiesto maggiori fondi per il tpl e il welfare, ci sono le condizioni perché arrivino?
«Il problema vero è fare in modo che le risorse stanziate vengano utilizzate. In questi anni abbiamo destinato tantissime risorse ai Comuni per gli investimenti, in particolare rivendico il cambio di paradigma sul fondo di solidarietà comunale che vede dal 2021 maggiori risorse per le funzioni sociali e da quest'anno anche per gli asili nido ed il trasporto scolastico degli studenti disabili. Abbiamo previsto un meccanismo di monitoraggio specifico che coinvolge i Consigli comunali, per certificare che le risorse abbiano prodotto un maggior numero di utenti serviti».

Il Pnrr - secondo il premier e non solo - è una grande occasione per accorciare i divari tra nord e sud. Draghi dice che Napoli è una capitale e deve tornare a essere centrale nel Paese. Ritiene che questi due obiettivi siano possibili?
«Io ne sono convinta, vedo come stanno lavorando il Comune di Napoli e la Città Metropolitana che si stanno adoperando per i bandi. Il mio impegno sui Comuni è per associarci sempre la programmazione ordinaria, facendo in modo che un programma di questo tipo non sia una misura spot ma abbia continuità nel tempo. Napoli, che è capitale per la sua storia, per la sua cultura, per le sue eccellenze, anche grazie al Patto per Napoli, potrà rimettere al centro le persone e riaprirsi al Mondo».

Sui fondi del Pnrr c'è il rischio infiltrazioni mafiose, allarme lanciato anche da Draghi.
«È un aspetto a cui il Governo tiene molto, se servirà essere ancora più incisivi faremo altre norme. Il Pnrr ha l'ambizione di programmare il futuro e di guardare alla prossime generazioni». 

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