«Il federalismo non deve penalizzare in un nessun modo una parte del Paese». Pier Ferdinando Casini, ieri a Napoli per la terza tappa della presentazione del suo libro: «C'era una volta la politica», preferisce non entrare nel dibattito caldo di queste ore l'arrivo martedì in pre-consiglio dei ministri della bozza di riforma sull'autonomia differenziata - ma incalzato dai cronisti si lascia andare ad un ragionamento: «È molto importante che l'Italia individui una linea, anche per quanto riguarda il federalismo, che in nessun modo possa essere penalizzante di una parte del paese perché l'Italia è forte, è grande e importante. Nessuno si può consentire di penalizzare il Mezzogiorno e tantomeno Napoli e la Campania». Chiuso il capitolo, Casini si lascia andare ad una battuta calcistica, con tanto di scongiuri dei presenti: «Speriamo che quest'anno sia l'anno buono per lo scudetto, lo speriamo anche noi tifosi del Bologna».
Un modo per alleggerire la tematica, perché «la politica è una cosa seria» e il parterre lo rappresenta in maniera plastica. Con l'autore, oltre al presidente del Tennis club Napoli Riccardo Villari a fare gli onori di casa, ci sono la deputata di Azione ed ex ministro per il Sud Mara Carfagna e il sindaco partenopeo Gaetano Manfredi. In platea in prima fila una presenza inaspettata, l'ex ministro della Cultura Dario Franceschini, che con Casini vanta un rapporto di lunga data, oltre all'eurodeputato di Fi Fulvio Martusciello, al senatore forzista Franco Silvestro e all'ex deputato Paolo Russo.
Ci si lascia alle spalle l'autonomia per entrare nel vivo dell'opera di Casini, che ci tiene a chiarire: «Io l'ultimo democristiano? Ce ne sono altri è ovvio, ma racconto di chi, come me, ha creduto in quell'ideale». Un «libro provocatorio» dice Casini e allo stesso tempo un «atto di fiducia» nei confronti della politica. Un modo «far riflettere su un principio, ovvero di quanto ci sia ancora bisogno della politica». Le parole che ricorrono sono «competenza» e «professionalità». L'ex presidente della Camera è convinto che «nessun dilettantismo in politica possa sostituire la buona politica». «Possiamo cercare di pensare che l'antipolitica sostituisca la politica - ribadisce il senatore bolognese -, ma alla fine ci si deve rifare ai competenti e ai professionali». Ricorda quando da giovane a Bologna seguiva i corsi di formazione della Democrazia cristiana, così come facevano i giovani del Partito comunista, suoi «avversari, ma mai nemici, politici». Si sofferma poi sull'aspetto che oggi hanno assunto alcuni partiti, che definisce «personali». «C'è il partito della Meloni, di Salvini, di Conte. Il Pd è un po' diverso rimarca - ma ha altri problemi nei quali non voglio entrare per non rischiare la scomunica». Infine, prima di salutare la folta platea che ha riempito il circolo Tennis e di dedicarsi alle dediche dei libri, un invito a «non prendersi troppo sul serio». «Diffidate dagli uomini politici che si sentono così importanti perché siamo molto relativi tutti noi. Bisogna avere il senso del limite, guai a potersi ritenere padrone e dominus perché questa è eresia anche per la politica».
E oggi alle 11 nel Circolo Scudieri di Piazza Municipio 15 a Ottaviano la presentazione del libro di Casini insieme con l'imprenditore Paolo Scudieri, che guida il gruppo Adler, e il direttore del Mattino Francesco de Core.