Regionali Campania 2020, i Russo (padre e figlio) al Pd: «Basta veti su di noi»

Regionali Campania 2020, i Russo (padre e figlio) al Pd: «Basta veti su di noi»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 20 Giugno 2020, 10:30
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«È stato un fraintendimento». «È uscito con una posizione infelice, che ha subito corretto». Nell'ordine Aurelio e Domenico Russo, padre e figlio, giustificano così la frase infelice dell'altro giorno dell'ex primo cittadino di Sant'Antimo. Eccola: «Sono l'unico sindaco che viene sciolto due volte dalla camorra. La prima quando la camorra ha minacciato i consiglieri facendoli dimettere pagandoli o minacciandoli, la seconda volta per la camorra da parte della Prefettura. Si sono trovati assieme camorristi e prefettura».

«Non volevo dire questo ed ho chiarito, ma mi capisca: è una situazione così pesante in questi giorni», dice l'ex sindaco. Mentre il figlio Domenico pure lo giustifica: «Per il nervosismo del momento è andato sopra le righe senza rendersene conto e si è scusato».
 


I due, il primo cardiologo, già sindaco per tre volte della cittadina napoletana, e il secondo, 37enne imprenditore vitivinicolo a Solopaca, dicono di sentirsi in questi giorni accerchiati e pressati. Per il clamore nei loro confronti e per la scelta di Russo jr di candidarsi alle regionali in una lista civica deluchiana. Ma sulla discesa in campo è scattato il niet del partito che vieta agli iscritti Pd di candidarsi in altre liste. In mezzo la vicenda di Sant'Antimo, comune a Nord di Napoli, la cui amministrazione è prima caduta per le dimissioni dei consiglieri, poi è arrivato uno scioglimento per contiguità con i clan e, in ultimo, un paio di settimane fa un'inchiesta giudiziaria ha portato ad una sfilza di arresti. Compresi i fratelli del parlamentare Fi Luigi Cesaro. «Quando vincemmo le elezioni nel 2017 - dicono i due praticamente in coro - il Pd esultava perché avevamo espugnato l'Arcore del Sud, ora invece sono tutti contro di noi». Il riferimento è alla scelta di stoppare la candidatura del rampollo dell'ex sindaco da parte del Pd. O meglio perché si candida con una civica pur essendo un iscritto democrat. Come lo è il padre che ora rischia l'espulsione per quelle frasi contro la Prefettura. Che poi, aggiungiamo, non è la prima volta visto che una frase infelice simile ci fu anche nei mesi scorsi proprio all'indomani dello scioglimento da parte del ministero dell'Interno. E poi nell'inchiesta risulta che l'ex sindaco si è recato a casa di un boss. «Premesso che in questa vicenda, lo scrivono i magistrati, due carabinieri falsificavano le informative: io come medico - spiega Russo senior - mi reco per visite da chiunque ne abbia bisogno. A prescindere dalla fedina penale. Ed è questo il caso». «Mio padre fa il medico e - aggiunge il figlio - con 2000 assistiti anche se lo chiama un camorrista, ci va. È il suo lavoro. Ed in questa vicenda non è indagato».

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Ma torniamo alle elezioni. «È assurdo vietare di candidarmi. Sono tesserato al Pd ma è un po' di tempo che ho rinunciato al ruolo nel partito. Con il vecchio segretario - aggiunge il figlio - concordai una lista civica in favore del sindaco...».
Suo padre?
«Sì. E allora la civica andava bene pur di vincere, stavolta invece no. Sinceramente non capisco. È assurdo: questa è una chiusura e, quindi, non mi sento vicino al Pd provinciale. Il partito deve essere aperto. Lei non trova?».
Sono regole del suo partito, non le fanno i giornalisti.
Interviene il padre: «Nel 2010 ero nella commissione nazionale Statuto e c'è la mia firma sotto quelle regole: un iscritto del Pd non si può candidare in una lista contro, ma può farlo nella stessa coalizione. Ma poi - aggiunge - basta: a mio figlio stanno facendo una campagna contro incredibile. Ma quale è il problema se un 37enne vuole impegnarsi in politica? O forse si spinge per l'elezione di qualche altro?».
Intanto il figlio è in campagna elettorale da settimane e sui social campeggiano foto su foto con il presidente De Luca.
Ma già lunedì in direzione Pd potrebbe arrivare uno stop secco al 37enne.
Ma lui non demorde: «Solo se il presidente De Luca mi dice che non è il caso, allora faccio un passo indietro. Altrimenti mai». 

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