Un anno dopo il primo lockdown, si ricomincia. La Campania in zona rossa si traduce nell'ennesima batosta per svariate decine di migliaia di imprese, con effetti drammatici soprattutto a Napoli. Per tutti i pubblici esercizi, di ristorazione e turismo in primis, che hanno subito continui stop and go nell'arco degli ultimi 12 mesi, con un'attività pressoché azzerata, la richiesta è sempre la stessa.
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I RISTORI
Occorrono ristori adeguati per evitare quello che per molti rischia di essere il capitolo finale di una storia gloriosa, fino allo scoppio della pandemia. «Il cambio di passo da parte del governo Draghi», invocato dalle associazioni di categoria, suona come una ulteriore denuncia della complessiva inadeguatezza del sistema di indennizzi adottato da marzo 2020 in poi.
I CRITERI
Ma, in questo caso, i criteri di accesso erano più restrittivi in quanto non c'era stato un vero e proprio lockdown, ma solo chiusure parziali. E perciò, per valutare la consistenza numerica della potenziale platea dei beneficiari, occorre considerare il primo dato di 86mila imprese, relativo al Decreto Rilancio, tenendo conto che a queste bisognerà aggiungere altre escluse nelle precedenti tornate. «Una radicale semplificazione delle attuali procedure favorendo l'automatismo dell'erogazione» viene citata dal ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti come criterio da seguire. Quello dei tempi di erogazione è una questione cruciale a Napoli, considerato che nella primavera scorsa furono in molti ad attendere per mesi il sussidio. Un indennizzo a fondo perduto oppure un credito di imposta, «con una possibilità di compensazione in dichiarazione dei redditi», sono le ipotesi in campo. Ma per Napoli, considerato lo stato disastroso dell'economia locale, appare auspicabile la prima. E tutto lascia supporre che il governo opterà per un indennizzo. Non ci saranno più i codici Ateco, che produssero tante incongruenze un anno fa. Il requisito di accesso dovrebbe essere quello della perdita di fatturato di almeno il 33% parametrata su tutto il 2020, rispetto al 2019. E sarà archiviato il requisito fissato lo scorso anno delle perdite calcolate sul solo mese di aprile 2020, in modo da attutire gli effetti della crisi anche per le attività caratterizzate da una stagionalità accentuata.
GLI IMPORTI
Per la determinazione dell'importo complessivo del sussidio, la bozza del decreto prevede quattro fasce: il 30% di quanto perduto per imprese con un fatturato fino a 100mila euro annui, il 25% alle attività con un fatturato da 101mila a 400mila euro, il 20% per chi ha un fatturato da 401mila a 1 milione l'anno ed il 15% per imprese da 1 a 5 milioni. L'auspicio è quello di ottenere stavolta indennizzi più sostanziosi. «Le imprese e le professioni - sottolinea il presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Napoli Vincenzo Moretta - hanno bisogno di misure più forti, altrimenti questa terza ondata sarà sicuramente un disastro».