Sanità, presidente commissario
approvata la norma-Campania

Sanità, presidente commissario approvata la norma-Campania
di Fulvio Scarlata
Mercoledì 23 Novembre 2016, 23:48
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È stato approvato nella notte l’emendamento che consente ai presidenti di Regione di diventare commissari nella Sanità, se non sono loro ad aver provocato il dissesto. Il cosiddetto «emendamento De Luca», stoppato in commissione Bilancio, rientra nella Finanziaria tra la contestazione delle opposizioni. Ma per fare passare questa norma senza provocare troppe polemiche, si è trovato un escamotage: il commissario della Sanità sarà soggetto a verifiche ogni sei mesi. Il voto si è concluso con 18 favorevoli e 12 contrati con Tabacci astenuto, con l’assenza dei membri di Forza Italia, dopo che una prima votazione era stata sospesa per la reazione dell’opposizione.

La formula finale, con il «tagliando», impone che il presidente-commissario deve far verificare il suo operato a livello di piani di rientro e di performance nei livelli essenziali di assistenza. Secondo le opposizioni si tratta di un favore a De Luca, impegnato nella battaglia per il «sì» in un Mezzogiorno in cui la riforma è in difficoltà. D’altra parte in commissione anche il ministro Beatrice Lorenzin aveva dato parere contrario al provvedimento. «Questo emendamento mostra che il metodo De Luca tiene sotto scacco il governo Renzi che pur di vincere la partita del referendum dice sì allo strapotere di De Luca», dice Barbara Saltamartini (Lega).

«Vorrei solo ricordare - la replica del governatore - che si tratta di una proposta avanzata unitariamente dalla Conferenza delle Regioni ben prima che si aprisse questo dibattito, ed è una iniziativa volta a rimuovere una situazione assurda per la quale fino a un anno fa erano commissari per la Sanità i Presidenti che avevano determinato il debito, mentre non possono esserlo coloro che la stanno risanando. Incuriosisce il fatto che quelli che sulla battaglia referendaria lamentano il neocentrismo e la sottrazione di competenze alle Regioni si straccino le vesti nel momento in cui queste vengono riconosciute».

Un risultato pieno per Vincenzo De Luca che si gioca una partita a tutto campo. In cui, però, è finito al centro di un tiro concentrico di tutte le opposizioni e di quella parte del Pd ostile a Renzi. Sullo sfondo c’è il referendum che deciderà, probabilmente, non solo il futuro del Governo ma anche quello dei democrat. E lui deve trovarsi uno spazio di sopravvivenza per continuare a governare la Campania. La strategia, tuttavia, è delineata. Se vince il «sì» il 4 dicembre, De Luca sarà il paladino che si è schierato più di ogni altro con il premier, prendendosi anche insulti e denunce per sostenerlo.

Se vince il «no», il suo sarà il ruolo da «Trump del Sud» in uno scacchiere nazionale assai confuso, in cui potrebbe venire meno non solo la compattezza della maggioranza di Governo ma anche di quella che sorregge Renzi all’interno del Pd.
Il segno di un animo non propriamente tranquillo lo si rintraccia in quanto è avvenuto ieri mattina, sul molo di Pozzuoli, dove erano in consegna 23 nuovi bus dell’Eav destinati a Ischia e Quarto. Il governatore si sofferma ad una bancarella, un pescatore gli offre un merluzzo. «Ma no - è rapido De Luca - o mi accusano di voto di scambio». In altri tempi sarebbe finita lì, sperando nell’effetto gran cassa dei giornalisti presenti che riprendevano la scena. Invece il presidente, appena tornato in Regione, rilancia: «Clamoroso episodio di voto di scambio al porto di Pozzuoli - ironizza su facebook, facendo riferimento alla riunione con 300 amministratori in cui invitava a far voti in ogni modo per il «sì» al referendum, anche offrendo fritture di pesce - sulla banchina del porto un ignoto pescatore ha offerto un merluzzo al presidente De Luca. Non si sa come si sia conclusa la torbida vicenda. Ad ogni buon conto, De Luca si è impegnato a conservare comunque la lisca del pesce, e ad inviarla come corpo del reato a Luigino Di Maio perché ne faccia l’uso giudiziario più efficace». 
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