Elezioni regionali in Sardegna, intervista a Manfredi: «Uniti vinciamo, funziona il modello Napoli»

Caso Todde, l'analisi del primo cittadino

Gaetano Manfredi
Gaetano Manfredi
di Luigi Roano
Martedì 27 Febbraio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 16:45
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Sindaco Gaetano Manfredi ci può essere un effetto Sardegna dopo la vittoria in Sardegna nel campo progressista? Nella sostanza si riparte da quello che è successo a Napoli nel 2021 quando è stato eletto lei con Pd e M5s sottobraccio?
«Secondo me questa vittoria avrà effetti significativi. Dal punto di vista politico è stato un segnale importante».

Vale a dire?
«Da un lato è fondamentale scegliere candidati che abbiano radicamento territoriale e affidabilità verso gli elettori e dall’altro come il fronte progressista unito sia fortemente competitivo. Questi sono stati i due messaggi arrivati dalla Sardegna, è questa la via maestra da seguire. È quello che ho sempre pensato e quello che abbiamo realizzato a Napoli, ora questo metodo deve essere applicato in tutte le competizioni elettorali».

Lei ha sentito Elly Schlein, Giuseppe Conte e Alessandra Todde neo governatore delle Sardegna al telefono, mica si è limitato a fare solo i complimenti?
«Ci siamo sentiti e sul risultato tutti abbiamo convenuto che questa è la strada giusta e da percorrere tutti insieme. Poi con la Todde ho un rapporto di amicizia nato durante il Governo Conte 2 quando io ero ministro per l’Università e lei sottosegretario allo Sviluppo. Abbiamo affrontato insieme temi comuni come la vertenza della ex Whirlpool e sono molto contento della sua vittoria».

Si parla del modello Sardegna e del modello Napoli, ma il leader del M5S Giuseppe Conte resta tiepido e ha definito la vittoria quella del “campo giusto” non ha usato formule politiche che ne pensa?
«Penso che il tema sia mettere insieme tutte le forze politiche che credono in valori comuni e avere un progetto che guardi ai problemi dei cittadini. Poi non è problema di nomi o formule, ma di sostanza: ci vogliono programmi concreti e una capacità di visione del futuro. Devo dire che rispetto all’esperienza napoletana manca però qualcosa».

Allude alle forze moderate?
«Sì, le forze riformiste moderate sono fondamentali, portano un contributo culturale molto importante in una alleanza e da loro non si può prescindere».

Anche questa una caratterista del modello Napoli ma concretamente di cosa si tratta?
«Il modo con cui stiamo governando è quello dove c’è una grande visione del futuro con una capacità innovativa forte, che guardi ai bisogni delle persone senza lasciare nessuno indietro»

A Conte e alla Schlein queste cose al telefono le ha dette?
«Parlo con loro sempre di questi temi e la mia posizione è stata sempre questa. Sono convinto che si arriverà a questo percorso di maturazione, è una mozione comune ed è l’approdo naturale del fronte progressista».

Si ha - tuttavia - la sensazione che prevalga più la logica del cartello elettorale che quella delle alleanze politiche non trova?
«È una alleanza politica partita dal basso interpretata da una persona di grande spessore come la Todde, è un progetto politico come lo è stato a Napoli e noi in questa direzione dobbiamo andare perché poi gli elettori ci premiano».

C’è chi nella sua parte politica vorrebbe candidarla alla Regione. Il sindaco di Cagliari Truzzu ci ha provato ma ha perso con la Todde e nella sua città è stato votato poco: è un ammonimento anche per lei?
«Sono concentrato sulla città, a governare Napoli rispettando il mandato non ho altri pensieri».

Il governatore De Luca pare non creda molto nell’alleanza tra Pd e M5S: come si affronta questo problema?
«Non è questione di persone, ma di mettere al centro il progetto politico: la personalizzazione non aiuta a raggiungere la condivisione sui temi e sullo stesso progetto politico».

Quello della Sardegna secondo lei è un dato locale o di rilievo nazionale? Giova ricordare che alle politiche dove ha vinto la Meloni il modello Napoli fu ignorato e la sua parte politica perse...
«Per me è un grande segnale nazionale che ha una ricaduta sociale ed è un segnale di fiducia che ci indica, e lo ribadisco, è la strada de seguire». 

Insomma il bipolarismo piace ai napoletani e ai sardi anche questa è una strada da seguire?
«In un meccanismo elettorale di tipo maggioritario è necessario costruire alleanze».

Lei, Gualtieri a Roma e ora la Todde tutti e tre avete in comune di essere stati membri del Governo Conte 2 dunque nominati, ma poi alla prova del voto siete stati premiati come lo spiega?
«Quell’esperienza è stata molto positiva e formativa, abbiamo governato la pandemia dando priorità all’inclusione sociale: una traccia positiva che ci ha poi premiato nelle esperienze locali».

Schlein e Conte cosa devono fare per vincere?
«Ascoltare gli elettori che chiedono unità che è la stella polare da seguire per proporre e non contro qualcuno: devono lavorare su una proposta di governo che sia credibile, non basta fare opposizione». 

Concretamente cosa significa?
«Ci sono dei temi fondamentali su cui puntare: sanità, lavoro diritto alla casa, una politica industriale innovativa, la crescita e la riduzione delle disuguaglianze. Si deve andare oltre le formule politiche questa deve essere l’agenda dei progressisti». 

Al sud l’asse Pd-M5s è forte al nord soprattutto nel Pd è parecchio più debole.
«Ci sono esigenze e sensibilità diverse nel Paese, ma una grande forza nazionale deve essere capace di fare sintesi in tutta la nazione».

Le Europee di giugno saranno divisive - si vota con il proporzionale ognuno penserà a se stesso - così la Sardegna rischia di essere subito dimenticata...
«Dopo le Europee ci saranno altre scadenze elettorali e bisognerà lavorare su prospettive programmatiche».