Regionali, le strategie della maggioranza: terzo mandato per Zaia, la Lega rilancia. Ma rimane il nodo Umbria

Carroccio, nuovo blitz sul governatore: «E comunque in Veneto scegliamo noi»

Regionali, le strategie della maggioranza: terzo mandato per Zaia, la Lega rilancia. Ma rimane il nodo Umbria
Regionali, le strategie della maggioranza: terzo mandato per Zaia, la Lega rilancia. Ma rimane il nodo Umbria
di Francesco Bechis e Francesco Malfetano
Martedì 27 Febbraio 2024, 23:58 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 15:09
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Lasciata l’isola si naviga a vista. In un mare mosso. Chiusa la partita sarda, la Lega è pronta a riaprire il caso Luca Zaia. Un nuovo blitz sul terzo mandato dei governatori, al Senato, presentando in aula lo stesso emendamento al decreto sull’Election day già bocciato con una spaccatura della maggioranza in Commissione Affari costituzionali. Con la benedizione di Matteo Salvini. Il governo, su ordine di Fratelli d’Italia, boccerà di nuovo il blitz, a costo di mettere la fiducia sul provvedimento e far decadere tutte le modifiche. Riparte da qui il day after della sconfitta in Sardegna. Tra rivendicazioni e tatticismi, con lo sguardo puntato sulle prossime tornate regionali. Abruzzo, Basilicata, Piemonte, più in là l’Umbria.

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L’AVVISO

Ieri è stato il presidente del Veneto a lanciare un messaggio ai naviganti. «Non mi risulta che la partita sul terzo mandato si sia chiusa in Parlamento».

Un avviso a Salvini e i parlamentari veneti del Carroccio, che quando chiama il Doge rispondono sull’attenti. «Dobbiamo tenere alta l’attenzione mediatica», ha confidato ai suoi fedelissimi. Sa bene Zaia che i blitz saranno fermati, uno ad uno. Ma non può permettersi di chiudere così la partita, vestendo i panni di un presidente al tramonto, sulla via d’uscita: si vota nel 2025. È una partita che si gioca più a Roma che nella Serenissima, in realtà. Perché l’insistenza della Lega è solo uno tra i tanti effetti collaterali dell’inciampo sardo. L’inizio di un duello che può avere riverberi sulle Regionali da qui alle elezioni Europee di giugno. Meloni teme un effetto a spirale. E cioè che la piccola crepa aperta dal tandem Conte-Schlein in Sardegna nel mito dell’invincibilità dei “patrioti” alle urne possa farsi crepaccio, se non si prendono le dovute misure. La prima: fermare il blitz della Lega. La spaccatura del centrodestra sul terzo mandato al Senato - la prima volta da quando è iniziata l’era Meloni a Palazzo Chigi - non è stata benaugurale per le elezioni sarde pochi giorni dopo. Dunque, assicurano dal cerchio della premier, non ci saranno replay. Ci penserà il quieto ma risoluto Luca Ciriani, ministro ai Rapporti con il Parlamento di FdI, a disinnescare il blitz, rinviando a dopo il voto in Abruzzo, in programma fra dieci giorni, l’esame del decreto Elezioni a Palazzo Madama. Altri provvedimenti più “urgenti” avranno la precedenza, come quello che deciderà il futuro di Ilva. Qualunque cosa, pur di non regalare un’altra istantanea di un centrodestra litigioso e diviso al campo largo Pd-M5S. Che in Abruzzo, sondaggi alla mano, può impensierire la ricandidatura del governatore uscente e meloniano di ferro Marco Marsilio, con un fronte compatto dietro a Luciano D’Amico. Fino al voto abruzzese, almeno, la tregua deve durare. È l’appello che ha fatto Meloni a Tajani e Salvini nel pranzo a tre di lunedì, a Palazzo Chigi. Lo ha ripetuto ieri Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito di via della Scrofa, al tavolo di maggioranza sulle elezioni amministrative. La riunione dei responsabili enti locali del centrodestra alla Camera dove ha iniziato a prendere forma la strategia, oltre che per i tremila comuni al voto entro giugno, per le prossime Regionali. 

LA QUADRA

Dopo l’Abruzzo, viene la Basilicata. Ed ecco la novità: il partito di Meloni sarebbe pronto a dare il via libera alla ricandidatura del governatore azzurro Vito Bardi. «Da noi nessuna preclusione», ha detto Donzelli all’uscita dal mini-vertice. «Siamo vicini» gli fa eco il deputato lucano di FdI Aldo Mattia, chiarendo come a mancare ormai sia solo l’intesa sulle seconde linee del governo regionale. 

Nero su bianco però c’è poco. È tutto un gioco degli specchi. «È in arrivo un comunicato congiunto» dicono fonti azzurre. «Non è vero» frenano a via della Scrofa, rimandando al giudizio di Arianna Meloni. Lo slancio più importante però lo coglie la Lega. «La lezione sarda è servita» attacca, cercando di motivare il sacrificio di Solinas in Sardegna dedicandogli un «metodo» che porterebbe non solo alla conferma di Donatella Tesei in Umbria ma anche, ovviamente, a quella di Zaia. «Se alla fine non passa il terzo mandato, lo farà il principio che il partito uscente esprime il nuovo candidato». Esattamente il tipo di certezze che i meloninani non intendono dare a Salvini: «Se ne riparla dopo le Europee», è la linea. Mentre Meloni ha già dato il lasciapassare al bis dell’azzurro Alberto Cirio in Piemonte. 

Si vedrà: la priorità ora è evitare che l’onda del campo largo, dopo la vittoria risicata in Sardegna, si abbatta sulle regionali in Abruzzo. Qualche compensazione si potrà trovare sulla scelta dei candidati sindaci. Ieri una prima quadra. A Lecce sarà candidata l’ex ministro di FI Adriana Poli Bortone. Mentre la casella di Cagliari, dopo il flop di Truzzu, potrebbe andare alla Lega. 

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