Scuola, la Regione al Tar: «No ai tagli del governo»

Il piano del dimensionamento prevede nuovi accorpamenti tra plessi e reggenze

Lucia Fortini
Lucia Fortini
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 30 Agosto 2023, 10:46
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Il governatore Vincenzo De Luca ha mantenuto la promessa annunciata al mondo della scuola a metà giugno. Ieri è stato depositato al Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania il ricorso contro il Ministero dell'Istruzione e del Merito e il Ministero dell'Economia e delle Finanze per l'annullamento del decreto interministeriale numero 127 del 30 giugno 2023, che riguarda i criteri per la definizione dell'organico dei dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni per il triennio 2024/2025, 2025/2026, 2026/2027.

La Campania, quindi, prosegue la sua battaglia contro il dimensionamento scolastico voluto da Mim e Mef che hanno fissato 839 scuole contro le attuali 967, che comporterebbe un taglio di 128 autonomie e altrettanti dirigenti e Dsga. Nel ricorso richiesto dal presidente De Luca viene posta inoltre la questione di legittimità costituzionale con rimessione alla Corte Costituzionale. Si chiede poi la sospensiva del decreto, poiché c'è la data già fissata (21 novembre) dalla Corte Costituzionale sui ricorsi proposti dalle Regioni Toscana, Emilia-Romagna e Puglia sulle stesse norme.

Il 15 giugno, durante un incontro organizzato dall'assessore regionale all'Istruzione Lucia Fortini tra imondo della scuola, organizzazioni sindacali e istituzioni sul problema del dimensionamento della rete scolastica campana, De Luca annunciò che avrebbe fatto di tutto per evitare i tagli. «Stabiliamo noi le condizioni sulla scuola: più docenti e più risorse, non cederemo di un millimetro» dichiarò. Una linea condivisa da dirigenti e docenti presenti in massa all'incontro perché «profondamente preoccupati per i danni che queste misure potrebbero causare agli studenti, con ripercussioni per il futuro del Mezzogiorno. Difendiamo insieme il diritto allo studio». La rivolta deluchiana trova appigli anche nella lotta alla dispersione e alla criminalità minorile. «I tagli alla scuola riducono le opportunità di trasmettere il rispetto delle regole. Abbiamo una dispersione scolastica altissima, un numero bassissimo di asili nido, meno risorse. C'è una parte di Paese in cui non devi tagliare niente, neanche un docente. Per il Sud non si fa neanche un mezzo taglio, abbiamo in realtà da recuperare personale e risorse» disse.

Nel ricorso della Regione vengono elencati dettagliatamente in 26 pagine i motivi per cui il decreto interministeriale deve essere annullato. Prima di tutto si sottolinea una «competenza concorrente in materia di istruzione» ricordando la sentenza del 2012 della Corte Costituzionale su un decreto simile definito «costituzionalmente illegittimo», poiché il dimensionamento non può essere definito dai ministeri ma deve rimanere di «competenza regionale». Poi si chiarisce l'illegittimità di vari commi del decreto 2023 per «violazione del principio di leale collaborazione, eccesso di potere e arbitrarietà, illogicità manifesta e difetto di istruttoria» dove un elemento di discussione è il mancato accordo in sede di Conferenza unificata, mentre altri provvedimenti impugnati sono considerati sbagliati «per evidente carenza di istruttoria e violazione del principio di leale collaborazione, in termini di mancata cooperazione nell'accertamento delle sedi da sopprimere ed in relazione al mancato apprezzamento delle peculiarità ed esigenze dei singoli territori regionali».

Se ne deduce che anche il numero delle autonomie scolastiche date da Mim e Mef è errato poiché basato su «dati erronei e surrettizi». Infatti nel ricorso la Regione chiarisce che «dai dati in possesso risulta che non v'è un calo della platea scolastica che giustifichi la riduzione delle sedi scolastiche in Campania ad un numero inferiore a 899 unità; e che da tale riduzione non risulta dimostrato un effettivo e proficuo risparmio di spesa».
 

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