Torre Annunziata nel caos, pasticcio dimissioni e il prefetto non può nominare il commissario

Torre Annunziata nel caos, pasticcio dimissioni e il prefetto non può nominare il commissario
di Raffaele Perrotta
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 12:00 - Ultimo agg. 18:07
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Una paralisi amministrativa dovuta all'incertezza di chi occupa in questo momento i ruoli apicali di governo e che potrebbe durare fino al 9 marzo, sempre che non intervenga una decisione del prefetto di Napoli o del ministro dell'Interno. È quanto si è determinato a Torre Annunziata dove, oltre al polverone giudiziario, le indagini e la commissione d'accesso, le dimissioni presentate prima da alcuni consiglieri, poi dal sindaco Vincenzo Ascione, quindi in maniera non contestuale da oltre la metà di altri consiglieri hanno di fatto bloccato il funzionamento del Comune.

Il caso oplontino è più unico che raro. Riprendendo i fatti delle ultime settimane, a fare da spartiacque tra il prima e il dopo è il blitz del 10 febbraio da parte della squadra mobile di Napoli coordinato della Dda partenopea. In quella circostanza furono notificati dodici avvisi di garanzia, tra cui quello destinato allo stesso sindaco, al presidente del consiglio Giuseppe Raiola, all'assessore Luisa Refuto e ad altre nove persone indagate per corruzione, traffico di influenze e concorso esterno in associazione mafiosa. 

La settimana successiva si è aperta con le dimissioni di tre consiglieri, tra cui Maria Oriunto, una delle dodici persone indagate.

Martedì 15 febbraio il sindaco in conferenza stampa ha difeso l'operato della sua amministrazione e annunciato che non si sarebbe dimesso. Ma nemmeno 24 ore dopo è crollato, anche a seguito del passo indietro del suo fedelissimo e presidente del consiglio comunale Raiola. Il 16 mattina il primo cittadino Ascione ha firmato le dimissioni seguite, il giorno successivo, da quelle di altri 14 consiglieri.

In quel momento si è inceppato il meccanismo amministrativo. Le dimissioni del sindaco, stando all'articolo 53 del Testo unico degli Enti Locali, «diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione». Di fatto, lo sarebbero solo dal 9 marzo in poi. In questo lasso di tempo, però, il sindaco potrebbe ripensarci. Ma se tornasse sui propri passi scatterebbe il meccanismo previsto da un altro articolo del Tuel, il 141, che prevede lo scioglimento del consiglio comunale da parte del presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell'Interno, «quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi» per «riduzione dell'organo assembleare per impossibilità di surroga alla metà dei componenti del consiglio». Insomma, se dovesse dimettersi la metà più uno dei consiglieri. Cosa avvenuta ma non contestualmente. Intanto, il primo cittadino sta continuando ad operare nel suo ruolo almeno per l'amministrazione corrente. 

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Ma sull'amministrazione aleggia anche un altrr spettro, lo scioglimento per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Da metà ottobre, infatti, l'operato degli ultimi cinque anni di governo del sindaco Vincenzo Ascione è al vaglio dei commissari prefettizi che stanno passando al setaccio parentele di politici e dipendenti comunali, atti ed appalti approvati e bandi sospesi per cercare di cogliere eventuali ingerenze da parte della camorra.

A gennaio i commissari hanno chiesto ed ottenuto una proroga che scade a metà aprile, ma già nelle prossime settimane il fascicolo Torre Annunziata potrebbe essere sulla scrivania del prefetto Claudio Palomba. La recente operazione della Dda di Napoli, infatti, potrebbe aver accelerato l'iter. La prefettura dovrà relazionare al ministro Luciana Lamorgese alla quale spetterà la proposta di commissariare o meno l'Ente. Se ciò accadesse, si tornerebbe alle urne non più alle prossime elezioni di primavera ma nel 2024. 

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