Tra gli spazzini che facevano pressioni sui politici c'era anche il figlio di un camorrista, assunto dal consorzio Gema dopo essere stato inserito nella lista da Simone Onofrio Magliacano. È uno degli ultimi dettagli che emergono dall'inchiesta sul presunto voto di scambio a Torre del Greco, che ha già portato all'arresto del consigliere comunale Stefano Abilitato e del suo «sponsor» politico Magliacano, commercialista ed ex assessore che aspirava nuovamente a un posto in giunta. Ad aprile, in manette insieme a loro sono finiti 5 netturbini, alcuni dei quali hanno confessato di aver partecipato attivamente alla compravendita di voti in favore del duo Abilitato-Magliacano, in sostegno del sindaco Giovanni Palomba.
La ricostruzione è stata effettuata dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco, nel corso delle indagini coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, con il procuratore Pierpaolo Filippelli e i sostituti Giuseppe Borriello e Bianca Maria Colangelo. Gli ultimi verbali sono stati confezionati e depositati tra agosto e inizio settembre, quando sono state completate le trascrizioni di centinaia di dialoghi intercettati e decine di conversazioni presenti nelle chat di WhatsApp sui telefonini sequestrati un anno fa agli indagati. Alla domanda se «può venire a firmare quel ragazzo dopo», raccontano le intercettazioni, Simone Magliacano avrebbe risposto con certezza: «Sta dentro, devi stare tranquillo. Ti faccio sapere quando deve venire». Il «ragazzo» è il figlio di uno scissionista del clan Falanga, assunto anche lui con Garanzia Giovani come netturbino a tempo determinato, tramite l'agenzia interinale DaDif consulting. Ma non è tutto. Nel corso della campagna elettorale, più volte Magliacano si sarebbe esposto in prima persona, spiegando come alcune «operazioni» erano in corso proprio a scopo elettorale e sarebbero andate in porto «tra maggio e inizio giugno» del 2018.
Assunzioni in un ristorante e in una fabbrica clienti dello studio professionale di Magliacano sarebbero state gestite direttamente da lui, ma il vero progetto era mettere le mani sulla nettezza urbana. «La società interinale è mia, è di Caserta: tu entri come tirocinante e vieni finanziato dalla Regione» dice, intercettato, a un aspirante spazzino. «Se non ti faccio entrare è perché io ho perso il bando, e io non lo perdo il bando» dice a un altro. E poi, parlando di numeri e possibili voti da girare a Abilitato, si lascia andare: «Garanzia Giovani a Torre del Greco sono io, Simone Magliacano. Però ne metto 300, non uno». E ancora: «A tuo fratello lo mettiamo, ei mesi gli facciamo fare, probabilmente non lo faccio nemmeno scendere a faticare». Assunto senza andare a lavorare, insomma, ma in cambio avrebbe chiesto metà del primo stipendio.
Tra intercettazioni e chat trascritte, vengono fuori nomi e cognomi di chi ha venduto il proprio voto, e quelli di alcuni familiari, in cambio di una promessa o di un posto di lavoro. I nuovi indagati saranno chiamati in Procura a spiegare le loro posizioni. Un papà ringrazia Magliacano per l'assunzione del figlio come marittimo a pochi giorni dalle elezioni: «Lui non voterà, ma ci pensiamo noi» assicura. Altri preferiscono un posto magari part-time con la speranza di assunzione nella ditta dei rifiuti, anziché un lavoro in fabbrica perché «quello poi è faticato» nonostante la paga sia di riguardo.
Voto di scambio a Torre del Greco, il posto al figlio del camorrista
di Dario Sautto
Domenica 22 Settembre 2019, 14:30
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