La luce in fondo al tunnel in Campania si potrà vedere a fine estate, secondo il governatore Vincenzo De Luca. Si resta in zona rossa, infatti, ma con dati ritenuti confortanti. Per accelerare il percorso, però, occorrono più vaccini. Per la precisione, ha detto nella consueta diretta facebook del venerdì, «vogliamo il 9,6 per cento di tutti i vaccini», indicando la percentuale di cittadini campani rispetto alla popolazione nazionale. La richiesta l'ha sottoposta al commissario Figliuolo che ha indicato come criterio della distribuzione «una dose per ogni italiano». Se così fosse, è stato il ragionamento di De Luca, allora la Campania ha ricevuto in generale poche dosi, «ma ancora meno rispetto a una tipologia di vaccino, il Moderna, che è di più facile conservazione e utilizzo». Da qui l'appello a riequilibrare entro aprile con un'operazione trasparenza partendo dal presupposto numerico che «la Campania ha avuto 235mila dosi in meno del Lazio, che ha la stessa popolazione campana, 10mila in meno dell'Emilia-Romagna che ha 1,3 milioni di abitanti in meno». Una sollecitazione ferma nel merito, ma dai toni soft rispetto alle invettive del passato. L'obiettivo è sempre lo stesso: non subire discriminazioni rispetto al resto d'Italia, come del resto venne chiesto di avere più mascherini e sistemi di protezioni ai tempi di Arcuri commissario.
Sul fronte della programmazione vaccinale, ci sono una priorità ed un problema secondo il presidente della Regione.
Per De Luca, nonostante la persistente zona rossa, siamo a buon punto. Ha snocciolato i numeri della campagna vaccinale: 140 punti vaccinali in tutta la Regione, con oltre 540 poltrone; 500 vaccini al giorno come media, obiettivo quindi 70mila vaccinazioni al dì. «Ora che abbiamo la disponibilità dei medici di famiglia abbiamo la il dovere di puntarci per arrivare oltre i due milioni di vaccinati al mese». La meta individuata è fine estate, massimo inizio autunno per l'immunizzazione totale. «Per fine estate usciamo dal calvario e torniamo alla vita normale. Dobbiamo farcela» l'appello. Sempre in tema di cifre, quello dei morti. «Siamo a 5.400 decessi, sei volte in meno della Lombardia, la metà di Veneto, Emilia, Toscana: una buona tenuta che ci ha consentito di non chiudere i reparti ordinari. Le terapie intensive sono «la metà rispetto a Regioni che sono in zona arancione». Quanto ai contagi, quelli invece destano ancora preoccupazione. La colpa per il governatore è della variante inglese che avrebbe colpito soprattutto i giovani con un dato anomalo in Campania ovvero i molti sintomatici.