Covid, Campania discriminata: mancano 161mila dosi di vaccino

Covid, Campania discriminata: mancano 161mila dosi di vaccino
di Marco Esposito
Sabato 3 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:22
5 Minuti di Lettura

Ogni volta che l’Unione europea si procura un milione di dosi di vaccino, all’Italia ne arrivano 134.600 cioè il 13,46%. Da dove nasce la percentuale? Non deriva dal calcolo del Pil, né dal tasso di contagiosità del coronavirus e neppure da un complicato algoritmo che tenga conto dell’età della popolazione e della composizione sociale (quanti sanitari, insegnanti, magistrati, giornalisti...). No. Semplicemente si dividono i vaccini disponibili tra i ventisette paesi dell’Unione europea in base al numero di abitanti e l’Italia pesa appunto il 13,46%. Le dosi distribuite sono ancora poche e questo è un problema serissimo, ma almeno i ventisette non devono sedersi ogni volta intorno a un tavolo per litigare sui parametri in modo da accaparrarsi la fetta più grande.

Ebbene, tale regola semplicissima - tante teste, tante dosi - salta quando dai ventisette paesi europei si passa alle ventuno regioni e province autonome in cui è suddivisa l’Italia. Per cui può capitare, e accade, che una regione come la Campania che pesa per il 9,58% della popolazione nazionale riceva soltanto l’8,27% dei vaccini finora distribuiti, vale a dire 1.015.915 dosi su 12.283.800.

In pratica la Campania avrebbe dovuto riceverne 161.471 in più. In rapporto alla popolazione residente in Italia sono state finora distribuite soltanto 20,73 dosi ogni cento abitanti; poche, come si è detto anche perché la vaccinazione diventa completa dopo la seconda puntura. Tuttavia quel 20,73% - che risulta secondo il report ufficiale al 2 aprile - è molto differenziato sul territorio e va da un massimo del 24,93% in Molise a un minimo proprio in Campania del 17,89%. Anche in tale caso, se la matematica non è un’opinione, per portare quel 17,89% al 20,73% della media nazionale servirebbero 161mila dosi.

La Campania oltre ad avere la percentuale di copertura della popolazione più bassa, evidenzia il più pesante ammanco di dosi in valore assoluto, quasi il doppio di quello della Lombardia e di circa 100mila dosi oltre il livello, pur pesante, delle altre tre regioni del Mezzogiorno penalizzate: Calabria, Puglia e Sicilia. Nessuna regione però, va sottolineato, ne ha ricevute troppe. 

Video

A penalizzare la Campania è il criterio utilizzato nel primo riparto, quello poco più che simbolico del 28 dicembre 2020 con 1.833.978 dosi di Pfizer. Visto che la prima distribuzione era destinata al personale sanitario, si è scelto di prendere come riferimento non la popolazione ma i dipendenti della Sanità pubblica e privata. E la Campania, come è noto, ha il più debole sistema sanitario nazionale a causa dei tagli dovuti al piano di rientro e al riparto delle risorse che penalizza i territori con la minore speranza di vita. In base alla diabolica regola del “piove sul bagnato”, visto che in Campania si muore prima ci sono minori risorse per le cure e con le risorse inferiori assumi meno personale sanitario per cui ti toccano meno vaccini anche quando da vaccinare non c’è più chi lavora negli ospedali ma le persone che si ammalano di Covid-19. 

In quella prima distribuzione del 28 dicembre la Campania si dovette accontentare di 135.890 dosi ovvero il 7,41% del totale a fronte del 9,58% di peso della popolazione residente. Regioni molto meno popolose, come Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, si videro consegnare più dosi della Campania. La Campania, conti alla mano, è partita con un deficit di forniture di vaccini di 40mila dosi. Ma se la discriminazione si fosse limitata alla giornata d’esordio, il divario si sarebbe riassorbito nelle settimane successive e invece la cattiva distribuzione è subito diventata l’ennesimo “riferimento storico” cui agganciare i riparti successivi per cui quel deficit iniziale di 40mila dosi è quadruplicato fino alla quota attuale di 161mila dosi. I vaccini mancanti sono finiti altrove, per cui si arriva a paradossi come le 233mila dosi in meno della Campania rispetto al Lazio, che ha gli stessi abitanti, oppure le “sole” 11mila dosi in meno della Campania rispetto all’Emilia Romagna, con la regione adriatica che è di oltre 1,2 milioni di abitanti meno popolosa di quella campana. Numeri che non si limitano a riempire le caselle statistiche dei report del ministero della Salute, in quanto hanno effetti drammatici, aggravati dalla considerazione che non tutte le regioni stanno utilizzando celermente le fiale disponibili. Per esempio la Liguria, che risulta tra quelle favorite nei riparti, è ben cinque punti sotto la media nazionale nelle somministrazioni. Se la Campania avesse effettuato 160mila vaccinazioni in più, al tasso di contagiosità attuale si sarebbero ammalate 400 persone alla settimana in meno, con tutte le conseguenze sulle strutture ospedaliere, le terapie intensive nonché i casi di letalità. 

 

Il commissario (dal primo marzo) Francesco Figliuolo si è impegnato a cambiare rotta e a passare al criterio di “un vaccino per ogni abitante”, ovvero il principio seguito sin da subito nell’Unione europea. C’è da augurarsi però che lo faccia recuperando i divari che si sono accumulati. Per bilanciare gli scompensi che si sono fin qui creati, serve un pacchetto straordinario di 429 mila dosi, ovvero meno di quelle che si conta di utilizzare in una sola giornata quando a fine aprile il piano di vaccinazione correrà a pieno ritmo. Di quel pacchetto extra, 161mila dosi dovrebbero appunto andare in Campania, 86mila in Lombardia, 64mila in Sicilia, 52mila in Puglia, 32mila in Calabria e il resto in Veneto, Umbria e nella Provincia autonoma di Trento. Sarebbe un bel segnale di equità. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA