Whirlpool via da Napoli, in campo Comune e Regione: «Vogliamo la verità»

Whirlpool via da Napoli, in campo Comune e Regione: «Vogliamo la verità»
di Valerio Iuliano
Lunedì 3 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:27
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«Oggi è la prima domenica che trascorriamo senza un lavoro. Non abbiamo certezze e non sappiamo cosa mangeremo domani». Per gli operai della fabbrica di via Argine il presidio continua. «Dormiamo su coperte e materassini. Altri ancora nella sala teatro e qualcuno dorme anche in macchina», spiega Tiziana Esposito, una dei leader dei 420 lavoratori che da venerdì scorso sono riuniti notte e giorno nello stabilimento Whirlpool, specializzato nella produzione di componenti per lavatrici di alta gamma. «Quello che conta, comunque, è rimanere qui tutti insieme in quella che è stata sempre la nostra casa», continua Tiziana.
 
Dal terzo giorno di presidio, trascorso ancora tra il piazzale della fabbrica e l'auditorium, scaturiscono stati d'animo contrastanti. Da un lato la rabbia e la delusione per la chiusura dello stabilimento, dall'altro l'attesa per l'incontro di domani al Mise tra il ministro Di Maio e i vertici della multinazionale, che potrebbe riaprire, forse, uno spiraglio. Almeno questa è la speranza dei lavoratori, pronti a invadere domani le strade della Capitale per un sit in davanti al Mise. Dalle istituzioni nazionali e locali gli operai invocano un intervento risolutore. Mentre è fissata per oggi a via Argine, così come nel sito di Carinaro, l'assemblea promossa dalle organizzazioni di categoria Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, con l'intervento dei segretari nazionali Barbara Tipaldi, Alessandra Damiani e Gianluca Ficco. Nella mattinata di ieri l'assessore regionale al Lavoro Sonia Palmeri si è recata a via Argine. «Nel giorno della festa della Repubblica - ha detto la Palmeri - il modo migliore di coltivarne i valori è quello di partire dall'articolo 1 della Costituzione. Domani a Roma discuteremo con il management di Whirlpool per analizzare i problemi e cercare soluzioni. Dobbiamo capire quali sono i motivi dell'abbandono da parte di Whirlpool. Fino ad oggi nessuno lo ha ancora capito».

Il rispetto dell'accordo quadro sottoscritto al Mise lo scorso 25 ottobre è la sola parola d'ordine che accomuna tutti. Per il vicesindaco di Napoli Enrico Panini, che sarà al tavolo, «Whirlpool non si chiude. La politica tiri fuori gli attributi. Ci sono stati anni di governi leghisti senza Lega che hanno desertificato l'insediamento industriale di Napoli. Questo è l'ultimo stabilimento rimasto. Napoli non può essere solo un museo o un albergo ed ha bisogno di industria. Non vogliamo compratori. Sono storie già viste. Cassa integrazione e finti investimenti significherebbero la chiusura definitiva tra 18 mesi. Sono storie già viste». È prevista per giovedì 6 giugno, su iniziativa del consigliere regionale del Pd Antonio Marciano, un'audizione presso la terza commissione Lavoro e Attività Produttive al Centro Direzionale, con i sindacati, gli assessori competenti e l'azienda «per verificare il percorso e i provvedimenti utili - spiega Marciano - per contribuire alla risoluzione della vertenza». Le polemiche, intanto, proseguono. «Dopo Mercatone Uno, chiude anche Whirlpool», sottolinea il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. «Volevano abolire la povertà, stanno abolendo il lavoro», conclude il presidente uscente del parlamento europeo. Stessa musica dal leader pd Nicola Zingaretti, che in occasione della festa della Repubblica esprime un pensiero particolare agli operai e ai lavoratori della Piaggio Aerospace, della Whirlpool, di Mercatone Uno e di tutte le aziende che stanno entrando in crisi.

Perché l'Italia non cresce più».

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