Il Festival del Paesaggio sui temi della riqualificazione: «A Scampia c'è bellezza»

Il Festival del Paesaggio sui temi della riqualificazione: «A Scampia c'è bellezza»
di Generoso Picone
Mercoledì 12 Ottobre 2022, 11:00
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Le piazze deserte, le case abbandonate, l'erba di periferia, i buchi nell'asfalto, gli intonaci scrostati. Sono i luoghi del pericentro, il termine che gli organizzatori della Scuola-Festival del Paesaggio hanno preso in prestito dal lessico della astronomia per farne una crasi tra i termini di periferia e centro, ribaltando gli stereotipi e proporre la necessità di un progetto di vita. Così, Pericentro-paesaggi orbitanti è il tema della settima edizione dell'iniziativa promossa dalla Bottega delle Mani, dal Gridas e dalla compagnia teatrale Clan H con varie associazioni del quartiere, che il 22 ottobre si svolgerà a Scampia: linguaggi ed esperienze che si intrecceranno in un percorso in grado di raccontare la realtà e valorizzare le differenze per accrescere la consapevolezza di una comunità troppo spesso fissata dalla retorica nella marginalità. Perché, come spiega Ugo Morelli, professore di Scienze cognitive applicate alla vivibilità, al paesaggio e all'ambiente presso il Dipartimento di Architettura della Federico II, il vuoto produce «una spaesata appartenenza» tale da chiedersi ogni giorno «che ci faccio qui, per poi non voler essere altrove». La formula è basata su diversi livelli di approfondimenti, attraversati dalla riflessione sul rapporto tra aree interne, periferie e metropoli. La partecipazione è gratuita, ci si può iscrivere entro sabato inviando una e-mail a festivaldipaesaggio@gmail.com. Sei i segmenti in cui si articolerà il programma: Spigoli sghembi in salza teatrale con il coordinamento di Antonio Bergamino e del Clan H, Le piazze deserte, Le case abbandonate, L'erba di periferie, I buchi nelle vie, Gli intonaci scrostati tutti con la guida di Morelli. 

L'obiettivo di fondo è di smarcarsi da una idea accomodante ed edulcorata del paesaggio, «come di un qualcosa che comunque sia bello», spiega Mario Pagliaro, l'architetto animatore della Bottega delle Mani: «Invece, non è tutto bello, soprattutto l'abitudine che ci costringe a non accorgerci che viviamo luoghi e spazi da cui si percepisce la nostra scarsa attenzione per essi».

Quindi Ugo Morelli inviterà a mutare la postura dello sguardo, confrontandosi con le piazze deserte per capire che «viviamo in un utero il cui grado zero può fruttare una nuova nascita. I luoghi centrali sono morti. Anche se comanda la paura la nostra vita è un allenamento al rischio», con le case abbandonate per verificare che «prima di essere abbandonate non furono mai vissute, le nostre case. Rifugi di passaggio non ci hanno mai contenuto», con l'erba di periferia per accorgersi che «se l'erba vince è l'originario che vince con lei. I dottori delle città e quelli delle campagne una fertilità così se la sognano», con i buchi nelle vie per considerare che «Non ci appartiene un mondo levigato. Non potremmo sopportarlo. 

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Da un asfalto liscio non nascono imprevisti. E gli imprevisti sono il nostro mestiere», con gli intonaci scrostati per convincersi che «evocano un futuro possibile, fuori da questo presente». «Riconoscersi e ricomprendersi, cioè prendersi con sé. - sottolineano Pagliaro e Morelli - Per le realtà che costituiscono il Pericentro dovrebbe essere una priorità, prima che ragionare isolandosi su se stesse. Periferie e aree interne non sono elementi separati di un insieme , ma i sottoinsiemi che lo costruiscono. Purtroppo, una evidenza troppo spesso trascurata dagli stessi attori che vivono in questi luoghi. La somma delle loro vivibilità, invece, che misura quell'insieme a cui volenti o nolenti appartengono continua a restare senza un risultato, che potrebbe essere la possibile uscita d'emergenza che si vive nelle periferie, luoghi della residenza di servizio e nelle aree interne, luoghi della residenza resiliente». 

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