Napoli, alla Pietrasanta un ascensore per il museo dell'acqua

Napoli, alla Pietrasanta un ascensore per il museo dell'acqua
di Paola De Ciuceis
Venerdì 9 Aprile 2021, 09:57
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Viaggio nel tempo tra passato e futuro: porta d'imbarco, la basilica della Pietrasanta; mezzo di locomozione, il primo ascensore del sottosuolo di Napoli; destinazione finale, il decumano sommerso e le antiche cisterne che anticipano il percorso del primo museo dell'acqua in città che l'associazione Pietrasanta Polo Culturale presieduta da Raffaele Iovine sta realizzando con l'Abc, l'azienda speciale Acqua Bene Comune guidata da Sergio D'Angelo.


Si inaugura il 14 maggio l'ascensore che dall'area archeologica sottostante la Pietrasanta scende nel sottosuolo, sfruttando una preesistente cavità tufacea, sino a 35 metri di profondità dove un'installazione ad alta tecnologia con luci e ruscellamento valorizza la cisterna del principe e quella dei pozzari che aprono il percorso immaginato per raccontare un luogo dove al fascino underground si unisce la narrazione della molteplicità di funzioni cui l'area ipogea cittadina si è prestata nel tempo: urbanistica, come cava di tufo per la costruzione della chiesa soprastante, idraulica ed economica come serbatoio d'acqua e deposito per grano e olio della città, sociale come ricovero per la cittadinanza durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.


Un ambizioso progetto culturale che prende piede dalla valorizzazione di un bene storico artistico architettonico e archeologico quale, appunto, la basilica della Pietrasanta già da tempo sede di mostre e di un'intensa attività culturale che spazia dai libri alla musica - ed evolve su impulso di Iovine, convinto assertore della necessità e della bontà dell'incontro pubblico-privato, per cui si tratta di «un'operazione monumentale, unica nel suo genere: faremo della Pietrasanta una grande fabbrica della cultura alle soglie del decumano maggiore, una sorta di multisala dove scegliere tra museo e area archeologica, mostre, eventi. Vogliamo svelare universalmente il patrimonio sommerso della città, che è davvero un qualcosa di unico».


Nello specifico, dopo l'ascensore e le cisterne, in giugno e per tutta l'estate sarà attivo lo scenografico itinerario del decumano sommerso che si arricchisce, sempre con il supporto della più avanzata tecnologia di altre stazioni di visita, quattro sale - dei racconti e delle lucerne, delle stelle e dei bombardamenti ciascuna delle quali diventa occasione di un'inedita e innovativa visita teatralizzata con videomapping e ologrammi dedicata alla storia del sottosuolo dall'acquedotto alla guerra sotto i bombardamenti delle fortezze volanti.


Un'iniziativa che si concretizza con un investimento complessivo di circa un milione e mezzo di euro, con la consulenza della Metropolitana e il sostegno finanziario del Istituto per il credito sportivo per la regia progettuale dell'architetto Maria Rosaria Salzano, la progettazione dell'impianto illuminotecnico con sistema wifi delle cisterne a cura dell'ingegnere Ciro Esposito per TeaTek cui si deve l'automazione degli scenari di luce fissi e alternanza cromatica, quindi gli apparati dell'architetto-illusionista Vincenzo Capalbo per Art Media Studio che con installazioni luminose, videomapping, ologrammi di grande impatto visivo ed emotivo offre al pubblico una vero e propria esperienza sensoriale.


«Recupero, valorizzazione, restituzione alla città di un bene straordinario», continua Iovine, «più lo curiamo, meglio lo conserviamo.

Questo è il nostro filo conduttore, Napoli con le sue eccellenze deve diventare attrattiva per tutti, dagli studiosi agli studenti passando per i flussi turistici. A tal fine, è necessario sperimentare una forma di collaborazione tra pubblico e privato, per sostenere l'economia culturale, l'impegno finanziario è imponente e questa sinergia è imprescindibile. Mio modello di riferimento sono tre figure: una del Settecento, Celestino Galiani fondatore dell'Accademia delle scienze e rettore dell'università di Napoli; una dell'Ottocento, Anton Dohrn, fondatore della Stazione zoologica perché Napoli entrasse in un circuito che la tenesse in collegamento con il resto del mondo scientifico; una del Novecento, Gerardo Marotta, mio maestro».

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