Pino Daniele e i giovani: tutta n'ata storia Capodanno in anticipo col Lazzaro Felice

In Galleria Umberto un emozionante omaggio

Pino Daniele e i giovani: tutta n'ata storia Capodanno in anticipo col Lazzaro Felice
di Federico Vacalebre
Venerdì 30 Dicembre 2022, 10:01
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Nel cuore della città, a pochi metri dalla «sua» piazza, il volto, la voce e la chitarra di Pino Daniele non sono storie di fantasmi, nemmeno i munacielli c'entrano stavolta. Il Capodanno anticipato ed esteso dalla programmazione del Comune inizia come sempre dovrebbero iniziare le feste nella città porosa, unendo radici ed ali, tradizione e futuro, veracità e multiculturalismo.

Alessandro Daniele ha firmato un omaggio commosso al padre, «Qualcosa arriverà» dice il titolo della serata - applaudita anche dal sindaco Manfredi - guardando al 2023 ormai dietro l'angolo, ma anche ai suoni che i giovani dei conservatori di Napoli, Salerno, Avellino, Milano e Frosinone hanno distillato partendo dal canzoniere prezioso del Nero a Metà.

«Niente cover, ma interpretazioni», ripete Ernesto Assante.

E davvero non è una cover quella di «Terra mia» che apre un percorso quasi cronologico: dell'originale - in un denso tessuto elettronico, un panorama sonico sgranato ma riconoscibilissimo - rimangono lacerti e l'emozione di fondo, rinnovata ma non tradita. Non ci sono star sul palco della galleria Umberto I, dove pure la musica un tempo era di casa, ma decine di giovani musici di ogni genere, un pugno di giovani cantanti lontani dal glamour dei talent (?) show. C'è chi ci dà dentro con la chitarra blues e chi smanetta e spippola su «Tutta n'ata storia»: chi stava ballando all'inizio si ferma, poi trova come seguire dondolandosi i glitch, i campionamenti, gli scratch, le sovrapposizioni e le accelerazioni accompagnate da visual d'effetto. Già, perché con gli studenti dei conservatori ci sono quelli delle Belle arti: Pino c'è, è ovunque, è persino un cartone animato, ogni tanto la sua voce, la sua chitarra, la sua inconfondibile presenza illuminano il lavoro dei ragazzi ed il cuore di chi non dimentica.

Tra «Nun me scuccia'», «Ue' man», «Chi tene o mare», «Quando» (con l'omaggio a Troisi), «Yes I know my way» e il coro finale di «Napule è», un quintetto d'archi di San Pietro a Majella prende posto per un pezzo mai sentito prima, rimasto negli archivi della Fondazione Pino Daniele, tra i progetti bloccati da una discografia che dal Lazzaro Felice voleva solo e sempre canzoni, anche quando lui voleva fare solo musica, come in questo caso: «'O presepe» recupera la sei corde di Pinotto dal disco mai uscito dedicato alle poesie di Eduardo (eccolo, il secondo tributo) ma anche gli arrangiamenti originali di Gianluca Podio. E la folla, un migliaio di persone, applaude, anche se non c'è il groove del neapolitan power, anche se non è trap, non è un sound moderno, anzi viene da lontano, dal passato, magari da quel San Carlo dove pure il Mascalzone Latino entrò solo una volta, per rendere omaggio, ma guarda un po', proprio a De Filippo, nel suo centenario, su invito del figlio Luca.

È un lavoro prezioso, sulla memoria che si fa avvenire, sul futuro che riconosce da dove viene, sull'augurabile corto circuito possibile se consegni i suoni dell'Uomo in Blues a chi dovrà darci la musica del domani. Per questo non si segnala un'esibizione rispetto a un'altra, una voce, un contrabbasso, un violino o un sax rispetto all'altro, non si sceglie l'ensemble jazz, o quello classico, o quello elettronico: «Qualcosa arriverà» è la promessa di una mietitura, di una vendemmia, a partire dal miglior seme possibile.
Stasera, intanto, seconda anteprima di Capodanno, si torna in piazza del Plebiscito, ci si dimentica (ma ne siamo sicuri?) del Masaniello newpolitano che qui conobbe l'apice della sua creatività, le conferme del suo successo e persino l'estremo saluto. Spazio ai giovani, questa volta al suono mainstream del divo Rkomi e ad un'agguerrita pattuglia di presenze newpolitane: La Nina (anche in duetto con Franco Ricciardi), LNDFK, Lil Jolie, Nziria...
 

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