Al Rione Sanità il laboratorio di arte e cultura per minori a rischio

Al Rione Sanità il laboratorio di arte e cultura per minori a rischio
di Giuliana Covella
Venerdì 3 Novembre 2017, 16:56 - Ultimo agg. 19:29
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I maestri saranno gli ospiti della comunità di Crescere Insieme, tra cui vi sono persone che grazie all’aiuto di Rosario Fiorenza sono riuscite uscire dai tunnel di alcol, droga e gioco. Ma anche ex camorristi che, smessi ormai i panni di delinquenti, si sono rimboccati le maniche per trasmettere valori sani ai bambini del Rione Sanità. Prende il via così la nuova edizione di “Act Lab 2.0”, il laboratorio di arte e cultura come presidio di legalità e integrazione. Il progetto realizzato con i fondi dell’otto per mille della Chiesa Valdese nasce dalla volontà dell’associazione Napoli inVita in collaborazione con Delirio Creativo, Crescere Insieme e l’Istituto Maestre Pie Filippini.
 
 

«Ci rivolgiamo ai minori a rischio - spiega Luigi Mingrone, presidente di Napoli inVita - in particolare dai 9 ai 14 anni, ma anche a quelli più grandi che in molti casi diventano co-tutor nei laboratori. Tutto è auto finanziato, ma alle istituzioni chiediamo almeno di aiutarci nella campagna di sensibilizzazione sul territorio. Noi lo faremo attraverso un mini torneo di calcio al campo San Gennaro e con un “road show” periodico, andando cioè la domenica mattina tra le strade del quartiere». Di particolare interesse sarà il corso di musica e teatro, come spiega il direttore artistico di Delirio Creativo, Raffaele Bruno: «insegneremo ai ragazzi a vedere l’arte come strumento per l’auto consapevolezza. Mostreremo cioè loro il sogno prima dell’illusione, che può essere la strada sbagliata come la malavita». Tra gli altri corsi, quello di ceramica ed artigianato presepiale, di artigianato della carta e legatoria, il laboratorio doposcuola e il laboratorio outdoor. In quest’ultimo caso si tratta di apprendimento esperienziale (outdoor) che sarà curato dall’educatrice e sociologa Joanna Genetasio. Infine la fototeca popolare: attraverso la raccolta delle foto di famiglia e personali e la loro catalogazione con relativa digitalizzazione ci sarà la partecipazione degli allievi delle scuole presenti sul territorio e delle loro famiglie. «Uno stimolo al dialogo intergenerazionale tra gli anziani, gli aduli e i giovani», conclude Mingrone.
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