La nipote Claudia ha trovato il femminicida “Geppo” ancora vivo in un lago di sangue

INDAGINI IN CORSO La palazzina di via Roma dove vivevano Lorena Puppo e il marito
INDAGINI IN CORSO La palazzina di via Roma dove vivevano Lorena Puppo e il marito
di Monica Andolfatto
Lunedì 13 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo agg. 07:15
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FOSSALTA DI PORTOGRUARO - L’assassino respirava ancora. Quando la nipote Claudia lo ha trovato riverso sul pavimento della camera, Giuseppe Santarosa stava rantolando. Era stato lui stesso a telefonarle poco prima dicendole che aveva commesso una cosa brutta, chiedendole di raggiungerlo nella casa di via Roma a Fossalta. Aveva appena ucciso la moglie Lorena Puppo, soffocandola con il cuscino, mentre lui si era reciso la gola con un taglierino. È uno dei particolari che emerge a due giorni dall’omicidio-suicido che ha sconvolto un intero paese e che lascia aperti tantissimi interrogativi sulle motivazioni di un gesto così efferato.
 

LE INDAGINI
Secondo i carabinieri di Portogruaro coordinati dal pm Luca Faion della Procura di Pordenone che conducono le indagini, sulla dinamica non c’è molto da chiarire: siamo di fronte all’ennesimo femminicidio all’interno di una coppia all’apparenza felice e senza particolari problemi di convivenza. Un uomo che uccide la sua donna e poi si toglie la vita. Questa è la cruda verità: non c’è gelosia che tenga, non c’è giustificazione alcuna che attenui la ferocia.
Domani alle 10 il magistrato conferirà al medico legale Antonello Cirnelli l’incarico per procedere con l'autopsia sui corpi della 50enne addetta alle pulizie e del 55enne guardia giurata.

LA RICOSTRUZIONE
L’esame autoptico con ogni probabilità farà emergere il tempo dell’agonia di Lorena: già perché il decesso non è istantaneo quando qualcuno ti preme un guanciale sulla faccia. Il marito l’avrà sorpresa nel sonno pomeridiano: era sul letto, supina, maglietta e mutandine. E lei, risvegliatasi di soprassalto, avrà anche cercato di opporsi, di reagire, ma non ha potuto fare nulla contro quella stretta letale. Un’azione lucida, come quella che Giuseppe, chiamato da tutti Geppo, ha riservato anche per sé. Lui, torso nudo, indossava dei pantaloncini jeans con cintura, è andato in bagno di fronte alla camera, si è posizionato di fronte allo specchio per inquadrare bene la zona del collo dove affondare la lama: la carotide tranciata di netto, gli schizzi e la pozza di sangue, poi gli ultimi passi per ritornare al capezzale della moglie ammazzata e l’ultimo rantolo raccolto dalla nipote.
 

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