Calcio e Covid, fino a quando si potrà giocare così?

Mercoledì 21 Ottobre 2020, 23:30
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Preoccupati. Molto preoccupati. Gattuso ha svelato con estrema chiarezza il suo stato d’animo e quello degli azzurri alla vigilia di una particolare sfida di Europa League, quella con l’Az Alkmaar che ha lasciato in Olanda tredici calciatori contagiati. Una grave situazione che tiene in ansia il Napoli, perché ricorda quella partita giocata poco meno di un mese fa contro il Genoa: i rossoblù avevano un paio di positivi, presero sei gol al San Paolo e il giorno dopo il numero dei contagiati salì a quattordici. La comitiva dell’Az è partita, l’Uefa ha dato il via libera per la partita, la Asl di Napoli - davanti ad autocertificazioni e esito negativo dei tamponi dei giocatori sbarcati a Capodichino - non può fare alcun intervento preventivo. Ma resta l’ansia di questi 90’ perché, come ha ricordato Gattuso, «il Napoli ha ancora due calciatori positivi, Elmas e Zielinski». Che avevano appunto giocato contro il Genoa il 26 settembre.


Lo show e il business devono andare avanti, su questo sono d’accordo tutti i grandi capi del calcio. E il peso, come ha avvertito il tecnico azzurro, è sulle spalle delle squadre. Perché questa grande azienda rischierebbe il default se vi fosse un nuovo stop per la pandemia. Ma fino a quando si dovrà giocare con questa responsabilità e soprattutto con questa angoscia? La curva dei contagi è sempre più in salita, ovviamente non solo nel calcio (ieri un altro interista positivo, Hakimi), e ci sono ogni giorno situazioni di imbarazzo sotto l’aspetto sanitario e organizzativo, come quella del Palermo che ieri, a poche ore dalla partita con la Turris in Serie C, ha scoperto di avere in rosa dieci positivi, allenatore compreso: è stato disposto il rinvio quando le due squadre avevano terminato il riscaldamento pre-gara. 


Gattuso ha parlato chiaro in questi giorni ai suoi ragazzi, che disciplinatamente lo seguono da dieci mesi, apprezzandone anche i metodi di lavoro forti. Ha suggerito qualcosa di simile a un lockdown, prima ancora dell’ordinanza del governatore De Luca, invitando i suoi giovani allievi a restare quanto più è possibile a casa per evitare contatti. Li ha responsabilizzati. «Noi abbiamo il dovere di far continuare a vivere l’azienda calcio. La preoccupazione c’è ma su certe cose non siamo noi che dobbiamo prendere le decisioni», ha quasi allargato le braccia il tecnico in una sofferta e lucida analisi.


Chi decide, ritiene che si possa andare avanti con il protocollo della Figc e delle Leghe, scavalcato - giustamente - il 3 ottobre dai provvedimenti di due Asl che hanno bloccato la partenza del Napoli per Torino e ora criticato dalla Federazione Medici Sportivi.

Le crepe cominciano a notarsi ed è inevitabile perché la situazione non è quella del 13 giugno, data di approvazione del documento che consentì di tornare a giocare. Qualche dirigente comincia a ipotizzare un lungo ritiro - si chiama bolla - fino a quando l’epidemia non rallenterà mentre quasi nessuno vuole prendere in considerazione l’ipotesi playoff, la buona idea che il presidente federale Gravina non è riuscito a imporre in estate perché sgradita alla Juve, il club più potente che ha vinto nove scudetti di fila.


Il ministro dello Sport, Spadafora, è stato chiaro nell’intervista al Mattino. Ha invitato questo mondo a pesare le parole e a studiare un progetto: «Il calcio pensi al piano B per evitare il default». Ma il calcio ha un piano B disponibile? E, in caso contrario, di quanto tempo avrebbe bisogno per elaborarlo e attuarlo? C’è seriamente il rischio che, all’improvviso, si scoprano punti fragili in quel protocollo che non rappresenta più uno scudo. È bene anticipare la verifica. 


Intanto, lo sguardo e le parole di Gattuso sono il manifesto di chi ama questo mondo (e a questo mondo deve popolarità e ricchezza) e adesso è smarrito perché sa che non c’è solo una partita da preparare - l’esordio nel girone di Europa League, con l’obiettivo di arrivare alla finale di Danzica - ma anche una squadra da rassicurare, dopo i giorni trascorsi in isolamento a Castel Volturno, tra campo e tamponi, via dalla famiglia e dalle nazionali. I tifosi si augurano di assistere a un altro show, come quello di sabato scorso, con l’Atalanta spazzata via dai gol di Lozano, Osimhen e Politano, stordita dal bel gioco e dalla freschezza atletica del Napoli che vuole essere protagonista in questa stagione strana, in cui sembrano altre le partite da vincere.

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