Contagiato dal Covid in carcere, muore al Cardarelli: ​cinque giorni fa aveva chiesto i domiciliari

Contagiato dal Covid in carcere, muore al Cardarelli: cinque giorni fa aveva chiesto i domiciliari
di Dario Sautto
Martedì 24 Novembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:05
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A settembre scorso ha contratto il Covid-19 nel carcere di Secondigliano, è stato ricoverato al Cardarelli e sottoposto a tutte le cure. Poi, dopo la guarigione dal virus, da qualche giorno il detenuto era nel reparto ordinario del padiglione Palermo della stessa struttura ospedaliera, dove ieri mattina è morto probabilmente per le conseguenze del contagio.


È stata sequestrata la salma e aperta un’inchiesta sulla morte del detenuto 70enne Mario Riccio, originario di Roccabernarda (Crotone) e condannato in primo grado a dodici anni per ‘Ndrangheta lo scorso giugno, in uno dei maxi processi sulle ‘ndrine crotonesi infiltrate proprio in quel Comune. Il suo, però, è un caso particolare perché l’ultima istanza di scarcerazione per motivi di salute era stata discussa lo scorso 19 novembre e ma la decisione è ancora riservata. 

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A pesare sulla decisione sono stati più i reati contestati che le reali condizioni di salute del detenuto. «Avevo chiesto che potesse avere il diritto di morire a casa, agli arresti domiciliari. Invece, è morto da solo nel reparto ordinario del Cardarelli riservato ai detenuti». Si dice «amareggiato» l’avvocato Francesco Schettino, che appena cinque giorni fa aveva discusso in Calabria l’ennesima richiesta di sostituzione della misura cautelare per il suo assistito.

Un appello al Riesame, fissato quasi tre mesi dopo la sua istanza presso la seconda sezione penale del tribunale di Catanzaro. Da due anni in carcere, già il precedente difensore di Riccio aveva presentato alcune istanze di scarcerazione, tutte rigettate. 

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L’ultimo capitolo di questa triste vicenda comincia a giugno scorso, subito dopo la prima emergenza coronavirus, quando il difensore di Riccio presenta la nuova richiesta di scarcerazione in concomitanza con la sentenza di primo grado. Ad agosto, il perito di parte – il dottor Nicola Longobardi – riscontra che le condizioni di salute del detenuto «non sono compatibili con il regime carcerario». Il 27 agosto, però, i giudici rispondono che, dopo aver analizzato tutta la documentazione, Riccio poteva restare in quel carcere che «può prestare tutta l’assistenza sanitaria richiesta», nonostante il detenuto fosse già 70enne, costretto sulla sedia a rotelle e affetto da diverse patologie. A settembre, l’avvocato Schettino propone appello al Riesame di Catanzaro, mentre il suo assistito contrae il Sars-Cov-2 proprio nel penitenziario di Secondigliano.

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A metà ottobre è avvenuto il ricovero nel reparto Covid del Cardarelli riservato ai detenuti e ieri prima delle 13 è arrivata la comunicazione del decesso del paziente. «Si tratta del secondo detenuto morto in Campania per Covid – commenta il Garante per i detenuti, Samuele Ciambriello – e le cifre del contagio nelle carceri sono allarmanti. I detenuti vivono una forte paura per quella che è una doppia reclusione con il rischio del contagio: 752 contagi (192 in Campania), 804 tra agenti della penitenziaria, amministrativi e operatori socio sanitari. Per limitare il Covid, vanno limitati i nuovi accessi di arrestati». Sulle scarcerazioni previste dal Decreto ristori, Ciambriello ritiene che si tratti di «una clausola fortemente discriminatoria. Alla fine, non esce nessun detenuto, nonostante siano tanti quelli che necessitano di cure mediche. Chiedo alla magistratura di sorveglianza – chiude con un appello – di avere più coraggio a scegliere misure alternative al carcere e di intervenire adesso. Ci sono 64 posti disponibili in cooperativi e associazioni per detenuti anche senza fissa dimora, si possono scarcerare i detenuti a rischio».
 

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