Coronavirus, corsa a ostacoli per bonus e cig: ora anche le banche frenano

Coronavirus, corsa a ostacoli per bonus e cig: ora anche le banche frenano
di Nando Santonastaso
Martedì 14 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:09
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Dicono che questa sarà la settimana decisiva per il Bonus mentre per la cassa integrazione i tempi si allungano. Dal ministro dell’Economia Gualtieri all’Inps assicurano che entro pochi giorni arriveranno i 600 euro attesi ormai da un mese da una platea di circa 8 milioni tra lavoratori autonomi, partite Iva, professionisti e stagionali, costretti a chiudere temporaneamente (si spera) la loro attività per l’epidemia. Il ministro lo ha detto al Tg3: «In queste ore all’Inps stanno erogando finalmente i 600 euro. Soldi che a questo punto dovrebbero essere assegnati a tutti entro la prossima settimana». Dal titolare del Tesoro anche la conferma che nel prossimo decreto del governo previsto entro la fine del mese gli aiuti saranno «molto più consistenti di quelli del mese scorso», tant’è che si parla di un bonus per le Partite Iva di almeno 800 euro. Tutto, naturalmente, con il permesso della burocrazia la cui complicata gestione delle nuove misure lascia a dir poco scettici sui tempi. Gualtieri assicura che tutte le persone dovranno disporre di un reddito sufficiente per sopravvivere nel minor tempo possibile e che a maggio si prospettano tempi più brevi nell’erogazione delle risorse. Ma non sarebbe stato opportuno chiarire sin dall’inizio che quei soldi avrebbero dovuto comunque seguire l’immancabile, complicata trafila procedurale tipica del made in Italy della burocrazia? «Evidentemente ancora una volta il marketing comunicativo sostituisce l’attività politica», suggerisce un riservato ma lungimirante conoscitore di cose nostrane. Il ministro del Welfare Catalfo ha assicurato che l’accredito del bonus da parte dell’Inps arriverà tra il 15 e il 17 aprile. Vedremo. 

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Di sicuro rischiano un’attesa più lunga i 420mila professionisti che hanno dovuto rifare le domande per accedere al bonus dei 600 euro dopo che il governo ha tolto dalla platea chi aveva già una posizione Inps (dipendente) o godeva di un sussidio di un altro ente. In questo caso però l’Inps non c’entra: l’Istituto di previdenza ha infatti ribadito anche nelle ultime ore che si tratta di competenze delle Casse private dei professionisti, alle quali il governo ha assegnato 200 milioni per la gestione delle indennità, che esse gestiscono in maniera completamente autonoma. Le Casse, per la verità si erano date subito da fare non appena varato il Decreto di marzo: erano state presentate le istanze, oltre 400mila come detto, prima dell’imprevista novità contenuta nel Decreto liquidità dei primi di aprile. Da alcuni giorni è dunque iniziata la nuova corsa contro il tempo giacché per moltissimi professionisti i 600 euro del governo rappresentano l’unica fonte di sopravvivenza attuale nella loro attività.
 


E le banche? Dall’Abi si osserva, dati alla mano, che non tutto è ancora chiaro. Ad esempio, sul Dl liquidità manca ancora il via libera dell’Ue che potrebbe arrivare oggi e senza il quale sarà impossibile erogare i sostegni alle imprese. Ma non è l’unico tassello scoperto: «Noi ci siamo mobilitati subito dopo l’approvazione del Decreto, abbiamo inviato una circolare a tutte le banche per allertarle a fare presto. Poi però si scopre che manca ancora la piattaforma Sace per la gestione dei prestiti fino a 800mila euro e non c’è neanche quella aggiornata del Fondo di garanzia per le pmi: a chi li mandiamo, allora, i nostri documenti?». Insomma, fatto l’annuncio, sono iniziati i problemi: «Per garantire l’anticipo della Cassa integrazione ordinaria – spiegano ancora dall’Abi – abbiamo dovuto aggiornare l’accordo con l’Inps: se non c’erano i numeri delle pratiche relativi ai singoli lavoratori, come avremmo potuto erogare gli assegni?». Chi quegli assegni ha potuto anticiparli, però, non sta molto meglio: «È sempre stato un nostro impegno morale aiutare i lavoratori del gruppo nei momenti di difficoltà. Ma oggi, con questa emergenza, non abbiamo la capienza necessaria a sostenere una sospensione che riguarda tutti i circa 1.500 dipendenti. L’esborso di cassa rischia di avere conseguenze pesanti sul futuro della nostra attività», dice l’imprenditore dell’automotive Giorgio Pino, patron del Gruppo Proma.
E aggiunge: «Ci devono far ripartire, con chiarezza e tempi certi. Ad aprile il fatturato sarà pari a zero e a marzo se n’è salvato solo un 30 per cento: se i soldi promessi dal governo arriveranno tra uno o due mesi sarà davvero dura risalire la china». Il risultato? Ieri il governo ha ammesso che i lavoratori che non potranno avere la Cig dall’azienda dovranno aspettare almeno un mese dall’invio della domanda. 

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