Napoli, l'angoscia dei ristoratori in attesa dei nuovi provvedimenti: ​«I clienti sono già spariti»

Napoli, l'angoscia dei ristoratori in attesa dei nuovi provvedimenti: «I clienti sono già spariti»
di Paolo Barbuto
Domenica 25 Ottobre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 26 Ottobre, 10:01
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Stanno sulla soglia del negozio o del ristorante, aspettano svogliatamente i pochi clienti, chiedono con insistenza cosa succederà: l’attesa dei provvedimenti ufficiali è uno strazio, le preoccupazioni degli esercenti napoletani crescono di minuto in minuto, la tensione sociale e gli scontri non aiutano a trovare la serenità.

Il percorso dentro i meccanismi della Napoli che vive di commercio e ristorazione è un viaggio nel tunnel degli orrori, le parole sono quasi tutte di disperazione, la richiesta è una sola, condivisa: «Se chiudete tutto dateci un sostegno altrimenti moriremo». E non aiuta pensare che, scongiurato il lockdown, potrebbero esserci altre misure: loro vorrebbero sapere subito quali sono, capire se ci saranno chiusure sempre più anticipate (alle 18?), blocchi totali riservati al week end o alla sola domenica. L’attesa è un mostro che divora serenità e speranze.

Fa un po’ impressione San Gregorio Armeno deserta. Gli affari dopo un brevissimo sussulto estivo adesso vanno malissimo, ai crocieristi le compagnie vietano di fermarsi a fare acquisti, di altri turisti non ce ne sono proprio, i napoletani non corrono a comprare statuine del presepe ogni giorno «la media degli incassi è di circa 30 euro al giorno», sussurra Gabriele Casillo che è portavoce della strada dei pastori. 
Casillo entra in ogni bottega, chiede come vanno le cose, esce col volto sempre più cupo. E se arrivasse il lockdown? «Guardi che anche adesso è come se fosse un lockdown, Napoli presto sarà costretta a dire addio alle storiche botteghe di San Gregorio Armeno perché nessuno, nemmeno i più accorsati artigiani, possono permettersi di andare avanti in queste condizioni».
Le botteghe di San Gregorio sono 40, in tutto oltre ai titolari ci lavorano altre 80 persone, in totale sarebbero 120 famiglie sul lastrico: «È per questo che chiediamo alla Regione e al Governo di pensare a una forma di sussidio per il commercio, prima ancora di ipotizzare una decisione qualunque sulle restrizioni da imporci», dice Casillo che, però, nemmeno crede troppo alle sue parole e sussurra che stavolta «non andrà tutto bene, me lo sento».

 


Nelle ultime due sere, venerdì e sabato, ne abbiamo incrociati a decine fermi a non far nulla sulla soglia dei ristoranti: camerieri e cuochi seduti fuori a fumare in attesa di qualcuno che arriva troppo raramente. Ma la drastica riduzione dei clienti è recente, roba dell’ultima settimana con un’impennata negli ultimi due giorni. Per il resto, dalla riapertura di aprile, gli affari sono andati sempre meglio fino a un’estate di pienone. E adesso cosa succederà: «Che in caso di lockdown almeno la metà dei ristoratori potrebbe non riaprire più. Ma non corriamo troppo e aspettiamo. Per ora il blocco è scongiurato, attendiamo le misure del governatore che, tra l’altro, ci ha chiesto un quadro preciso della situazione per capire come agire», Massimo Di Porzio è titolare di “Umberto” a via Alabardieri, presidente dei pubblici esercizi di Confcommercio e punto di riferimento per centinaia di colleghi napoletani. Spiega che non esistono alternative perché, per ripartire, tutti i ristoratori si sono giocati il gruzzolo di riserva e molti sono pure andati oltre ricorrendo a prestiti: «Significa che attualmente nessuno ha più la forza di autosostenersi come è accaduto a marzo. Vuol dire che senza un piano adeguato di sostegno economico alla categoria e senza la cassa integrazione per i dipendenti, in caso di chiusura potrebbe esserci una carneficina di attività imprenditoriali e di posti di lavoro. Perciò è stato rasserenante scoprire che per adesso non ci sarà il blocco e che il governatore ha chiesto di evitare la chiusura alle 18».
Di Porzio ammette di aver visto ristoranti nei quali le misure anti-Covid sono state rispettate poco e male («Ma in ogni settore ci sono mele marce»), respinge l’ipotesi che la malattia si sia ripresa e diffusa grazie alla ristorazione: «È un’assurdità, da me, come in ogni ristorante napoletano, c’è attenzione massima.

Saremmo dei folli se decidessimo di trasformarci in untori, sarebbe un suicidio per la categoria, non crede?».

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In collina, al Vomero, dalla vetrina del negozio di via Bernini, Enzo Perrotta guarda il mondo che evapora lentamente dalle strade: «La gente è sempre meno e sempre più impaurita», È presidente del centro commerciale Vomero-Arenella e a nome della federazione del Commercio della Campania ha inviato una nota ufficiale al presidente De Luca chiedendogli attenzione, tutela in caso di chiusura totale o parziale: differimento dell’imposizione fiscale nazionale e locale, azzeramento dei costi fissi, ristoro per i datori di lavoro e gli imprenditori in relazione al lucro calante, immediato blocco degli sfratti per morosità. «Sappiamo che il governatore De Luca è una persona attenta alle esigenze di tutti, anche del commercio. Lo ha dimostrato anche ieri nel corso della conferenza delle Regioni presentando richieste che servono proprio a tutelare le attività imprenditoriali».

Niente code ispirate dalla follìa preoccupante per un lockdown che per adesso è scongiurato ma acquisti in continua crescita anche perché le uscite si diradano e la gente ha bisogno di più derrate alimentari in casa. Lo conferma Francesco Siciliano alla guida del gruppo Flor do Cafè: «Niente ressa perché le persone hanno capito che noi ci saremo sempre e non c’è bisogno di accaparrarsi cibo. Però noi in previsione di possibili chiusure abbiamo rafforzato le scorte di quel materiale che nella prima fase andò a ruba: farina, lievito, pasta». Siciliano si difende alla domanda cattiva “per voi le chiusure, i lockdown sono una manna dal cielo, fate affari d’oro”, e replica numeri alla mano: «Forse è vero che non soffriamo quanto gli altri perché restiamo sempre aperti, ma quando si svuotano le tasche dei clienti si svuotano anche le nostre casse. No, non lo dica nemmeno per scherzo, a noi un eventuale lockdown non porterebbe alcun beneficio, lo scriva per piacere».
 

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