Covid, i medici in prima linea in Campania: «Dure seconda e terza ondata, ma ora siamo più preparati»

Covid, i medici in prima linea in Campania: «Dure seconda e terza ondata, ma ora siamo più preparati»
di Ettore Mautone
Sabato 13 Marzo 2021, 23:30 - Ultimo agg. 14 Marzo, 16:36
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Covid-19: qual è stata l’ondata più dura in Campania? La prima contraddistinta dall’arrivo delle drammatiche immagini delle bare di Bergamo, la seconda, dopo l’estate, del virus “clinicamente scomparso” e degli asintomatici di rientro dalle vacanze con la micidiale progressione esponenziale dei contagi o questa attuale, la terza, fatta di uno stilliciio continuo con ospedali sempre pieni, lo spettro delle varianti ma la speranza dei vaccini?. La parola ai medici che da un anno tastano il polso alla pandemia. 

In prima fila i medici di famiglia: «A mio avviso ogni ondata ha avuto elementi di difficoltà – avverte Vincenzo Schiavo medico del territorio della Asl Napoli 3 – all’esordio si presentò in maniera devastante ma dalla Cina arrivavano pochissime notizie. La Lombardia cominciò a contare i morti e noi senza mezzi e senza protezioni abbiamo pagato il prezzo più alto. La cosiddetta seconda ondata – continua Schiavo - è arrivata dopo un’estate nella quale si era pensato erroneamente che l’epidemia fosse archiviata. Sul territorio l’abbiamo affrontata meglio non negli ospedali. La terza ondata, attuale, vede all’opera le cosiddette “varianti “ più contagiose e che colpiscono anche soggetti più giovani. Negli ultimi giorni assistiamo allo stesso copione della prima: ospedali in tilt e terapie intensive intasate».

«Per me – aggiunge Corrado Calamaro, studio a Torre del Greco, la peggiore ondata è proprio quella attuale.

Operiamo nei paesi vesuviani: Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata sono i Comuni più colpiti. Dall’inizio del nuovo anno, siamo fortemente sotto pressione per richieste di tamponi, molti dei quali hanno esito positivo».

«Anche se i numeri dei contagiati potrebbero tendere ad aumentare – sostiene Luigi Sparano, che lavora nella zona di Piazza Nazionale a Napoli - l’impatto che ha avuto l’epidemia tra la prima e l’inizio della seconda ondata è stato certamente più significativo per l’intensità dei casi».

«È questa la terza la più difficile per la stanchezza economica e morale della popolazione a prescindere da colori e limitazioni, varianti più contagiose e che impegnando la popolazione più giovane che era rimasta poco interessata - aggiunge Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici. La vaccinazione ha determinato speranza ma fatto calare la tensione difensiva. Proprio oggi una mia paziente anziana ha sintomi dopo prima dose. Ci vuole tempo per l’immunità». 

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«Dal punto di vista sanitario professionale – è il parere di Pina Tommasielli studio a Soccavo - la prima ondata è stata terribile per lo smarrimento davanti ad una patologia di cui non si sapeva nulla, l’incertezza delle terapie, i dubbi di ricoverare il paziente o meno. Molti medici del territorio erano annichiliti dalla paura del contagio, dalla carenza di mascherine. Dal punto di vista sociale a una popolazione reattiva ha fatto posto una comunità rassegnata e stremata con la vaga speranza in una traballante campagna vaccinale che stenta a decollare, piena di incognite». «La peggiore è sicuramente la prima ondata. A fronte di una forte diffusione dei contagi, eravamo tutti impreparati ed abbiamo dovuto affrontare a mani nude la pervasività del Covid 19 con tutte le conseguenze letali che conosciamo. Adesso siamo più attrezzati». 

«La prima è stata la peggiore per lo sconcerto e la impreparazione. La comunità scientifica non credeva che il virus potesse essere trasmesso da uomo ad uomo e diffuso dagli sintomatici - dice Franco Bonaguro, primario virologo del Pascale questa terza ondata è percepita come la peggiore, perché siamo stanchi di lockdown e scoraggiati per la disponibilità limitata di vaccini».

Secondo Giuseppe Servillo a capo della Rianimazione Covid della Federico II «La prima ondata è stata impressionante, la seconda e terza più gravi per epidemiologia. L’attuale coinvolge di più i giovani ma siamo più preparati e vediamo la luce in fondo al tunnel».

«Da quello che vedo nel mio reparto – aggiunge Fiorentino Fraganza, primario della rianimazione del Cotugno - questa terza ondata è proprio la peggiore sia per la diffusione sia per la gravità. Malattia molto rapida che peggiora in pochissimi giorni. La prevenzione e le vaccinazioni le uniche armi da tenere alte».

Non ha dubbi Alessandro Perrella infettivologo del Cardarelli e dell’unità di crisi: «La seconda è stata la peggiore, eravamo senza alcuna possibilità di arginare il contagio o attenuarne le manifestazioni attraverso i vaccini». «Temo - conclude Corrado Perricone, ematologo che vede molti pazienti - che queste varianti renderanno parzialmente inutile la vaccinazione e ci sarà la necessità di un nuovo vaccino. Inoltre la memoria immunitaria avrà vita breve e bisognerà attrezzarsi anche con altre armi». 

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