Variante Delta, Sos bambini: salgono contagi e mortalità

Variante Delta, Sos bambini: salgono contagi e mortalità
di Emilio Fabio Torsello
Sabato 21 Agosto 2021, 00:00 - Ultimo agg. 22 Agosto, 09:25
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Per mesi è stato ripetuto che il virus Sars-Cov2, aggredisse e infettasse solo gli adulti e gli anziani, preservando – almeno nella forma più acuta – i giovani. Con l’arrivo della variante Delta, però, questo non è più così vero ed è la Società Italia di Pediatria a lanciare l’allarme: dall’inizio della pandemia, infatti, sono morti in Italia almeno trenta bambini a causa delle complicazioni dovute al Covid-19. Nello specifico, nel nostro Paese, il 5,5% dei casi (240.105), con 14 decessi, riguarda la fascia di età 0-9 anni, mentre il 10% (436.938), con 16 decessi, riguarda la fascia di età 10-19 anni. Un segnale che la pandemia può colpire molto seriamente anche i giovani. «Secondo l’ultimo bollettino settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità – spiega Elena Bozzola, Segretario nazionale della Società italiana di Pediatria e medico presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma – il 15,6% dei contagi è rappresentato dalla fascia pediatrica. Ad oggi c’è tutta la fascia dei bambini al di sotto dei 12 anni che sono scoperti dalla protezione del vaccino e che quindi vengono attaccati dal virus, a fronte del fatto che la maggior parte della popolazione adulta invece è protetta».

Un allarme lanciato anche dai pediatri americani dell’American Academy of Pediatrics: «La variante Delta dilaga e mette sempre più in pericolo la salute dei bambini, che occupano ormai il 19% del bollettino settimanale americano.

Da inizio pandemia, 350 bambini sono morti a causa del Covid 19. E milioni di minori hanno pagato un altissimo prezzo in termini di isolamento sociale, perdita di nonni e genitori, interruzione della scuola e delle attività educative in generale. Non si può più attendere - concludono i ricercatori americani - va accelerata l’autorizzazione del vaccino anche per i più piccoli, al momento esclusi dal piano di immunizzazione contro il Covid 19».

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E che un vaccino per i più giovani sia necessario lo dicono proprio le conseguenze indirette del Covid. «L’aumento dei contagi porta inevitabilmente alla chiusura delle scuole o alla didattica a distanza – spiega ancora la dottoressa Bozzola – con conseguenze neuropsichiatriche importanti per i ragazzi. Posso anticiparvi – aggiunge – i risultati di massima di una ricerca che pubblicheremo a settembre e che certifica come ci sia stata un’incidenza che in alcune regioni ha superato il 120% di incremento di alcune patologie neuropsichiatriche nei giovani come l’ideazione suicidiaria, l’ansia, lo stress e i disturbi della condotta alimentare». 

E proprio la sperimentazione del vaccino per gli under 12 è alle battute finali. «Pfizer e Moderna – aggiunge Bozzola – hanno condotto una sperimentazione su oltre settemila bambini. Prima di essere messo in commercio, il vaccino dovrà avere l’approvazione sia dell’Agenzia Europea per il Farmaco e poi dell’Aifa (per l’Italia), dovrà quindi essere sia efficace sia sicuro, altrimenti non sarà destinato ai più giovani. Quello che verrà autorizzato sarà quindi un vaccino sicuro e non più sperimentale, già testato attraverso quattro fasi diverse di ricerca. Detto questo – prosegue – mi rendo conto che ci siano tanti genitori dubbiosi in merito alla vaccinazione sui bambini: ma dovrebbero rendersi conto degli effetti devastanti del Covid sui giovani e di come il vaccino sia una buona notizia e possa salvarli».

Ci sono infatti diverse forme di contagio e di sintomatologia anche nei bambini, che presentano aspetti praticamente sovrapponibili a quelli degli adulti e soprattutto sintomi che si possono verificare a distanza nel tempo. «Riporto sempre il caso – spiega ancora Bozzola - di una bambina che ho seguito personalmente, ricoverata in ospedale a inizio giugno con una febbre altissima. Subito tutti abbiamo pensato al Covid ma il tampone è risultato negativo e anche i genitori erano entrambi vaccinati, con ciclo concluso. Andando a ritroso nella storia recente della bambina, ci siamo resi conto che tre mesi prima l’asilo frequentato dalla figlia di questa coppia era stato chiuso per un caso di Covid ma la bambina non aveva manifestato alcun sintomo. A quel punto abbiamo fatto un test sierologico per capire se ci fosse una traccia passata del virus e ci siamo resi conto che la piccola era stata contagiata, in modo del tutto asintomatico, a marzo. Ebbene: tre mesi dopo si sono manifestati febbre alta, problemi cardiaci e insufficienza respiratoria. L’abbiamo trattata con immunoglobuline – una terapia importante – ed è stata ricoverata molto a lungo. Questo per dire che ci possono essere delle sequele molto serie anche nei bambini». E nei casi più gravi, «l’intubazione – conclude Bozzola - è prevista anche per i bambini che non riescano a respirare autonomamente e possono dover fare la terapia con le immunoglobuline: il trattamento è sovrapponibile – a seconda della sintomatologia – a quello già visto per gli adulti».
 

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